RIFLESCIENZA PERSONALI RIFLESSIONI DI MARTA BAIOCCHI |
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2007 |
TROPPO BELLO PER ESSERE VERO
Questo era il titolo dell’autobiografia di
un falsario inglese che viveva a Roma – Eric Hebborn – autore nell’anno
successivo (1995) anche di un altro libro, Manuale del falsario. Poi non
scrisse altro, perché morì in circostanze poco chiare, ufficialmente
battendo la testa in un vicolo di Trastevere. E proprio a lui pensavo
quando ho letto le polemiche nate sul papiro di Artemidoro, che ora i
filologi ritengono essere un falso. Per chi non avesse seguito la
vicenda: il papiro, miracolosamente segnalato alla fine degli anni ’90,
era stato comprato da una grande banca torinese al prezzo di 2.750.000
euro, intascati da un antiquario armeno di Amburgo. Esposto a Torino con
il titolo Le tre vite del papiro di Artemidoro, è stato al centro di una
prestigiosa mostra completa di catalogo. Proprio dal catalogo veniamo a
sapere delle tre vite del papiro: prima usato per scrivere il testo di
un manuale di geografia del I sec. A.C., poi come campionario grafico di
modelli di statuaria, poi ancora da un'altra bottega di artista
specializzata in uccelli. Dopo tre secoli di riutilizzo, fu usato in
seguito come riempitivo di una mummia. Ritrovato fortunosamente da un
intermediario di alto bordo una decina di anni fa, è stato proposto agli
studiosi ma soprattutto a musei e fondazioni. E una volta acquisito, è
stato immediatamente al centro del gran circo mediatico che accompagna
le grandi mostre, senza aspettare – e questo è grave – la pubblicazione
di tutte le analisi scientifiche e accademiche che dovrebbero
accompagnare i reperti archeologici. Ora che la serrata analisi
linguistica del grecista Luciano Canfora ha dimostrato la falsità del
reperto e anche la sua vera storia, scorrere le pagine del voluminoso
catalogo è anche divertente: i curatori si meravigliano
dell’eccezionalità del documento, dimenticandosi che una caratteristica
principale del falso è sempre la sua storia misteriosa. Dei quadri
famosi possiamo seguire tutti i passaggi di proprietà; il falso sembra
sempre uscire dal buio. In più, il falso è spesso eccessivo,
sovraccarico: forse anche per un papiro tre vite son troppe. L’unicità
assoluta di un reperto è sempre un dato su cui riflettere, al punto che
personalmente dubito dell’autenticità di un altro strano oggetto antico,
il Disco di Festos conservato nel museo di Creta: indecifrato, scritto
in una lingua misteriosa, è unico, affascinante, perfetto, ma proprio
per questo andrebbero meglio chiarite le circostanze del suo
ritrovamento. In più, le sue interpretazioni sono numerose quanto
cervellotiche.
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