Roma
Museo Storico dei Bersaglieri
Porta Pia
Orario:
martedì e giovedì
dalle 9.00 alle 13.00
per visitatori singoli
lunedì, mercoledì e venerdì
dalle 9.00 alle 13.00
per scuole e gruppi
Informazioni:
Tel. 06./486723
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SOLDATI
GALLINA
Così gli stupiti abitanti della costa dell’Eritrea chiamarono alcuni
soldati italiani del corpo di spedizione che intorno al 1885 sbarcarono
a Massaia e che inalberavano sul casco coloniale un ciuffo di piume:
avevano incontrato i Bersaglieri. La storia di questo Corpo
dell’Esercito, specialità della Fanteria, risale a circa mezzo secolo
prima, al 18 giugno 1836, quando, su proposta dell’allora capitano
Alessandro La Marmora, fu costituito a Torino un corpo di
“Bersaglieri”con compiti di ricognizione e per missioni che
richiedessero mobilità e celerità. In realtà già esistevano nei vari
eserciti corpi di truppa, generalmente chiamati Cacciatori, con compiti
analoghi ma il La Marmora volle soldati di grandi capacità di robustezza
e agilità, armati di una carabina, da lui progettata, precisa e di
celere tiro, con una uniforme che non impacciasse i movimenti ed un
cappello a tesa larga per riparare dal sole, il solo piumetto non aveva
funzione utilitaria ma serviva a contraddistinguere gli appartenenti al
Corpo originariamente organizzato su compagnie poi su battaglioni, su
reggimenti ed infine nella Grande Guerra addirittura su divisioni. I
Bersaglieri iniziarono la loro attività bellica nel 1848 a Goito, furono
a Roma al comando di Manara nel 1849 e nel 1855 in Crimea, dove morì di
colera il La Marmora, e poi a San Martino nel 1859 e a Custoza nel 1866,
combatterono a lungo contro i briganti del Mezzogiorno ed entrarono tra
i primi a Roma nel 1870. Con reparti organici o con militari distaccati
in altre specialità presero parte alle guerre coloniali, ad Adua nel
1896, nel 1911 in Libia dove ebbero dolorose perdite a Sciara Sciat e
nel 1936 in Etiopia. La I Guerra Mondiale vide i Bersaglieri impegnati
sul San Michele, sul Carso, sull’Isonzo con 32.000 caduti ed oltre
50.000 feriti, la II li disseminò in Grecia, in Africa Settentrionale,
in Russia, con reggimenti inseriti in divisioni corazzate e celeri, con
larga messe di morti e tante decorazioni ai reparti e ai singoli. Dopo
l’8 settembre 1943 fu ricostituito a sud un battaglione che fu impegnato
per tutta la campagna d’Italia distinguendosi a Montelungo mentre a Nord
si organizzarono battaglioni che operarono nella lotta anti partigiana
soprattutto nelle zone orientali dove si confrontarono con le truppe di
Tito. Attualmente dopo scioglimenti, ristrutturazioni, ricostituzioni, i
Bersaglieri, ormai soldati professionisti, costituiscono il nerbo della
Brigata Garibaldi che ha recentemente preso parte a molte missioni fuori
area. Per ricordare la storia del Corpo ed onorarne i caduti sin dal
1904 è stato costituito il Museo Storico dei Bersaglieri originariamente
nella caserma ospitata nell’antico convento di San Francesco a Ripa, a
Trastevere, e dal 1932 in locali appositamente predisposti a Porta Pia,
accesso alla città dalla via Nomentana con la fronte verso l’abitato
opera di Michelangelo nella metà del ‘500 e la fronte esterna costruita
dal Vespignani tre secoli dopo. E’ un susseguirsi di sale affollatissime
di cimeli di ogni tipo, generalmente frutto di donazioni di antichi
bersaglieri o loro eredi, che coprono oltre un secolo e mezzo di vita
del Corpo dai primi ricordi del fondatore alle foto delle ultime
missioni; al piano terreno dell’edificio nord sono esposti materiali
attinenti alle guerre del Risorgimento da Goito a Porta Pia, sono sale
con un numero quasi incredibile di immagini, quadri, incisioni,
fotografie, decorazioni, armi fino ad arrivare al Sacrario che commemora
i centomila Bersaglieri caduti e ricorda, su lapidi, le numerose
decorazioni attribuite ai reparti. Al primo piano si affollano i cimeli
delle varie guerre coloniali con tante armi esotiche ed uniformi
italiane tra cui l’elmo da parata del generale Baratieri mentre l’ala
sud espone i reperti della I Guerra Mondiale con grande dispiegamento di
fucili e mitragliatrici austriache e la bicicletta di Enrico Toti,
bersagliere volontario romano, mutilato di una gamba, caduto in
combattimento nel 1916; al primo piano i cimeli della II Guerra Mondiale
con armi, foto ed uniformi d’epoca, una sala contiene due urnette
sepolcrali romane contenenti sabbia di El Alamein e terra delle rive del
Don dove interi reparti si sacrificarono. Altre foto ed armi ricordano
le vicende dei giovani bersaglieri inquadrati nel Corpo di Liberazione,
alle pareti le immagini dei 164 decorati di Medaglia d’Oro appartenuti,
sia pure per brevi periodi al Corpo. E’ un lungo itinerario in un secolo
di guerre, 1848/1945, ed in un sessantennio di pace impegnata attraverso
un esuberante complesso di cimeli che rievocano i sacrifici dei tanti
che inalberarono con onore il piumetto al vento. Sulla piazza antistante
la porta, su un basamento di travertino con bassorilievi che ricordano
episodi di vita del Corpo, dal 1932 un gigantesco Bersagliere di bronzo
continua il suo solitario assalto alla baionetta.
Roberto Filippi
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