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A proposito della pulitura di Fontana di Trevi So bene che quando leggerete questa mia nota, in tantissimi non sarete d’accordo. Sta di fatto che a me non piace non solo l’attuale Fontana di Trevi ma, in genere, tutti i monumenti lustrati a nuovo. Non ce l’ho con gli sponsor che fanno il loro lavoro e là dove è stato necessario salvaguardare le opere d’arte, lo sponsor ha saputo lavorare bene, altrimenti si sarebbero persi certi valori. Ma la ripulitura come se si tornasse a rivedere l’opera nello stesso momento che è stata concepita a me non piace. Non piace questo voler eliminare la storia, esattamente, perché la polvere, i detriti, lo smog e tante altre contaminazioni che sono nell’aria mi riportano alla mente la splendida risposta che dette la nostra Grande Anna Magnani a proposito delle sue rughe. Perché toglierle se ci aveva messo tutta una vita per averle. Avete capito benissimo dove voglio andare a parare. Va da sé che il restauro conservativo e/o la ripulitura di un monumento, di un dipinto, di una scultura sono lavori necessari. Sono senza dubbio per la conservazione delle opere d’arte. Ma la necessità di pulire a fondo, non la vedo una bella operazione culturale. È il trionfo dell’immagine, il trionfo che tutto deve essere bello e a posto, tutto perfetto. Se nell’ambito della ripulitura della Fontana, che ha tra i suoi padri dal Bernini al Salvi, si fossero lasciate alcune tracce di ombrato, diciamo pure di sporco non sarebbe stato meglio? Una ripulitura alla maniera dello sfumato leonardesco. Scrivo queste poche righe sapendo che questa ripulitura fa parte di un progetto che si attuerà nel 2016 e che coinvolgerà la Fontana del Gianicolo, la Fontana del Mosè, la Fontana del Ninfeo, la Fontana del Pincio e quella della Peschiera. Tutte saranno tirate a nuovo, tutte lustre e sinceramente meno affascinanti come le rughe che con decisione Anna Magnani volle tenere. Paolo Cazzella
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