sommario
INDICE
PERSONALI RIFLESSIONI DI:
RIFLESCIENZA
2008
|
MICROBI ELETTRICI
Energia chimica, energia elettrica,
energia termica, energia cinetica: come molti di noi ricordano dai tempi
della scuola, ognuno di questi tipi di energia può essere convertito
negli altri. Così l’energia chimica della benzina si trasforma
nell’energia cinetica dell’auto in movimento tramite il motore a
scoppio. Ma l’energia del petrolio può essere trasformata anche in
elettricità, come succede nelle centrali elettriche. E l’energia chimica
del cibo (quella che, ahimè, molti di noi debbono affannarsi a calcolare
in calorie), la usiamo per muoverci, per produrre il calore che mantiene
la nostra temperatura a 37°C, e per molto altro ancora.
Insomma, si dicono alcuni scienziati, l’energia che ogni persona
introduce nel proprio corpo in un solo giorno, sotto forma di cibo,
equivale perlomeno a qualche migliaio di batterie tipo Duracell.
Possibile che le batterie dei portatori di pacemaker, per esempio,
debbano essere cambiate ogni pochi anni? Non si potrebbe trovare un modo
di costruire generatori miniaturizzati che, come piccole centrali
elettriche, trasformino una parte, per esempio, dello zucchero che
mangiamo, nelle minuscole quantità di elettricità necessarie ad un
pacemaker?
Molti prototipi di generatori basati su questo principio sono sotto
sperimentazione al presente. Nessuno ha ancora dimostrato prestazioni
abbastanza soddisfacenti, tuttavia si spera che la soluzione possa
arrivare in un futuro molto prossimo.
C’è di più, dietro a questi sforzi? C’è molto di più.
Questi generatori perpetui, oltre ai pacemaker, potrebbero un giorno
servire ad altri tipi di apparecchi miniaturizzati, che nel frattempo
altre squadre di progettatori cercano di sviluppare.
Microimpianti per chi ha danni all’udito o alla visione. Microrivelatori
di glicemia, per chi è malato di diabete, pronti a dare l’allarme se il
tasso di zucchero nel sangue sale oltre il livello di guardia.
Microstimolatori da impiantare nelle aree danneggiate del cervello dei
malati di Parkinson o di ictus, capaci di simulare gli impulsi elettrici
dei neuroni sani. Fino ad arrivare al sogno segreto di questi
medici-tecnologi: rivelatori di cellule tumorali, impiantati, per
esempio, all’interno di un vaso sanguigno, pronti come guardiani a
segnalare a prima vista il transito anche di pochissime cellule
sospette.
Se la diagnosi precoce è il sistema migliore di prevenzione, quale
diagnosi potrebbe essere più precoce di questa?
Davanti a queste possibilità tecnologiche ancora molto futuribili,
alcuni storcono il naso, e sostengono che il nostro corpo, una volta
innestato qua e là di rivelatori e stimolatori, meccanici, sia pure
microscopici e invisibili, diventerebbe in qualche modo “robotizzato”.
Altri, invece, paragonano questi macchinari, a piccoli simbionti, cioè a
organismi che hanno bisogno di un ospite per sopravvivere, ma gli
restituiscono in cambio qualche favore. Non molto diversi, quindi, dalla
flora batterica del nostro intestino che sopravvive utilizzando parte
del nostro cibo, ma in cambio produce per noi vitamine essenziali.
Cosa ne sarà davvero di questi progetti, il futuro lo dirà: restate
sintonizzati.
|