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LE FORZE ARMATE NELL’ANTICA ROMA 3
Le truppe erano schierate alle frontiere costituendo un sottile velo
lungo il “limes” rinforzato nei punti caldi da campi fortificati che
hanno dato origine a città come Magonza, Colonia, Bonn, Vienna,
Budapest; in alcune zone, come in Britannia, fu costruito un grande
muro, il Vallum Adriani. Lungo il confine fortificato si allineavano i
campi legionari, i piccoli accampamenti degli ausiliari, fortini e
torrette per controllo e avvistamento, in alcune località erano presenti
i valetudinaria, gli ospedali militari, e quasi dovunque agglomerati di
cannabae, capanne di legno e frasche, che ospitavano mercanti,
vivandieri, artigiani, prostitute, tavernieri e soprattutto le famiglie
di fatto dei soldati che fino a Settimio Severo, inizio del III secolo
d.C., non erano titolari dello jus connubii, diritto cioè di contrarre
legittimo matrimonio; nella realtà avevano famiglie di fatto che
vivevano vicino agli accampamenti e alle quali si riunivano al momento
del congedo.
A Roma esistono i resti di tre grandi caserme: i Castra Praetoria,
acquartieramento dei pretoriani, i Castra Peregrina, sul Celio, su cui è
stata costruita la chiesa di S. Stefano Rotondo ed i Castra Equitum
Singularium al Laterano su cui sorge la Basilica di S. Giovanni; ad
Albano Laziale è visibile la Porta Praetoria, resto dell’accampamento
della Legio II Parthica lì stanziata da Settimio Severo.
L’organizzazione era statica ed era molto difficile avere truppe
disponibili per una guerra di manovra, quando non era possibile operare
con le truppe del settore si spostavano legioni da altre zone o si
distaccavano parti di esse chiamate vexillationes.
Le truppe nelle province erano sottoposte al governatore civile e non
risulta che ci fosse un gran coordinamento tra le varie legioni
disseminate lungo il limes né risulta traccia di una specie di Stato
Maggiore Generale da cui dipendesse tutto l’esercito che faceva capo
solo all’imperatore.
Il sistema resse fino al III secolo d.C. quando l’accresciuta
aggressività sia dei Germani sul fronte Reno/Danubio che dei Persiani su
quello orientale imposero alcuni cambiamenti: per prima cosa gli
ufficiali superiori divennero professionisti, spesso di origine
provinciale o di lontana ascendenza barbarica, fu poi molto potenziata
la cavalleria fin allora molto trascurata, il comando delle truppe fu
tolto ai governatori civili e affidato a duces militari e fu modificata
la filosofia d’impiego dell’esercito. Sui confini fu lasciato un velo di
truppe di seconda categoria, i limitanei, e fu costituito un esercito di
manovra, suddiviso in più corpi, i comitatentes, costituenti una massa
pronta a intervenire nei settori minacciati; una riserva generale era a
disposizione dell’imperatore, i palatini. Comunque i Romani rimanevano
drammaticamente inferiori nell’uso della cavalleria che allora non
eseguiva, come si vede nei film, cariche epiche in quanto non esisteva
la sella e il cavaliere era instabile in groppa al cavallo in modo da
non poter esercitare quella potenza d’urto che si ebbe nel Medio Evo
allorché si affermò l’uso della sella con alti arcioni che rendevano il
cavaliere saldissimo. Un documento ufficiale del tardo impero, la
“Notitia Dignitatum tam civilium quam militarium”, elenca
puntigliosamente tutti i reparti militari schierati a difesa dell’Impero
ma la loro qualità era in netta diminuzione: allora si arruolavano con
una sorta di coscrizione obbligatoria giovani contadini, forse
considerati migliori dei cittadini, ma i loro padroni, per non privarsi
di preziosa manodopera, rifilavano agli arruolatori gli elementi
peggiori, vagabondi o barbari, e ciò si rifletteva sull’efficienza delle
truppe. Inoltre la crisi economica e sociale aveva effetti anche sulla
quantità dei soldati: c’erano pochi uomini disponibili da arruolare in
quanto l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, il servizio presso
famiglie ricche assorbivano molta manodopera e non c’era nemmeno denaro
per pagare le reclute in quanto il loro numero, l’esistenza di una
pletorica e inefficiente burocrazia, la crisi economica generavano una
situazione di ristagno, una diffusa inflazione e una graduale sparizione
della moneta aurea e argentea. Si giunse ad un reclutamento sempre più
massiccio di barbari: in origine erano popolazioni a cui era permesso di
stanziarsi nei confini dell’Impero in cambio dell’impegno a difendere le
frontiere, poi si arruolarono popoli o bande barbariche nel tentativo di
fronteggiarne altre; l’esercito cominciò a perdere coesione e
ordinamento trasformandosi in masse di fanti e cavalieri al comando
rispettivamente di magistri peditum ed equitum; i comandanti supremi
erano chiamati magistri utriusqae militiate. Gli ultimi furono Stilicone
ed Ezio nella metà del V secolo, dopodiché non si può più parlare di un
esercito romano occidentale.
Quello che rimaneva continuò in una lunga e disperata opera di
intercettazione e di ingaggio di orde barbariche. Comunque sino alla
fine i legionari combatterono in nome di Roma dalle rive del Danubio
alle montagne del Tauro, dalle brughiere inglesi ai deserti africani.
Roberto Filippi
(continua 4)
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