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INDICE
PERSONALI RIFLESSIONI DI:
LE RIFLESSIONI DI
MARCO
Molte altre informazioni si possono recuperare in
Internet:
www.genoa-g8.org/
www.ecn.org/antig8/
www.ecn.org/nog8/
www.tutebianche.org/
www.peacelink.it/users/controg8/
www.esteri.it/g8/index.htm
www.g8agenova.it/
www.cittadinitalia.it/
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DOPO GENOVA
Scrivere di quanto è successo a Genova forse aggiunge
poco alle migliaia di parole e immagini di questi pochi
giorni, ma è un dovere civile. Non è il caso di
ripetere o commentare quanto si è visto in televisione e
letto sui giornali, ma è ora possibile valutare meglio
l'insieme.
La prima osservazione: al G8 è stato dato fin
dall'inizio un eccessivo valore simbolico. Riunire in un
posto solo tutti i grandi della Terra per decidere del
futuro dell'umanità, dell'economia mondiale e
dell'ambiente, ha sicuramente una valenza enorme. Ma a
questo punto assumono un forte valore simbolico anche
tutti gli atti che a quel processo si oppongono, atti
ripresi in diretta da decine di telecamere che
ritrasmettono in tutto il mondo le tue azioni. Anche
questa è globalizzazione.
Un altro motivo della violenza dello scontro è stata la
separazione netta fra il dentro e il fuori. La nota zona
rossa è stata letteralmente sigillata e ostentata come
fortezza, col risultato di favorire da un lato la
classica sindrome d'assedio, dall'altro di alzare il
livello dello scontro. La mediazione è stata cercata
tardi e male, sopravvalutando anche la capacità di
dialogo con un fronte formato da quasi ottocento sigle.
Ma se troppa era la distanza fra interno ed esterno,
penetrare nella fortezza diventava a quel punto
l'obiettivo simbolico supremo. Ma proprio per difendere
la fortezza assediata e proteggere chi ci stava dentro,
si è trascurato tutto quello che stava al di là del
muro. La città è stata di fatto devastata da elementi
che nessuno aveva controllato e che nessuno - a
cominciare dal Genova Social Forum stesso - poteva
controllare. Ma rivedendo tutte le immagini girate in
quei giorni, comprese quelle catturate da videocamere
tascabili, risulta evidente la mancanza di una strategia
precisa da parte delle forze di polizia: sortite
affrettate o tardive, dispersione di forze, interventi
scoordinati, scontri durissimi ma privi di un piano
preciso. Tutto questo perché il grosso delle forze era
concentrato in difesa della grande muraglia e
dell'esterno in realtà non gliene fregava niente a
nessuno. C'è persino da chiedersi se non sia stata una
manovra per costringere i guardiani a uscire fuori del
castello e indebolire la muraglia. L'assalto notturno
alla scuola-dormitorio sembra poi davvero uno sfogo
concesso alla truppa più che un'operazione di polizia
nel senso stretto. E poi, perché non prevenire piuttosto
che reprimere tardi e male? Perquisire e controllare
poteva essere fatto anche prima, magari tenendo aperte
proprio le stazioni ferroviarie stupidamente chiuse.
Importantissimo a questo punto è mettere insieme tutta
la documentazione disponibile e renderla pubblica.
Vista dalla parte del movimento, la situazione non era
facilmente gestibile, vista anche la scarsa esperienza
dei suoi leader, la mancanza di un vero servizio d'ordine
e l'eccessiva frammentazione del fronte
antiglobalizzazione. Non è certo la prima volta che una
"massa di dimostranti" pacifici si trova tra
l'incudine e il martello - chi scrive ne ha viste tante -
e il futuro stesso del GSF si gioca proprio sulla
capacità di non cadere nella solita doppia trappola: se
da un lato i duri del blocco nero sfruttano la
"massa" come copertura, navigando comunque in
quella zona grigia che esiste in tutti i grandi
movimenti, dall'altro il governo ha tutto l'interesse a
screditare un movimento di massa e tenerne lontani i
simpatizzanti. Il trucco - ben oliato - consiste nel
favorire ed evidenziare i disordini di piazza e
allontanare così le eventuali simpatie della gente
comune, genericamente umanitaria e progressista ma
"culturalmente" incapace di distinguere il
dimostrante pacifico da quello distruttivo o
dall'aspirante terrorista.
Eppure nel G8 si è discusso seriamente e positivamente.
Si può non accettare l'idea che esista un solo modello
di sviluppo, ma senza dubbio le discussioni a Genova ci
sono state e hanno coinvolto anche paesi poveri e
istituzioni umanitarie. Quanto deciso è di grande
importanza comunque. Ma nella nostra memoria resteranno
soprattutto le immagini di morte e distruzione trasmesse
in diretta.
Infine, fa un po' sorridere la sede del prossimo G8: un
luogo sperduto fra le Montagne Rocciose, con una sola
strada di accesso, a meno di non infiltrarsi con un
trekking nella foresta. E all'ordine pubblico penseranno
naturalmente gli orsi.
Marco
Pasquali
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