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2012

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LE RIFLESSIONI DI PAOLO






Il 6 ottobre 2016
A cosa serve (ancora) l’Arte?
Salone di Raffaello, Musei Vaticani
Città del Vaticano

http://mv.vatican.va/index.html


 

Un processo necessario

L’Arte può finire sotto processo?
Parlo di un processo vero e proprio con tanto di Giudice e di testimoni.
Per festeggiare i venticinque anni di “The Art Newspaper”, l’edizione internazionale di “Il Giornale dell’Arte”, sono stati organizzati veri e propri processi pubblici sul ruolo effettivo dell’arte nella società contemporanea.

I processi si sono svolti nell’ordine al British Museum di Londra (ottobre 2015), all’Ermitage di San Pietroburgo (marzo 2016), al Moma di New York (maggio 2016).
L’utimo si è svolto nella Sala di Raffaello dei Musei Vaticani, luogo divino di contemplazione, che pur non ispirando asprezze dialettiche, è stato teatro di toni accesi, davanti a spettatori alcuni dei quali divertiti.
Ripercorro per sommi capi gli interventi nel processo.

Il processo è stato introdotto da un famoso storico dell’arte, Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci e da Anna Sommers Cocks, Direttore di “The Art Newspaper”. Nella sala erano presenti il Giudice celeberrimo Francesco Messineo e i testimoni Carlo Majer, industriale e musicologo, Carlo Ossola, critico e filologo, Paola Santarelli, imprenditrice e collezionista e Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere della Sera.

Dopo l’interessante introduzione del Dott. Paolucci che ha definito l’Arte gioia dei sensi e del cuore e affermazione di ruoli, classi e genti, ha preso la parola Anna Sommers Cooks definendo l’Arte attraverso un meraviglioso sillogismo: “Se il Divino è la bellezza e l’Arte è bellezza, allora l’Arte è divina”.

Hanno poi parlato i testimoni. Carlo Majer ha individuato il motivo della diffusione della lingua italiana nel mondo nell’importanza dell’arte e nella grandezza degli artisti italiani, come Verdi, Puccini e tutti gli altri.

Carlo Ossola ha collegato l’Arte alla storia, la cui conoscenza dipende in parte dalla conoscenza dell’Arte.

Gian Antonio Stella ha parlato invece del degrado dei Beni Culturali, prendendo ad esempio il disfacimento della città di Venezia e più volte si è chiesto dove fossero il Sindaco e gli altri politici nell’intervento per la salvaguardia del patrimonio culturale e artistico.

A chiusura del dibattito ha ripreso la parola Antonio Paolucci, il quale ha ricondotto il degrado dei beni Culturali e la minore attenzione all’Arte alla società contemporanea, dedita al consumismo, in netta contrapposizione con la società del passato, molto più povera e pertanto più attenta alla contemplazione del Bello, espresso dall’Arte.
Il processo quindi oltre a elogiare l’Arte quale veicolo di cultura nel mondo ha evidenziato il degrado dell’Arte oggi e ha cercato di spiegarne i motivi.

Da osservatore esterno e non critico d’arte né sociologo ritengo che gli intervenuti al processo siano voci autorevoli, al pari di numerosi giornalisti e critici d’arte che quotidianamente sottolineano la cattiva gestione dei beni culturali, ma che di più non fanno.
Se, riunendosi in un ideale “manifesto”, denunciassero il logoramento delle opere d’arte a chi dovrebbe tutelarle, forse si otterrebbe qualcosa. Le loro voci dovrebbero trovare spazio e ascolto in Parlamento e nei Consigli Regionali e Comunali, per poi tradursi in fatti.

Buone riflessioni per tutti voi.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre