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CARCER
TULLIANUM
Roma
Clivo Argentario, 1
Orario:
sabato, domenica, martedì e giovedì
ingresso, per ogni fascia oraria massimo 15 persone,
mattina: 9,00. 9,30. 10,00. 10,30. 11,00, 11,30. 12,00
pomeriggio: 14,00. 14,30. 15,00. 15,30. 16,00
Informazioni:
tel. 06/6992.4652
Sito web
Foro Romano multimediale
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Riaperto e restaurato un vecchio
carcere Sembra una
bella notizia di cronaca giudiziario-amministrativa
mentre invece è una ancor più bella di carattere
archeologico; il carcere in questione è il Tulliano. Si
tratta di un ambiente di origine antichissima risalente
al IX /VIII secolo a.C. ancor prima dell'esistenza di
Roma; le popolazioni di villaggi posti sul colle, ora
noto come Capitolino, frequentavano cavità in parte
naturali e in parte artificiali alla base del colle
adorando divinità ctonie a cui offrivano sacrifici.
Scavi recenti hanno ritrovato resti in muratura in
blocchi di tufo rosso, frammenti di ceramica e tre
scheletri che sono stati identificati in una bambina, una
donna e un uomo giovane, piuttosto alto e con le mani
legate dietro la schiena, indice di un sacrificio umano.
Dello stesso periodo sono stati trovati avanzi di
sacrifici di carattere vegetale. In epoca regia, forse
durante il regno di Servio Tullio o di Tullo Ostilio o di
Anco Marcio, nel cerchio di mura in cappellaccio che
circondavano il colle fu inserita una costruzione
circolare chiamata nelle fonti antiche Carcer, ad essa fu
poi aggiunta una seconda costruzione definita Tullianum.
Era un complesso di forma circolare con una grande volta
adibito a prigione provvisoria per i nemici dello stato
in attesa della sentenza di morte; le fonti antiche
ricordano con orrore il buio, il freddo, l'umidità, la
puzza in questi ambienti dove tanti infelici trascorsero
i loro ultimi giorni di vita. In tarda epoca augustea la
facciata preeesistente in tufo fu monumentalizzata in
travertino con scolpiti i nomi dei consoli che promossero
l'opera: Vibio Rufino e Cocceio Nerva.
Sempre dalle fonti ricaviamo i nomi di coloro che
morirono nel Tulliano; Giugurta re di Numidia e
Vercingetorige capo dei Galli, i complici di Catilina
fatti uccidere dal console in carica Cicerone, il
Prefetto del Pretorio Seiano fatto strangolare da
Tiberio, Simone bar Giona capo della rivolta ebraica a
Gerusalemme.
Legati al carcere erano le Scale Gemonie che permettevano
l'accesso alla Rupe Tarpea e su cui spesso erano esposti
i corpi dei giustiziati. Con il tardo impero tacciono le
fonti letterarie sul Tullianum e appaiono quelle degli
agiografi cristiani che iniziano a parlare di un
soggiorno degli Apostoli Pietro e Paolo nel carcere in
attesa dell'esecuzione.
Si mostra ancora un avvallamento in un muro e si
fantastica che sia dovuta ad un urto con la testa di San
Pietro; la antica polla d'acqua alla base del Tulliano
viene considerata un miracolo dell'Apostolo che la
avrebbe fatta sgorgare per poter battezzare i carcerieri
Processo e Martiniano poi martirizzati e santificati. In
quest'epoca il Tullianum prende anche il nome di
Mamertinum.
Per secoli il locali del vecchio carcere divennero una
cappella intitolata a San Pietro in Carcere e di questo
periodo rimangono resti di affreschi databili tra l'XI e
il XIV secolo finché nel 1540 la neocostituita
Congregazione dei Falegnami fu autorizzata ad occupare la
cappella e poi a ricostruirla.
Tra la fine del '500 e i primi del '600 fu costruita la
nuova chiesa intitolata a San Giuseppe dei Falegnami; è
un pregevole edificio sacro con un bel soffitto di legno
intagliato e dorato e contiene altari laterali con quadri
di qualità tra cui una Natività del
Maratta.
Dal lato destro della chiesa si accede all'oratorio con
uno splendido soffitto in legno intagliato, opera dei
confratelli, ed una serie di dipinti sulle pareti. Tra la
chiesa e il carcere si trova un ambiente rettangolare con
una serie di colonne e sull'altar maggiore un grande
crocefisso.
Il complesso archeologico era stato sottoposto ad un
restauro da parte del Munoz intorno al 1940 ma dopo anni
era andato deperendo finché la Soprintendenza Speciale
per il Colosseo e l'area archeologica centrale di Roma e
l'Opera Romana Pellegrinaggi, proprietaria del sito,
hanno intrapreso una radicale opera di risistemazione
dell'intero complesso con risultati eccellenti sia per
gli approfondimenti scientifici ricavati che per il nuovo
allestimento; è stato anche predisposto un piccolo museo
che espone oggetti di scavo ritrovati nell'area e
attraverso cartelli didattici ricostruisce i tantissimi
secoli di storia del Tulliano e delle sue adiacenze.
Un piccolo neo è costituito dal ridotto carattere delle
scritte esplicative degli oggetti esposti, minuscole e a
volte distanti.
Il generoso finanziamento dei lavori è stato sostenuto
dal Groupe Generale Immobiliere facente capo al
finanziere Robert De Balkany deceduto lo scorso anno la
cui opera è stata proseguita dal genero. Il nuovo
restauro è un altro passo avanti nel lungo percorso di
miglioramento dell'offerta di beni artistici ed
archeologici a cittadini e turisti.
Roberto
Filippi
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