LE RIFLESSIONI DI LUIGI
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Dalla presentazione della mostra
GEORGIA
KOKKINI
Frammenti del giorno / Quel che resta della vita
Dal 10 maggio al 4
giugno 2016/
Ena Art Gallery
Atene
Sito galleria
sito artista
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L'immateriale della materia Della pittrice Georgia Kokkini,
per la consuetudine di una lunga amicizia, conosco bene
l'amore appassionato per la grecità e la tradizione
culturale del suo antico paese.
Ma più che per l'aurea classicità, mito remoto di una
perfezione di semidei, essa è molto più attenta ai
trascorsi mistico-religiosi di una Grecia bizantina e
medioevale: le radici a cui ancora attinge la
contemporaneità del suo paese. Ne fa fede l'attenta
ricerca che la Kokkini in anni passati consacrò alla
pittura ortodossa ricreando modi e stilemi di una
religiosità straordinariamente codificata; ricerca che
poi la pittrice realizzò in una esposizione qui a Roma
di raffinati dipinti nello spirito del misticismo
monastico.
Ora l'artista si profonda nella ricerca e riesumazione
delle pitture nelle caverne e negli ipogei della
Cappadocia: un documento prezioso che ci parla di chi,
perseguitato in periodi di fanatica iconoclastia, in
segreto e lontano dalla chiesa ufficiale, continuò ad
illustrare attraverso la figura umana le storie di Santi,
del Redentore e della Vergine, compendiati da raffinate
decorazioni geometriche.
Ma stavolta la Kokkini non intende resuscitare ieratiche
iconografie sacre (se non per una splendida immagine di
Madonna con Bambino e qualche altro raro accenno
figurativo), ma quasi con spirito tenacemente indagatore,
da archeologa appunto, illustra, rielabora, reinventa
pittoricamente come una mappa misteriosa le abbandonate
caverne, gli accessi e i tunnel che mani coraggiose e
forti scavarono nella stessa roccia di quella lontana
regione.
E il buio delle mistiche caverne, cupo di terra d'ombra
nei nascosti labirinti, si alterna e si distende al
calore e alla solarità degli esterni rupestri accesi di
ocre rosse e gialle, di argille bianche frammiste alle
preziose stesure di turchese, di viola e di verdi
minerali che rimandano alle ricchezze cromatiche delle
antiche, monumentali icone con esiti spesso
antinaturalistici, quasi pura astrazione materica.
Anditi e accessi che si inoltrano come oscuro percorso
nell'animo profondamente mistico di una gente e di un
paese che da sempre immedesimò le sue travagliate
vicende e le sue persecuzioni nell'intensa, quasi carnale
confidenza con le tracce del Divino; terra e umanità
imbevuta di spiritualità accesa e combattiva.
Consuetudine antica questa di sentir la materia trasfusa
nell'immaterialità di eventi fatali e immutabili.
"L'immateriale della materia" appunto, come
detta emblematicamente il senso e il valore
dell'esposizione pittorica di Georgia Kokkini.
Luigi M.
Bruno
2016
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