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Beni Culturali - Restauri
Sommario

  

La Cupola prima del Restauro



La Cupola dopo il Restauro
 

COOPERARE IN RESTAURO

Il caso è già noto, ma è bene sempre ripetere quando le azioni sono rivolte al bene. In questo caso si parla di quel ‘bene’ artistico che è il completamento dell’intervento di restauro sulla Cupola della Basilica di Santa Maria in Montesanto di Roma. Parlo di quell’opera realizzata da Gian Lorenzo Bernini (1674 – 75), su una Chiesa sita in piazza del Popolo a Roma, progettandone la volta e il tamburo della navata.. La cupola realizzata dal Bernini è di forma dodecagonale, mentre l’interno della chiesa è costituito da un grande vano di forma a pianta ellittica sormontato dalla cupola con sei cappelle radiali. Il cardinale Gastaldi, che è stato il committente, è presente con il suo stemma retto da due angeli che si trovano sopra l’arco trionfale, realizzati da quel Filippo Carcani che, tra l’altro, è anche autore delle statue poste nelle nicchie della cupola e realizzate intorno al 1675. Dopo aver bonificato cupola e tamburo da piante infestanti e pulito intonaci e stucchi, si è proceduto a risarcire con malte idrauliche, fessurazioni e lacune reintegrate insieme alle abrasioni con stucco levigandole in superficie. La fase successiva ha visto la ricostituzione e la rigenerazione, attraverso velature a calce pigmentata, le cromie della volta, del tamburo e del gruppo scultoreo.
Tutto quello che vi sto raccontando è frutto, in parte, della lettura dell’esauriente cartella stampa e in parte delle domande che ho fatto a Luca Vincenzo Pantone titolare l’impresa di restauro. Il Pantone è stato gentilissimo nel fornirmi, anche se brevi, elementi di natura tecnica. Ad esempio mi ha comunicato che a differenza di quanto si possa credere, tanti affreschi considerati tali sono, invece, solo della pitture murali eseguite con la tecnica della tempera a secco. Mi ha pure fatto vedere come, attraverso delle apposite siringhe, si intervenga dentro la pittura vera e propria introducendo un liquido che asciugandosi fa come da collante per evitare il distacco della porzione dipinta.
Ma tutto questo è stato possibile e lo sarà ancora per altri quattro o cinque mesi grazie all’intervento finanziario operato da quel Fondaco di Venezia che ha al suo attivo ben quarantacinque restauri tutti sempre svolti nei tempi e budget rispettati. Infatti come afferma Enrico Bressan, Presidente di Fondaco, la soddisfazione è quella del risultato, riconosciuta per qualità dai responsabili del Vicariato e della Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali e per aver portato a termine il primo lotto di lavori entro i tempi prestabiliti. D’altra parte, afferma sempre Bressan, si è potuto raggiungere il risultato ottimale grazie alla professionalità dei restauratori e alla collaborazione tra gli Enti competenti. In questa maniera l’aspetto commerciale è uno degli anelli di una catena che comprende sia l’approfondimento storico – artistico, il coinvolgimento dei lavoratori dell’impresa e la nuova veste di ‘testimonial’ cui l’impresa è chiamata a svolgere. L’esempio è dovuto proprio a operazioni tra soggetti privati come la Chiesa degli Artisti (Santa Maria in Montesanto) e gli Orti per l’Arte della Bonduelle (una parte delle vendite di buste d’insalata saranno devolute per il restauro). Una meravigliosa iniziativa interdisciplinare coordinata tra privati al servizio, non lo dico retoricamente, della comunità intera. Un grazie concreto, non solo a chi ha avuto l’idea ma anche a chi la sta realizzando. Tra quattro mesi a fine lavori si potranno ammirare i risultati dell’avvenuto restauro. Complimenti.

Paolo Cazzella
o della Joie de vivre