ex-@rt magazine |
|
|
UN ANTICO PALAZZO - UN NUOVO MUSEO Nella Roma della fine del '700 "papabraschi" era un termine per indicare le monete con impressa l'effigie del Papa Re in carica; per l'appunto Pio VI Braschi. Fu un pontefice dal regno lungo e tormentato, uomo di bell'aspetto e di fascino fu eletto papa nel 1775 e fu al centro della vita culturale di Roma, allora dominata dal neoclassicismo; fece erigere gli obelischi di Montecitorio e di Trinità dei Monti e costruire la nuova Sacrestia di San Pietro, ampliò in modo considerevole i Musei Vaticani e progettò numerosi lavori pubblici in vari luoghi dello Stato Pontificio tra cui il grande canale navigabile, adiacente all'Appia, nelle Paludi Pontine. Ebbe contrasti con l'Imperatore d'Austria ed il Granduca di Toscana per la loro politica riformatrice in materia ecclesiastica e poi con il governo francese nato dalla Rivoluzione. Nel 1798 fu fatto prigioniero dalle truppe di Napoleone che lo trasferì in Francia dove morì in esilio a Valence nel 1799. E' sepolto nelle Grotte Vaticane. Una sua opera molto nota è il Palazzo Braschi da lui fatto costruire per la sua famiglia nell'attuale piazza di San Pantaleo demolendo vecchi edifici di proprietà di un ramo degli Orsini. Architetto fu Cosimo Morelli che gli dette una impostazione neoclassica e costruì il monumentale scalone collocandovi molte statue antiche e adornandolo con decorazioni a stucco di soggetto mitologico. Gli appartamenti del primo e secondo piano hanno le mostre delle porte in marmi colorati antichi e i soffitti adorni di decorazioni in stucco e grandi affreschi di Liborio Coccetti pittore neoclassico a cavallo tra la fine del '700 e i primi decenni dell'800; si susseguono, purtroppo in gran parte nella parte ancora non restaurata, la sala di Orazio Coclite, la sala di Dioniso, la sala di Apollo, la sala Egizia, la Sala Cinese e al terzo piano una stanza con paesaggi della Campagna Romana e di Nemi, feudo dei Braschi. Costoro tennero il Palazzo, tra varie vicende, fino al 1871 alienandolo poi allo Stato che lo destinò al Ministero degli Interni; dopo il 1922 ospitò la Federazione Fascista dell'Urbe e nel 1944 fu sede del Fascio Repubblicano che vi istallò un reparto di polizia autonoma nota come "banda Bardi, Pollastrini, Franquinet" responsabile di arresti e torture. Dall'estate del 1944 fu occupato da 300 famiglie di sfollati che arrecarono danni gravissimi. Dal 1952 è stato destinato a sede del Museo di Roma. Chiuso al pubblico dal 1987 e ceduto dallo Stato al Comune nel 1990 è stato oggetto di grandi lavori di restauro statico e di interventi di adeguamento tecnico alle nuove normative con una spesa di nove milioni di euro e un impegno di tre anni; resta ancora da restaurare parte dell'edificio con una spesa prevista di altri quindici milioni. Il Museo di Roma fu fondato dal Munoz nel 1930 con sede nei locali dell'ex Pastificio Panzanella in via dei Cerchi e dopo la guerra fu trasferito in Palazzo Braschi; contiene circa centomila reperti dei tipi più svariati: dipinti anche di celebri autori, sculture, busti di pontefici, stampe, fotografie, abiti, oggetti vari, tutti relativi alla storia della città tra il '500 e l'800. Attualmente il Museo non è stato allestito dato che solo parte dei locali è visitabile ma in quelli disponibili sono esposti in una mostra chiamata "il Museo racconta la città", quattrocento opere tra quadri, sculture, incisioni, foto, mobili, costumi, che permettono una veloce panoramica della vita cittadina nei secoli passati. Le cinque sezioni in cui si articola la mostra presentano la storia di Pio VI e dei Braschi, i luoghi della città, esemplari di opere di vari artisti tra seicento e ottocento, una rapida escursione tra le vicende di alcune famiglie nobili, i Torlonia, i Barberini, i Brancaccio, i Rospigliosi. Completa una serie di foto della fine del XIX secolo. Interessantissima la ricostruzione , con gli originali affreschi staccati, dell'alcova di Palazzo Torlonia di piazza Venezia, demolito. Un ottimo lavoro fatto in attesa che anche il rimanente dei lavori venga portato a termine al più presto in modo da rendere visitabile l'intero Palazzo. Roberto Filippi |