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2008
Beni Culturali - Libri Saggistica
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sommario

INDICE


PERSONALI RIFLESSIONI DI:

LE RIFLESSIONI DI MARCO




 

Emanuela Orlandi

Come dal nulla salta ora fuori una testimonianza sulla sorte di Emanuela Orlandi, i cui manifesti ancora ricordo affissi ai muri di Roma molti anni fa. Si tratta di una testimonianza da prendere con le pinze: la donna che fu amante di uno dei boss della banda della Magliana è comunque una tossicomane neanche più giovane: ha ormai il cervello mezzo fuso e mette insieme due crimini avvenuti a distanza di anni uno dall'altro (la sparizione del figlio del boss Nicitra è roba di dieci anni dopo). Il racconto però è interessante lo stesso. Intanto, viene dall'interno dell'ambiente criminale che verosimilmente ha gestito materialmente il sequestro. La banda della Magliana all'epoca faceva tutto, lavorarava per tutti ed era un punto di riferimento per gli aspiranti criminali romani; da qui l'organico gonfiato, causa non ultima del suo declino. A Roma infatti il crimine non è mai stato gestito da una sola organizzazione e il controllo del territorio è quasi impossibile. Conviene quindi a bande diverse - italiane e/o immigrate - spartirsi una torta dove c'è da mangiare per tutti, visto che la Grande Roma ha 5 milioni di abitanti e qui si bada solo ai soldi: dell'Onore alla mala romana non gliene può fregare di meno. La banda della Magliana volle estendere troppo il suo operato: trafficava con le armi, con le estorsioni, ma soprattutto fece i soldi con la droga e voleva gestire come intermediaria i contatti - sempre per la droga - con i calabresi. Ma finì male, anche perché la Squadra Mobile romana non trovò certo quell'omertà mafiosa che porta a un vicolo cieco le indagini al Sud. La banda della Magliana aveva rotto le scatole a troppa gente e i suoi boss si erano montati la testa.

Ma torniamo ad Emanuela Orlandi. Ho conosciuto persino una sua amica, ma questo è ininfluente per ricostruire una storia misteriosa, ma chiara su almeno due punti: la ragazza è stata rapita perché cittadina vaticana e per scambiarla su ricatto con Alì Agca, a cui avevano promesso una rapida liberazione. Quando si è visto in galera, il turco ha cominciato da quel giorno le sue sceneggiate, ma sempre pronto a ritrattare alla prima minaccia seria di finire ammazzato. Ci siamo fatti prendere in giro per anni da un millantatore senz'altro coinvolto in un gioco più grande di lui.

Ma quella che è ancora più fantasiosa è la serie di ipotesi e "testimonianze" sulla sorte di Emanuela Orlandi: madre di famiglia in un ambiente protetto musulmano, in Svizzera o preferibilmente in Libano o comunque in Medio Oriente. Chi ha sposato? Una persona importante. Quanti figli ha? Almeno tre o cinque. E perché non ha mai mandato almeno un messaggio al padre? Chi dice che era nei patti con il Vaticano, chi non dice niente. E cosa si sono detti a suo tempo il Papa e il Turco? Che sta bene, ovvio. Ma erano solo indiscrezioni, perché il contenuto del dialogo è rimasto riservato, com'è nelle abitudini vaticane. Ma è proprio sull'identità di Emanuela Orlandi che circola ancora una clamorosa indiscrezione: la ragazza è stata fatta sparire perché figlia di Karol Wojtila: le somiglia nel cranio e negli occhi, e Karol l'avrebbe concepita quando era un giovane bel cardinale a Roma. La madre essendo una inserviente del Vaticano, la tresca era facile ma finì in modo inaspettato. Una volta divenuto Papa, troppo facile sarebbe stato un ricatto da parte del KGB. Sia chiaro che queste indiscrezioni non me le invento io né le ha suggerite Dan Brown: la storia della paternità polacca me l'ha riferita una matura ed esperta giornalista iscritta all'albo, anche se dovrei chiederle almeno la fonte di quella che sembra una leggenda metropolitana. Naturalmente negli ambienti vaticani escludono tale ipotesi.

Ma a questo punto, la versione testimoniata ieri da una donna cocainomane e amante di un criminale dell'epoca ha una sua valenza: nella sua cruda realtà e nei dettagli precisi - il sacco, il cantiere, la betoniera e i dialoghi riferiti - perlomeno questa storia è più realistica delle stronzate sentite finora. E pochi si ricordano che Paul Getty jr. - sequestrato dalla 'ndrina calabrese - fu trasportato da un luogo all'altro proprio all'interno di una betoniera.

Marco Pasquali
24 giugno 2008