LE RIFLESSIONI DI PAOLO
Il 6 ottobre 2016
A
cosa serve (ancora) lArte?
Salone di Raffaello,
Musei Vaticani
Città del Vaticano
http://mv.vatican.va/index.html
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Un processo necessario
LArte può finire sotto
processo?
Parlo di un processo vero e proprio con tanto di Giudice
e di testimoni.
Per festeggiare i venticinque anni di The Art
Newspaper, ledizione internazionale di Il
Giornale dellArte, sono stati organizzati
veri e propri processi pubblici sul ruolo effettivo dellarte
nella società contemporanea.
I processi si sono svolti nellordine al British
Museum di Londra (ottobre 2015), allErmitage di San
Pietroburgo (marzo 2016), al Moma di New York (maggio
2016).
Lutimo si è svolto nella Sala di Raffaello dei
Musei Vaticani, luogo divino di contemplazione, che pur
non ispirando asprezze dialettiche, è stato teatro di
toni accesi, davanti a spettatori alcuni dei quali
divertiti.
Ripercorro per sommi capi gli interventi nel processo.
Il processo è stato introdotto da un famoso storico dellarte,
Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci e da Anna
Sommers Cocks, Direttore di The Art Newspaper.
Nella sala erano presenti il Giudice celeberrimo
Francesco Messineo e i testimoni Carlo Majer, industriale
e musicologo, Carlo Ossola, critico e filologo, Paola
Santarelli, imprenditrice e collezionista e Gian Antonio
Stella, editorialista del Corriere della Sera.
Dopo linteressante introduzione del Dott. Paolucci
che ha definito lArte gioia dei sensi e del cuore e
affermazione di ruoli, classi e genti, ha preso la parola
Anna Sommers Cooks definendo lArte attraverso un
meraviglioso sillogismo: Se il Divino è la
bellezza e lArte è bellezza, allora lArte è
divina.
Hanno poi parlato i testimoni. Carlo Majer ha individuato
il motivo della diffusione della lingua italiana nel
mondo nellimportanza dellarte e nella
grandezza degli artisti italiani, come Verdi, Puccini e
tutti gli altri.
Carlo Ossola ha collegato lArte alla storia, la cui
conoscenza dipende in parte dalla conoscenza dellArte.
Gian Antonio Stella ha parlato invece del degrado dei
Beni Culturali, prendendo ad esempio il disfacimento
della città di Venezia e più volte si è chiesto dove
fossero il Sindaco e gli altri politici nellintervento
per la salvaguardia del patrimonio culturale e artistico.
A chiusura del dibattito ha ripreso la parola Antonio
Paolucci, il quale ha ricondotto il degrado dei beni
Culturali e la minore attenzione allArte alla
società contemporanea, dedita al consumismo, in netta
contrapposizione con la società del passato, molto più
povera e pertanto più attenta alla contemplazione del
Bello, espresso dallArte.
Il processo quindi oltre a elogiare lArte quale
veicolo di cultura nel mondo ha evidenziato il degrado
dellArte oggi e ha cercato di spiegarne i motivi.
Da osservatore esterno e non critico darte né
sociologo ritengo che gli intervenuti al processo siano
voci autorevoli, al pari di numerosi giornalisti e
critici darte che quotidianamente sottolineano la
cattiva gestione dei beni culturali, ma che di più non
fanno.
Se, riunendosi in un ideale manifesto,
denunciassero il logoramento delle opere darte a
chi dovrebbe tutelarle, forse si otterrebbe qualcosa. Le
loro voci dovrebbero trovare spazio e ascolto in
Parlamento e nei Consigli Regionali e Comunali, per poi
tradursi in fatti.
Buone riflessioni per tutti voi.
Paolo
Cazzella
o della Joie de Vivre
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