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PALMANOVA
Vista dall'alto
Palmanova appare come un fiore a nove punte posato sulla
pianura friulana e come un fiore sbocciò improvvisamente
il 7 ottobre 1593. Erano tempi duri per la Serenissima
Repubblica Veneta, infatti i Turchi, pur battuti a
Lepanto nel 1571, erano attestati ai confini della
Croazia e ancor più pericoloso era l'abbraccio degli
Asburgo di Spagna e d'Austria; i primi provenienti dal
milanese i secondi dalla Carinzia insidiavano i domini
veneti. Per difesa i Veneziani fortificarono i confini:
ad occidente Bergamo Alta ebbe poderosi bastioni, ad
oriente si costruì ex novo una grande città militare. A
cura degli ingegneri Savorgnan e Martinengo i lavori
iniziarono nel 1593 e durarono sette anni, ne risultò
una struttura a forma di poligono a nove lati all'esterno
con al centro una piazza esagonale da cui si dipartono
strade rettilinee. Le fortificazioni furono costruite in
base ai dettami della più aggiornata ingegneria militare
e consistevano in un muro da cui sporgevano nove bastioni
a forma di punta di freccia su cui erano piazzate le
artiglierie, più esterni altri nove bastioni chiamati
"rivellini"per la difesa avanzata; il tutto era
collegato da camminamenti coperti, disseminato di
polveriere, caserme ed altre infrastrutture. Nell'interno
case di abitazione per civili e famiglie di militari,
edifici pubblici di buon livello architettonico quali i
Palazzi del Governatore e del Provveditore ed il Duomo
attribuito a Baldassarre Longhena. Al centro della piazza
un grande "pilo" su cui sventolava il vessillo
di San Marco e le statue in marmo di alcuni Provveditori
e Governatori della fortezza. Questa ebbe una storia
simile a quella del romanzo "Il deserto dei
Tartari"; dai suoi spalti generazioni di difensori
scrutarono verso oriente in attesa di un nemico che mai
si palesò; solo due secoli dopo, e da Occidente, arrivò
Napoleone che la conquistò senza combattere. In funzione
anti austriaca i francesi potenziarono le difese
aggiungendo bastioni ancora più esterni. Passata
all'Austria e poi all'Italia, dopo la III° Guerra
d'Indipendenza, Palmanova continuò ad indossare le
stellette vegliando in armi sui confini della Patria.
L'attuale situazione internazionale, la fine del timore
di attacchi da oriente, l'abbandono della difesa della
"soglia di Gorizia" hanno posto in congedo la
fortezza le cui opere militari sempre più deserte
possono adattarsi alla pubblica fruizione. La città
conserva intatta la sua fisionomia tardo rinascimentale
con perfetta geometria di forme: piazza esagonale, vie
radiali e concentriche, tre cinte fortificate con
l'aspetto di una stella a nove punte, il tutto in stato
di conservazione discreto grazie alle servitù militari
che hanno tutelato sinora edifici ed ambiente. Di un
energico restauro avrebbero bisogno le mura ricoperte in
molti tratti da folta vegetazione, le porte, e molti
edifici del centro, attualmente abbandonati. La città è
monumento nazionale dal 1981 ed è raggiungibile con
l'A4, dista 20 chilometri da Udine e 120 da Venezia. Sono
passati i secoli, nazioni, alleanze sono nate e sparite,
re, condottieri, dittatori, capi di stato, hanno brillato
per un breve attimo ma nella piazza di Palmanova le
statue degli ufficiali veneti continuano immobili e
silenziose a montare la guardia intorno al grande pennone
su cui sventolava il Leone di San Marco.
Roberto
Filippi
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