LE RIFLESSIONI DI
MARCO
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LA SCONFITTA DEL VATICANO
Nella guerra al terrorismo internazionale o in Iraq gli Americani
possono anche non vincere; ma c’è già chi ha perso in partenza: chi
sperava nell’Islam come alleato contro la modernità. Ho qui davanti un
articolo di R. Scott Appleby, professore di storia e accademico del J.B.
Kroc Institute for International Peace Studies dell’Università di Notre
Dame (USA). E’ anche autore di Strong Religion: The Rise of
Fundamentalism around the World (Chicago, University of Chicago Press,
2003).Il suo articolo apre il primo numero di una nuova rivista: Global
FP, ora edita anche in italiano dal gruppo RCS. Senza molta originalità,
il discorso è sempre quello che da qualche anno sentiamo pronunciare da
Sua Santità: è necessaria un’alleanza fra le grandi religioni monoteiste
per opporsi alla secolarizzazione della società, alla privatizzazione
della religione e della morale, al controllo delle nascite, allo
sfruttamento del mondo povero, alla globalizzazione dell’economia. Da
qui la serie di atti di avvicinamento fra Cristiani e Islam, forse più
voluti dall’alto che espressione di una reale esigenza dei fedeli di
entrambe le religioni. L’inizio del processo si fa convenzionalmente
risalire al 1994, quando alla Conferenza internazionale del Cairo sulla
popolazione e lo sviluppo i rappresentanti del Vaticano e i musulmani
denunciarono quelle parti del documento del programma di azione
ventennale che comprendevano proposte di politiche riproduttive basate
sul controllo delle nascite e sull’aborto. Ne nacque un’alleanza
religiosa insolita, ma basata sulla lotta contro un nemico comune: la
modernità dello stato laico. Tutto questo sorvolando su divergenze non
lievi: l’emancipazione della donna, i diritti individuali della persona,
la liceità della guerra.
L’aspetto sorprendente dell’articolo di Scott Appleby e di molte
argomentazioni cattoliche è che praticamente ignora gli avvenimenti
dell’11 settembre 2001 e le degenerazioni successive, l’ultima delle
quali è l’attentato di Madrid. Chiaramente l’Islam non coincide con gli
islamisti (quelli cioè che ne vogliono imporre una radicale
interpretazione politica), ma ormai è sempre più difficile farlo capire
alla gente normale. E se non aiutano il dialogo frasi americane come “La
realtà è che il nemico era in guerra con noi, ma noi non lo eravamo''
(riportata dall’Ansa come ufficiale il 14 aprile 2004), neanche sono
d’aiuto gli editoriali di Al-Jazeera (www.english.aljazeera.net): il
dialogo interreligioso si ferma nel momento in cui una delle due
religioni non rinuncia a identificare lo Stato con la Chiesa, riportando
il nostro orologio indietro di qualche secolo. A un laico occidentale
non interessa tanto sapere se un musulmano crede in Dio, quanto sapere
se è disposto a giurare su una Costituzione che non prevede Dio nella
gestione politica. Dal canto loro, i teologi cattolici non si sono
ancora chiesti come mai dal buddismo non è mai sorto uno shajid, né
hanno detto a chiare lettere che Cristo si è immolato senza portarsi
all’altro mondo i propri carnefici. Tutto questo fa pensare ad una sorta
di “Pensiero Vecchio” elaborato nel secolo scorso, ma ormai inadeguato a
gestire il cambiamento sociale e politico attuale. Nel momento in cui i
terroristi si definiscono e si proclamano per primi “islamici” e tali
sono riconosciuti dalla comunità islamica ed hanno anche un séguito
popolare, ci si deve chiedere se vale ancora la pena di avere per
alleato chi ribadisce la legittimità di una guerra santa definibile non
solo come lotta interiore contro il male, ma reale azione militare verso
l’esterno, con tanto di morti e feriti. Difficile anche ormai affermare
che tutte le moschee sono soltanto luoghi di preghiera, ma è proprio
quello che i cattolici cercano di ribadire ogni giorno, fornendo
un’immagine armonica ed edulcorata di una religione con cui in realtà si
confrontano in tutto il mondo. Ho già detto in precedenza che la lotta
contro l’Islam radicale deve partire dall’Islam stesso, nel senso che è
un problema prioritario per l’Islam e che solo l’Islam può risolvere
dall’interno. Ma come cattolico voglio almeno scegliere io o miei
alleati.
Marco Pasquali
15 aprile 2004
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