OPERE SOLIDALI
GLI ORTI DEL CIAD

Roma, 14 giugno 2016


INDICE
 


L'ARTE DEI DIRITTI


 

 

RITMO

Immagini di scrittura e suoni di parole per conoscere gli Altri

uno stralcio del Capitolo 7 “Non giudicare”
da Gesù a Rischio
di Gianni Giorgianni

Non giudicate. È un precetto dalle molte ragioni.
Date e vi sarà dato: ne riceverete in misura buona, scossa e traboccante perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato anche a voi (Lc 6,38).
Date. Non è il pugno chiuso a minaccia che salva, ma la mano aperta al dono. Ogni azione verso l'uomo dev'essere per l'uomo. Anche il giudizio dev'esse.re per l'uomo, non per la soddisfazione del giudice, che tradirebbe il proprio compito, se non mirasse al bene della società e dello stesso imputato. L'amore è l'ultimo metro del giudizio. Può giudicare l'uomo soltanto chi lo ama.
Noi non ci sentiamo amati. Giudicati, sì, a ogni momento. Le nostre azioni, le parole, i gesti, le intenzioni trovano giudici arcigni, compresi della parte che si sono attribuiti.
Se per una qualche ragione poi rappresentiamo una minaccia - di solito perché abbiamo un potere da esercitare - siamo condannati senza appello. Son capaci di ucciderei, gl'inflessibili moralisti, almeno a parole di maldicenza o di calunnia, privi di rimorso, perché non uccidono un uomo, ma un simbolo: l'autorità. L'uomo che ne è rivestito non conta. Se muore sotto i loro colpi, gli faranno funerali solenni e discorsi di• compianto, per esaltare il senso del dovere e della giustizia che possedeva.
Ma anche per motivi meno solenni c'imbattiamo nell'inesauribile voglia di giudizio che pare domini ogni essere umano. E noi, vessati dalle imputazioni, lamentiamo che gli altri ignorino le nostre condizioni. Dovrebbero mettersi nei nostri panni, diciamo.
Ma gli altri nei nostri panni non vogliono entrarci, perché sostengono che sono sporchi. E guardano da lontano con disgusto e da lontano condannano una vita, il suo dolore, i suoi sforzi di far bene, l'angoscia per le cadute, il fallimento delle speranze. Tali giudici non hanno alcun amore e farebbero meglio a star zitti. A pensare, prima di distruggere un uomo. Perché non sanno dove le loro parole possono giungere, a quali disperazioni spingere.
Ci saranno delitti che nell'ultimo giudizio, quello presso il Giudice che sa tutto e non sbaglia, troveranno i responsabili a monte del disgraziato che per ultimo ha alzato la mano omicida.
Solo gl'innocenti, dinanzi al fango del mondo, volano alto come colombe. E se, cauti come serpenti, evitano d'inzaccherare la propria virtù, guardano con misericordia i caduti e gli danno una mano per risorgere.
Come ha fatto Cristo, che dalle infinite altitudini del suo cielo è sceso sino a noi e ha vestito i nostri panni. Egli non ha avuto ripugnanza, ma è venuto a salvare.
Ecco questo è importante: è venuto a salvare. Potessimo capire cosa significa per noi: salvare e non giudicare!
Capire l'ammonimento delle grandi anime: condannare il peccato, ma salvare il peccatore.
Se ci sentiamo così spesso come foglie portate dal vento e offriamo uno spettacolo d'umanità sconfortata, lo dobbiamo all'incomprensione o al rifiuto delle parole di Cristo, che c'insegnano la generosità della donazione a~ fratelli: una misura buona, scossa e traboccante. Una misura che non conosce il giudizio, ma la misericordia.
Teniamone conto. Si tratta di una misura che ci sarà resa nell'eternità.

da Gesù a Rischio
di Gianni Giorgianni
uno stralcio del Capitolo 7 “Non giudicare”