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LE FORZE ARMATE NELL’ANTICA ROMA 1
Parlare delle Forze Armate Romane non è cosa agevole, sia perché le
nostre fonti sono piuttosto avare di informazioni e spesso sono di
autori che parlano di eventi distanti secoli da loro, sia perché molta
confusione la fanno i ricordi delle “quadrate legioni” o dei film
storici degli anni '50 e '60. Inoltre, per quanto riguarda il passato,
si ha la tendenza ad “appiattire” gli avvenimenti storici, ritenendo
quasi contemporanei Silla, Cesare, Traiano, Costantino, mentre tra loro
intercorrono secoli. Pur tenendo conto del minore dinamismo
dell’antichità e del conservatorismo proprio dei Romani, i milletrecento
anni che intercorrono tra Romolo e Giustiniano sono veramente tanti da
non poter dare una definizione unitaria di esercito romano e di marina
da guerra. Un esame della sua storia deve tener conto di una divisione
molto sommaria nei seguenti periodi: regio, medio repubblicano, tardo
repubblicano, alto imperiale, tardo imperiale.
I pochi autori che trattano delle forze armate romane, Polibio, Cesare,
Tito Livio, Flavio Giuseppe, Vegezio, sono divisi tra loro da lunghi
intervalli di tempo e citano ordinamenti e avvenimenti ormai
storicizzati; inoltre, parlando a persone che già sapevano, sono sovente
molto sommari, per cui la ricostruzione della storia dell’esercito non è
facile e lascia spesso aperti molti interrogativi.
La prima costituzione di un ordinamento militare è attribuita a Romolo
che divise la cittadinanza in tre tribù, Tizi, Ramni, Luceri, e da loro
trasse un contingente di 1000 fanti e 100 cavalieri, detti celeres, per
ognuna. La successiva riforma è attribuita a Servio Tullio che divise i
cittadini in classi e centurie, sia per ragioni militari che elettorali
e fiscali; gli appartenenti alla prima classe militavano nella
cavalleria, gli altri, in maniera decrescente, in formazioni di fanteria
armate in maniera sempre più leggera man mano che si riduceva il
reddito; i nullatenenti erano esentati, salvo esigenze gravissime, e
costituivano manovalanza o fanteria leggera che combatteva non
inquadrata mentre la fanteria pesante assumeva formazione chiusa, quasi
a falange.
Con l’avvento della repubblica fu costituita la legione, che rimase per
secoli la formazione base, e ne fu assegnata una per console:
successivamente crebbero molto di numero. Era costituita da cittadini
soldati arruolati per la durata della campagna, solitamente solo estiva,
e all’inizio non pagati; soltanto dall’epoca dell’assedio di Veio, che
secondo gli annalisti durò dieci anni, si cominciò a corrispondere
un’indennità ai cittadini mobilitati, integrata dal bottino di guerra.
Le legioni erano divise in manipoli di circa 120 uomini ed erano
costituite da soldati di diversa specialità: i fanti assumevano la
denominazione di principi, hastati e triari a seconda dell’età e
dell’armamento; la fanteria leggera, non inquadrata, aveva il nome di
veliti ed era affiancata da due turmae di cavalieri di trecento uomini
con compiti di esplorazione e scorta. Tale ordinamento giunse all’alba
del II secolo a.C. superando la dura prova delle guerre Puniche ma il
sistema era alle corde; la grande espansione territoriale della
Repubblica Romana imponeva l’esistenza di guarnigioni permanenti più
fidate dei contingenti imposti ad alleati e a popoli soggetti e di più
rapida mobilitazione degli abitanti delle colonie romane o latine
fondate in posizioni strategiche. Mario modificò sia il tipo di
arruolamento che l’ordinamento della legione, seguito pochi decenni dopo
da Cesare che dette al reparto le caratteristiche che si mantennero per
secoli. Furono arruolati in massa cittadini nullatenenti e la legione fu
suddivisa in coorti di fanti di identico armamento per un totale di
5/6000 uomini.
Roberto Filippi
(continua 2)
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