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oltre l'arte n. 2
gennaio - aprile 2001
Beni Culturali - Bordline
bordline contemporanea beni culturali

sommario

INDICE


PERSONALI RIFLESSIONI DI:

LE RIFLESSIONI DI MARCO




(1) Comunicazione e marketing della biblioteca / G. Di Domenico; M. Rosco. Milano: Bibliografica, 1998. Vedi alla p.132, tab.15.


CATALIZZATORI

Un aspetto interessante e inquietante dell'anno appena trascorso è stata la presenza di due avvenimenti che ne hanno scatenati altri: la visita di Sharon alla spianata delle moschee di Gerusalemme e la visita di Haider a Roma. In entrambi i casi quella che è stata presentata come una visita turistica è diventata di fatto il catalizzatore per crisi più gravi. Nel primo caso quanto avviene ora a Gerusalemme è ogni giorno in prima pagina, mentre in Italia la situazione è presto ritornata calma. Ma non è detto che lo resti in futuro.
In entrambi i casi i protagonisti si sono presentati come comuni turisti pur sapendo di non esserlo. Non solo: pur se ingabbiati in un rigido protocollo diplomatico, hanno ribadito apertamente la dimensione politica della loro visita. Morale: entrambi hanno scatenato un conflitto latente.
Il problema è infatti proprio questo: il conflitto non aveva avuto modo di esternarsi, censurato com'era da ottimismo di facciata e controllo politico generalizzato. Ma se è bastato tanto poco per rompere un equilibrio, significa che esso era precario e che la rimozione non paga. In entrambi i casi - la questione palestinese da una parte e l'immigrazione dall'altra - si è voluto per un periodo abbastanza lungo presentare per armonica e solubile una situazione invece conflittuale. Ma a questo punto c'è solo da chiedersi se una serena discussione avesse avuto realmente modo di esprimersi per i normali canali informativi, o piuttosto, che una gestione politica dell'informazione fosse più attenta a mantenere un equilibrio, a smussare i toni polemici e di fatto censurare la critica dal basso.
Ma al di là di questa facile osservazione, c'è n'è un'altra: non si riconosce il valore del conflitto. Se serve a impostare dinamicamente i problemi, a valutare forze e posizioni ideologiche, a gestire un negoziato e- paradossalmente - a conoscersi meglio, il conflitto ha un valore dialettico, come ha valore il cambiamento rispetto a un equilibrio cristallizzato. Persino i manuali aziendali distinguono ormai i conflitti "vissuti come minacce di rottura" da quelli "vissuti come opportunità di arricchimento" (1). Sia chiaro che sempre conflitto rimane. Ma negarne o rimuoverne l'esistenza stessa non è scelta pagante, per lo meno sui tempi lunghi. E la società si muove sempre su tempi lunghi.

Marco Pasquali