Roma
MUSEO STORICO DEI
Granatieri
via Santa Croce in Gerusalemme 40
Orario:
giorni feriali
dalle 9.00 alle 12.00
Informazioni:
Tel. 06/7028287
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A ME LE
GUARDIE
La frase attribuita ad un colonnello piemontese, il Marchese di Parella,
fu pronunciata nel 1693 durante una battaglia tra Piemontesi e Francesi,
ma chi erano le Guardie?. Carlo Emanuele II, turbolento Duca di Savoia,
nel tardo ‘600 si invischiò in una serie di guerre per ampliare il suo
ducato, per avere uno strumento bellico efficiente riformò il suo
esercito creando nel 1659 un Reggimento della Guardia su dieci
compagnie, più tardi, nel 1675, il suo successore Vittorio Amedeo II
aggiunse ad ogni reggimento di fanteria una compagnia di Granatieri,
elementi particolarmente alti e prestanti, adatti al lancio delle
granate. Il Reggimento si segnalò durante la Guerra di Successione
Spagnola, ai primi del ‘700, conquistando al Duca di Savoia il titolo di
Re di Sardegna. Nella Guerra di Successione Austriaca le Guardie si
distinsero nella battaglia dell’Assietta contro i Francesi mentre nel
1744 fu formato un primo reggimento di fanteria sarda costituito dal
Duca di San Pietro che lasciò la sua eredità al Reparto a patto che il
18 febbraio di ogni anno venisse celebrata una Messa di suffragio alla
presenza del reggimento in armi, impegno tutt’ora vigente. L’esercito
piemontese fu travolto dagli eventi legati alla Rivoluzione Francese e a
Napoleone e fu ricostituito nel 1815; la Guardia divenne Brigata e i
sardi costituirono il Reggimento Cacciatori Guardie, nel 1831 ebbero gli
alamari bianchi e rossi che ancora oggi ornano il bavero delle uniformi
dei Granatieri. Dopo la gloriosa parentesi della Prima Guerra
d’Indipendenza fu formata nel 1852, fondendo Guardie e Cacciatori, la
Brigata “Granatieri di Sardegna” due battaglioni della quale furono
inviati nel 1855 in Crimea. Le Guerre d’Indipendenza del 1859 e 1866, la
Campagna Meridionale del 1860, la Guerra Italo-Etiopica del 1896, quella
Libica del 1911 videro, a vario titolo e con reparti di diversa
consistenza l’impegno, dei Granatieri. Questi si distinsero nella I
Guerra Mondiale sul Cengio, sul Sabotino, sul Carso, sul San Michele,
nell’Altopiano di Asiago con forti perdite e meritando molte decorazioni
ai singoli e alle bandiere dei reparti. La Divisione, dal 1926 su tre
Reggimenti, prese parte alla II Guerra Mondiale ottenendo per il 3
Reggimento la Medaglia d’Oro al V.M. nella Campagna di Grecia mentre il
1 Reggimento veniva impegnato in Slovenia in dure operazioni di
controguerriglia con i partigiani jugoslavi. Dopo l’8 settembre 1943 i
Granatieri combatterono insieme a militari di altri reparti e a civili a
Roma a Porta San Paolo impegnando seriamente le truppe tedesche, poi chi
fu catturato e finì nei lager, chi entrò nella Resistenza, chi aderì
alla R.S.I., chi combatté nel ricostituito esercito del sud, tutti
comunque con onore e dignità. Dopo varie vicissitudini negli ormai
sessanta anni trascorsi dalla fine della guerra i Granatieri furono più
volte sciolti, ricostituiti, aggregati ad altri; attualmente esiste la
Brigata che incorpora, con altri reparti, il I Reggimento Granatieri di
Sardegna. Negli anni Venti del XX secolo su un’area situata nelle
vicinanze della basilica di Santa Croce in Gerusalemme fu costruita una,
per l’epoca, moderna caserma destinata ad ospitare il 2 Reggimento
Granatieri e nel 1924 presso la caserma fu edificato il Museo Storico
che raccoglie una corposa rappresentanza di cimeli che illustrano la
storia del Reparto rivisitando nel contempo la storia d’Italia. Le sale
del piano terra seguono un ordine cronologico, si parte da qualche
ricordo delle antiche Guardie sino ad arrivare alla Guerra di
Liberazione e alle foto relative ad alcune recenti missioni all’estero;
armi, uniformi, decorazioni, fotografie, stampe, documenti si alternano
in una panoramica che copre oltre tre secoli di storia, volti sorridenti
o calmi o accigliati di Granatieri morti da tanto tempo accolgono il
visitatore introducendolo in un’ampia sala absidata che raccoglie
antiche lacere bandiere e i ritratti di tanti decorati di Medaglia
d’Oro. Il primo piano accoglie sale a tema ed un salone con le effigi
dei Savoia dai primi Duchi all’ultimo Re, una bacheca contiene
l’originale del testamento del Duca di San Pietro, in un’altra sala
absidata è ospitato il sacrario con lunghi elenchi di nominativi incisi
sulle pareti. Immagini, medaglie e documenti ricordano la vita, e in
molti casi il sacrificio, di tante decine di migliaia di italiani che
per oltre tre secoli hanno indossato con onore gli alamari dei
Granatieri
Roberto Filippi
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