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San Pancrazio fuori le Mura
piazza San
Pancrazio, 5/D
Roma
tel. 06/5810458
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Qualcosa di più:
Continuano le sofferenze delle
chiese dimenticate
Una chiesa dimenticata
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Un restauro a San Pancrazio La chiesa di San Pancrazio si
trova appena fuori della cinta delle mura gianicolensi,
oltre l'omonima porta; di origine antichissima fu fatta
costruire all'inizio del VII secolo d.C. da Papa Simmaco
e dedicata a San Pancrazio, giovinetto cristiano morto
martire nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.
Sotto la chiesa si trovano delle catacombe, piuttosto
povere, dove era sepolto il martire il cui cranio è ora
conservato in chiesa, nella navata destra, in una teca
nel muro.
La chiesa ha avuto nei secoli numerose vicende
ricostruttive ma gran parte dell'aspetto attuale risale
al restauro dei primi del '600 per opera del Cardinal de
Torres il cui stemma appare più volte. Al '900 risale
invece la ridipintura del catino absidale e della
cappella in fondo alla navata destra.
Lungo le pareti delle navate laterali, sorrette da
massicci pilastri sovrastati da festoni di puttini, si
dispongono numerosi bassorilievi in stucco con episodi di
vita di santi; il soffitto è in legno intagliato
risalente al 1609. Il presbiterio è sorretto da colonne
romane di spoglio e nella parte superiore si trovano
affreschi rappresentanti santi come fossero statue
inquadrate da finte architetture; risalgono ai primi del
'600 e sono variamente attribuiti al Cavalier d'Arpino o
ad Antonio Tempesta. Va notato che la chiesa fu coinvolta
nei combattimenti sul Gianicolo all'epoca della
Repubblica Romana e l'edificio e l'adiacente convento
furono gravemente danneggiati e l'archivio andò perduto.
Nel 1662 il complesso fu affidato ai Carmelitani Scalzi
che tuttora reggono la parrocchia. I frati sono devoti a
Santa Teresa d'Avila, appartenente al loro Ordine,
mistica spagnola vissuta tra il 1515 e il 1582, autrice
di molti scritti devozionali, beatificata nei primi anni
del XVII secolo; a lei era dedicata la cappella in fondo
alla navata di sinistra decorata con un quadro
celebrativo dipinto dal frate Luca de Nivelle distrutto
da soldati francesi nel 1798. Fu sostituito con un'opera
di analogo soggetto del pittore neoclassico Tommaso
Conca.
In un anno imprecisato tra il 1838 e il 1848 i
Carmelitani di Santa Maria della Scala, in Trastevere,
donarono ai loro confratelli di San Pancrazio un quadro
di Jacopo Palma il Giovane del 1615, come risulta da data
e firma dell'autore; era stato nella originaria sede per
oltre due secoli poi, forse per un cambio di
allestimento, risultò in eccesso e fu donato. A San
Pancrazio stette poco nella cappella della Santa, fu
gravemente danneggiato nel 1849, arrotolato e conservato
nel convento; nel 1928 fu recuperato e restaurato da
Alessandro Frattini che praticamente lo ridipinse e
tornò nella cappella di Santa Teresa. L'autore era stato
il pittore tardo manierista Jacopo Negretti più noto
come Palma il Giovane per distinguerlo da un prozio
omonimo conosciuto come il Vecchio.
Rappresenta la Santa con un angelo che le trafigge il
cuore con una lancia in un contorno di angioletti
svolazzanti mentre un Cristo avvolto in un manto azzurro
contempla dall'alto la scena; è il soggetto ripreso anni
dopo, in scultura, dal Bernini, in Santa Maria della
Vittoria, con un tono carnalmente sensuale mentre il
Palma infonde al dipinto un aspetto dolce, tranquillo,
composto.
Il Negretti, pittore famoso ai suoi tempi, fu allievo
prediletto di Tiziano e non risulta sia mai stato a Roma.
quindi l'opera fu dipinta a Venezia e poi inviata a Santa
Maria della Scala.
Dopo il restauro del 1928 il quadro mostrava segni di
degrado per cui due associazioni, Verderame Progetto
Cultura
http://www.verderameprogettocultura.it/santa-teresa-di-palma-il-giovane-nuovo-restauro-a-san-pancrazio/
e LoveItaly http://loveitaly.org/it/, hanno deciso di
provvedere alla sua risistemazione promovendo una
raccolta di fondi tra i parrocchiani e vari sponsor e
donatori, mancano ancora 10.000 Euro che le due
associazioni sperano di raccogliere tra mecenati pubblici
e privati.
Per il momento il restauro ha fatto sparire le
ridipinture novecentesche facendo riapparire il dipinto
originale in pessime condizioni ma le restauratrici
contano di poter riportare il quadro a buone condizioni
di visibilità.
Roberto
Filippi
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