Istituto Italiano di Cultura
San Francisco
California - USA
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dedicata a
Pier Paolo
Pasolini
dal 17 luglio al 2 ottobre 2007
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Pier Paolo Pasolini per la sua vasta ed interessante produzione
narrativa, poetica, saggistica e cinematografica, è considerato tra gli
autori italiani più importanti del dopoguerra.
Nato a Bologna nel 1922, dirige e fonda con F. Leonetti e R. Roversi la
rivista Officina. Dopo un apprendistato di sceneggiatore per Fellini,
collaborando ai dialoghi de Le notti di Cabiria, 1957, Pasolini ha
lavorato con i registi Mauro Bolognini (La notte brava, 1959; Il bell'Antonio,
1960; La giornata balorda, 1960), Franco Rossi (Morte di un amico,
1960), Carlo Lizzani (Il gobbo, 1960). Debutta nella regia col superbo
Accattone (1961) in cui al centro della vicenda sta quel
sottoproletariato già protagonista di due suoi noti romanzi Ragazzi di
vita (1955) e Una vita violenta (1959), estrema propaggine d'un universo
contadino minacciato dall'imminente avvento del benessere. Gli stessi
argomenti nel successivo Mamma Roma (1962), storia dell'impossibile
riscatto tentato per tramite del figlio da una non più giovane
prostituta. Ne La ricotta (1963) e ne Il Vangelo secondo Matteo (1964),
Pasolini si confronta con il tema della Passione: in chiave ferocemente
comica nel primo, che gli costò non poche traversie giudiziarie; secondo
un'ottica terzomondista nel secondo, che resta fra i suoi esiti più
alti. Hanno struttura e trasognata cadenza di fiaba La terra vista dalla
luna (1967) e Che cosa sono le nuvole? (1968): interpretati da Totò come
il lungometraggio Uccellacci e uccellini (1966). La filmografia
pasoliniana si sposta poi verso i luoghi del mito Edipo re (1967),
Teorema (1968), Porcile (1969) e Medea (1970), lavori tormentati e
provocatori.
Più prolifico il ritorno alla dimensione favolistica della "trilogia
della vita": totalmente immersi in una dimensione edenica e prestorica,
all'insegna d'una sessualità libera e naturale, Il Decameron (1971), I
racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una notte (1972)
mostrano limpide tracce di poesia e sono testimonianza d'una ritrovata
felicità creativa del regista. Il prematuro congedo, tuttavia, è
affidato a Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), una sorta di elogio
dell’eccesso, uscito dopo la sua tragica scomparsa.
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