LE RIFLESSIONI DI LUIGI
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Ricordo di Mario Martini Pochi giorni fà è
scomparso Mario Martini (1931-2007). L’ultimo pittore della generazione
di via Margutta degli anni ‘50? L’ultimo pittore bohémien? O addirittura
l’ultimo pittore di strada? Perché erano quelle quattro strade del
centro la sua vera casa, nel suo “studio” ci andava solo a dipingere in
fretta tele da svendere subito. Sì, anche dopo le consacrazioni critiche
importanti (Montanarini, Avenali), dopo le prime esposizioni “vere”,
Mario continuava a svendere all’incanto i suoi dipinti per strada, o in
qualche trattoria, o negli studi degli amici.
Lo conobbi così, quando avevo lo studio a via Gesù e Maria: scendeva da
noi (eravamo in cantina) un giorno sì e uno no a proporci tele
freschissime, appena allestite, in cambio di 20-30 mila lire. Era un ex
finanziere come si dice ammalatosi di “testa” e messo a riposo in
anticipo. Coltivava buffe originalità, in giro col suo giaccotto orlato
di pelliccia, feltro in testa e bastone col pomo, come a darsi un quarto
di nobiltà, come a far capire che era ormai un pittore vero.
Quelle sue quattro strade al centro sono ancora piene delle sue frasi
sgrammaticate, sconce, graffite a carboncino: una specie di matto,
ingenuo Pasquino, a redarguire politici, scandali, corruzioni. Sì,
dipingeva troppo in fretta, e non aveva tempo per raffinati impasti;
correva sulla tela con la foga delirante e furibonda del vero
espressionista, con i colori presi dal tubetto, così com’erano. Ma le
sue distorte, ondeggianti piazze romane, gremite di grotteschi angeli
svolazzanti, avevano nella loro irruente ingenuità tutta la forza
creativa e visionaria di un uomo che sognava ad occhi aperti: cupole,
colonne e puttane nel vortice di un giocoso dinamismo che molto fa
pensare alla Roma di Scipione, o agli omini e alle case piegati dal
vento di un Soutine meno livido, meno angoscioso.
Ultimo pittore di strada? Ma anche ultimo erede di un far pittura
ostinatamente ribelle alla “professionalità” concettuale, allo
striminzito aforisma che pensa di essere elegante nel suo dir poco o
nulla. No, Mario Martini tracimava, allagava di colore, nuvolette,
uomini e angeli le sue tele ancor fresche, proposte al cliente
occasionale con brevissima contrattazione. Molti hanno amato Martini,
oltre me, e quando da qui a non molto si organizzerà la sua sacrosanta
retrospettiva salteranno fuori, altre le cose dipinte per ragioni
“alimentari”, quadri più intensi, forti, meditati, comprati un giorno
per pochi soldi e domani, forse, da ammirare in un museo. Esagero? Ne
riparleremo fra qualche annetto....
Luigi M. Bruno
2007
Articolo originario
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