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Beni Culturali - Storia Curiosità Miti e Leggende
INDICEsommario




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San Francesco d'Assisi a Ripa Grande
Santuario Francescano San Francesco a Ripa

Piazza San Francesco di Assisi 88 (zona Trastevere),

Roma

Telefono: 06 5819020
Fax: 06 5819120

Sito web

Orario di apertura della Chiesa:
7.00 - 13.00
14.00 - 19.30

Visite al Santuario di San Francesco, al Museo San Carlo da Sezze e alla Cappella De Chirico:
15.00 - 19.00

Per visite fuori orario, chiamare il n. 06.5819.020, dalle 09.30 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 19.30.

Orario delle Sante Messe:
Feriale: 7.30 - 18.30
Festivo: 8.00 - 11.00 - 18.30

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Dove fu ospitato San Francesco

Prima dell'anno 1000 in una zona del Trastevere abbastanza vicina al fiume esistevano una chiesa ed un ospizio per pellegrini gestiti da monaci Benedettini; la chiesa era nota come San Biagio de Curte. Qualche secolo dopo vi fu ospitato San Francesco che più volte si recò a Roma per ottenere dalla Santa Sede l'approvazione della Regola per la costituzione del suo Ordine; l'ospitalità fu concessa per l'intervento della nobildonna Jacopa de' Settesoli della famiglia Normanni, vedova di un nobile Frangipane, fervente devota del Santo che soleva chiamarla Frate Jacopa.
Dopo la morte di Francesco la fama di santità che lo circondava fece si che Papa Gregorio IX nel 1229 destinasse la chiesa al nuovo ordine Francescano che ovviamente ne cambiò il nome in San Francesco, detto “a ripa” per la vicinanza con il Tevere ed il porto di Ripa Grande, e costruì il grande convento adiacente.
Inizialmente, seguendo le regole pauperistiche dell'Ordine, l'edificio sacro ebbe modesti interventi di restauro ma in seguito si susseguirono rifacimenti di cui restano poche tracce finché nella metà del '600, grazie all'intervento di facoltosi donatori, l'architetto Mattia de Rossi ricostruì quasi completamente la chiesa dandole l'aspetto tardo barocco che mantiene tuttora. Le antiche colonne di spoglio dell'originale chiesa benedettina furono vendute ad eccezione di due da cui furono ricavate le pregevoli acquasantiere ancora esistenti.
A fine XVII secolo terminò i lavori Carlo Fontana anche se ulteriori interventi si ebbero nei secoli successivi. Dopo il 1870 il convento fu in gran parte trasformato in Caserma per un Reggimento di Bersaglieri mentre i frati si ridussero in una piccola porzione che ampliarono allorché la chiesa nel 1906 fu eretta in Parrocchia. La facciata, che ora è uno splendido fondale per la via San Francesco a Ripa, è a due ordini scanditi da paraste, l''interno è a tre navate divise da pilastri a cui si appoggiano memorie sepolcrali di varie epoche.
Le cappelle sono ricche di opere d'arte: nella prima a destra è sepolto il corpo di San Clemente, nella seconda la pala d'altare, le pareti e le lunette sono opera del pittore Domenico Maria Muratori e databili al 1725 circa, nella terza la pala d'altare “la Sacra Famiglia” è stata dipinta da Stefano Legnani alla fine del '600, contemporanei i quadri laterali di Giuseppe Passeri. Sontuosa la quarta cappella dove sono i sepolcri del Principe Stefano e del Cardinale Lazzaro Pallavicini e di fronte quelli della rispettivamente figlia e nipote Camilla Pallavicini e del marito Principe Giovambattista Rospigliosi; i monumenti sepolcrali sono decorati da medaglioni e statue scolpite da buoni artisti del primo '700, sull'altare una grande pala “ i SS. Pietro d'Alcantara e Pasquale Baylon” di Giuseppe Chiari. L'altar maggiore attuale è frutto di interventi che si sono susseguiti per molti anni, la pala “la Trinità, S.Bernardino e S. Bonaventura” è attribuita a Paris Nogari operante nella seconda metà del '500.
La più importante opera d'arte della chiesa si trova nella quarta cappella a sinistra intitolata a S. Anna e dalla fine del XV secolo sotto il patronato della famiglia Della Cetera un cui membro, Giacomo, sposò nel primo '500 Ludovica Albertoni; quest'ultima già in vita si meritò fama di santità per la sua opera caritatevole verso i poveri del Rione e fu sepolta in San Francesco. Il culto ebbe grande sviluppo nella seconda metà del '600 allorchè la famiglia Albertoni si imparentò con la famiglia Altieri di Papa Clemente X. Il Principe Gaspare Albertoni Altieri, nel 1671, commissionò al Bernini il rifacimento e la monumentalizzazione della cappella in cui era sepolta la Beata Ludovica. Il Bernini concepì un vano rettangolare con punti luce che illuminavano la statua della Albertoni distesa su un giaciglio in una posa quasi sensuale di grande effetto scenografico. Sull'altare una pregevole tela “Madonna col Bambino e S. Anna” di G.B.Gaulli detto il Baciccio.
La terza cappella a sinistra ospita le tombe delle famiglie Mattei e Annibaldi della Molara, nella seconda tra i vari dipinti sull'altar maggiore spicca “l'Annunciazione della Vergine” di Francesco Salviati.
Nella prima, sulla sinistra, “la Natività di Maria” del caravaggesco Simone Vouet, nel retro la tomba del pittore De Chirico.
Tra la sacrestia ed il convento esistono interessanti opere d'arte purtroppo difficilmente visibili; la sacrestia contiene pregevoli armadi in legno scolpito, in un locale adiacente le lastre tombali della famiglia Anguillara un tempo nel pavimento della chiesa.
Per una scala si accede alla cappella di San Francesco istallata negli antichi locali del monastero benedettino dove il Santo soleva sostare.
A fine '600 fu costruito un ricco armadio per reliquie che, con un ingegnoso meccanismo, si apre svelando una tavola raffigurante San Francesco attribuita al pittore Margaritone d'Arezzo e voluta da Jacopa de' Settesoli; si tratta del primo, o uno dei primi ritratti del Santo dipinto da un artista contemporaneo.
Il convento ora ospita uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l'Associazione Nazionale Bersaglieri, in quello che era orto e giardino sono stati costruiti capannoni utilizzati come stalle per i cavalli dei Corazzieri e della Polizia di Stato.
Nella piazza antistante la chiesa svetta una colonna di marmo, sormontata da una croce, fatta istallare da Papa Pio IX nel 1847; proviene da Veio e era stata in precedenza inserita nel porticato di Palazzo Wedekind, a Piazza Colonna, da cui fu spostata e sostituita con una copia.

Roberto Filippi