PINTORICCHIO
Dal 2 febbraio al 29 giugno 2008
Perugina
Galleria Nazionale dell’Umbria
Palazzo dei Priori
Orario:
tutti i giorni
2 febbraio - 30 marzo
dalle 9.30 alle 19.00
31 marzo 29 giugno
dalle 9.30 alle 20.00
Informazioni:
199 199 111 - 199.151.123
www.mostrapintoricchio.it/
Catalogo:
Silvana editoriale
Itinerari in Umbria intorno a Pintoricchio
Itinerari in romani intorno a Pintoricchio
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UN PICCOLO GRANDE
ARTISTA
Era pittore e “piccolo e di poco aspetto” e così gli fu affibbiato il
soprannome che gli assicurò fama imperitura; Pintoricchio; in realtà si
chiamava Bernardo di Betto di Biagio ed era nato a Perugia qualche anno
prima del 1460. Non si hanno notizie precise su dove e quando abbia
iniziato il suo apprendistato artistico ma da come in seguito operò si
può ragionevolmente pensare ad un alunnato presso il miniaturista
Giapeco Caporali ed è anche possibile un suo esordio in campo
miniaturistico non comprovato da alcun codice noto ma desumibile dal suo
stile caratterizzato da sontuosa ricchezza cromatica e pittoresca vena
narrativa. Nella seconda metà del XV secolo Perugia era un importante
centro artistico dominato dal “divin pittore” Perugino e frequentato da
Gentile da Fabriano, Giovanni Boccati e Domenico Veneziano, ad essi si
affiancò il giovane Bernardo che collaborò con altri artisti nel ciclo
delle “storie di San Bernardino” datate 1473. Fu poi al seguito del
Perugino nel cantiere della Cappella Sistina a Roma, intorno al 1480,
partecipando agli affreschi “Circoncisione dei figli di Mosè” e
“Battesimo di Cristo” ed entrando in contatto con gli artisti di origine
toscana anch’essi impegnati negli affreschi della Sistina: Botticelli,
Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Signorelli, che fornirono spunti per la
formazione del suo stile che si caratterizzò per una minuziosa ricerca
del particolare, un intenso colorismo, una sensibilità ai giochi di
luce, una sontuosità di tratto forse ultimo retaggio del Gotico
Internazionale e di Benozzo. Pintoricchio continuò ad operare a Roma
dipingendo la Cappella Bufalini in Santa Maria in Aracoeli nonché opere
su tavola ed organizzando una sua bottega con allievi quali Baldassarre
Peruzzi, Piermatteo d’Amelia e Jacopo Ripanda; si impegnò poi nella
decorazione della “Sala dei Mesi” nel Palazzo del Cardinale della Rovere
in Borgo e di due cappelle in Santa Maria del Popolo verso il 1490.
Accettava anche commissioni in provincia e nel 1492 lavorò ad Orvieto
nel Duomo finché fu richiamato a Roma da Papa Alessandro VI che gli
affidò la decorazione dell’Appartamento Borgia in Vaticano dove il
pittore nelle varie scene sacre inserì il papa, la figlia Lucrezia, il
Valentino e diversi personaggi della Curia, in uno sfolgorio d’oro e di
vesti splendenti con una calligrafica e minuziosa resa del particolare.
Sul finire del secolo operò ad Orvieto, Spoleto e Perugia dove nel 1501
fu eletto Priore delle Arti. Nello stesso periodo fu a Spello dove
decorò la Cappella Bella di Santa Maria Maggiore su incarico della
famiglia Baglioni creando un ciclo di affreschi di raffinata bellezza
popolati di figure delicate in sontuosi costumi. Fu chiamato intorno al
1505 a Siena per decorare la “Libreria Piccolomini” nel Duomo
organizzando un ciclo di affreschi, inseriti in un ordine architettonico
ad arcate, illustranti episodi della vita di Papa Pio II; la struttura
architettonica fu opera di Ambrogio Barocci mentre ai cartoni per gli
affreschi collaborò il giovane Raffaello. Nel 1509 fu di nuovo a Roma
per decorare ala volta della Cappella della Rovere in Santa Maria del
Popolo e nel 1513 morì vicino Siena. La sua fortuna fu varia nei secoli,
celebre in vita già pochi decenni dopo il Vasari dichiarava “ebbe molto
maggior nome che le sue opere non meritarono” accusandolo di eccessivo
decorativismo, rivalutato nell’800 ebbe poi altri momenti di oscurità ma
un giudizio completo lo si potrà dare dopo aver visitato la mostra che
si tiene a Perugia presso la Galleria Nazionale dell’Umbria organizzata
dal Ministero in collaborazione con varie istituzioni locali e con il
cospicuo apporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Sono
esposte un centinaio di opere d’arte tra dipinti e disegni dell’artista
nonché molte dei suoi ispiratori, contemporanei, allievi; la mostra si
apre con opere di vari artisti di ambito umbro e con l’esposizione
dell’intero ciclo delle “Storie di San Bernardino” prima opera a cui il
Pintoricchio collaborò, seguono sue numerose piccole tavole devozionali
per lo più rappresentanti Madonne con Bambino tutte diverse ma tutte
dolcemente simili ed il grandioso polittico della “Madonna dei Fossi” la
sua opera di maggior prestigio, ancora dotata di cornice originale;
seguono tavole di artisti a lui ispirati tra cui in altro grande
polittico di mano di Piermatteo d’Amelia che rivela la forte ispirazione
del maestro Esposte anche tavole di Raffaello, un Angelo frammento della
pala di San Nicola da Tolentino, e del Perugino, la cimasa della pala
dei Decemviri e la pala Tezi il che permette in un sol colpo di
raffrontare i tre autori e capire quale crocevia d’arte fosse Perugia
alla fine del ‘400.
Nel Palazzo Baldeschi, sede della Fondazione, nei bei saloni affrescati
sono esposti alcuni capolavori di artisti umbri facenti parti della
Collezione della Fondazione, tra loro una sognante Madonna del Perugino
a cui si è aggiunta da poco tempo una altrettanto dolce Madonna del
Pintoricchio appena acquistata in asta.
Roberto Filippi
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