Roma
MUSEO STORICO DELLA FANTERIA
piazza Santa Croce in Gerusalemme 9
Orario:
da lunedì a giovedì
dalle 9.00 alle 13.00
venerdì
dalle 9.00 alle 12.00
Informazioni:
Tel. 06/7027971
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LA REGINA
DELLE BATTAGLIE
Così era definita la Fanteria negli antichi eserciti ed anche
attualmente, in pieno progresso tecnologico con missili, aerei
supersonici, missili, bombe intelligenti, è sempre il fante che deve
conquistare e mantenere il territorio, Iraq e Afghanistan insegnano.
Come tutte le regine la Fanteria Italiana ha una sua reggia, si trova a
Roma, vicino alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e si presenta
come Museo Storico. Agli inizi del ‘900 in un’area di rilevante
interesse archeologico fu costruita una caserma articolata su vari
edifici come sede del 2 Reggimento Granatieri di Sardegna; il complesso
verso la fine della II Guerra Mondiale fu danneggiato, saccheggiato,
occupato da sfollati e rimase fino agli anni ‘70 allo stato di rudere
abbandonato. L’unico edificio in funzione era una palestra in cui l’ANPDI
teneva i corsi per paracadutisti civili e dove sembra si riunisse, nel
1970, un gruppo di congiurati aderenti al farsesco “golpe Borghese”. Poi
l’inizio della rinascita, sin dall’inizio degli anni ‘50 nell’antica
Palazzina Comando dei Granatieri fu costituito il Museo Storico della
Fanteria riunendo cimeli e materiali sino ad allora dispersi in caserme
e magazzini, un edifico molto danneggiato fu demolito e parte del
complesso militare affidato al Ministero per i Beni e le Attività
Culturali che in una palazzina hanno istallato il Museo degli Strumenti
Musicali e stanno restaurando il terzo edificio rimasto. Sono anche
previste possibili indagine archeologiche nel sito che ospitò nel Tardo
Impero il Palazzo Sessoriano, su parte del quale è costruita la
basilica, a cui appartengono i cospicui resti dell’Anfiteatro Castrense
e del Circo Variano.
Il Museo della Fanteria raccoglie un gran numero di cimeli appartenenti
a tutte le specialità dell’Arma: Bersaglieri, Alpini, Fanteria di Linea,
Paracadutisti, Lagunari, Fanteria Carrista, e attraverso loro passa
davanti agli occhi del visitatore l’intera storia della Fanteria,
dell’Esercito, dell’Italia. Al piano terreno si susseguono sale disposte
in ordine cronologico partendo dalle legioni dell’antica Roma con un
grande plastico della battaglia di Zama per passare a quella di Waterloo
e alle varie vicende del Risorgimento. Fucili con lunghe baionette,
pistole ad avancarica, sciabole, uniformi, decorazioni, accompagnano il
visitatore nelle Guerre d’Indipendenza fino alla costituzione del Regio
Esercito Italiano, il 4 maggio 1861, e poi alla presa di Roma, all’età
umbertina, alle imprese coloniali con dovizia di armi esotiche e di
manichini con uniformi d’epoca. Al primo piano si trovano le sale con le
guerre del XX secolo con particolare abbondanza di materiali esposti
relativi alla I Guerra Mondiale, altri riguardano la Guerra d’Etiopia e
quella di Spagna ed infine la II Guerra Mondiale con il calvario dei
fanti in Grecia, Africa e Russia.
Al centro dell’edificio il Sacrario con le lapidi che ricordano il gran
numero di Fanti caduti per l’Italia; colpisce in particolare
l’elevatissimo numeri dei morti di fanteria nella Grande Guerra, circa
l’80 per cento delle perdite italiane complessive, di gran lunga
superiore alle percentuali di caduti nelle altre guerre. In tutte le
sale una profusione di armi, uniformi, documenti, manichini ed in una
vecchie e stinte bandiere di reparti disciolti, dalle pareti
occhieggiano ritratti di baffuti colonnelli sabaudi e foto, dai volti
sorridenti e spavaldi, di giovani caduti nell’ultima guerra. Scarsa la
documentazione sulla Guerra di Liberazione e poi nulla dagli anni ‘60 in
poi. Come molti musei militari anche quello della Fanteria soffre di una
certa disomogeneità, il numero degli oggetti esposti varia a secondo
delle epoche e delle mode, ci sono periodi in cui i reperti sono
affluiti anche troppo numerosi ed altri in cui sono praticamente
assenti, molti oggetti provengono da lasciti e donazioni di fanti o di
loro discendenti e spesso rispecchiano più gli interessi affettivi dei
singoli che criteri di razionale conoscenza; inoltre i locali sono
abbastanza saturi con scarse possibilità di ampliamento sino ai nostri
giorni. Comunque sia pure con questi limiti il museo è una preziosa ed
interessante testimonianza di un secolo e mezzo di storia dell’Italia ed
un ricordo imperituro dei tanti Fanti, circa settecentomila, che,
tenendo fede al loro giuramento, hanno perso la vita dai lontani giorni
di Goito e Custoza alle ultime dolorose perdite in Somalia, Iraq,
Afghanistan.
Roberto Filippi
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