ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 4
gennaio - aprile 2002

Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea




GAVINO GANAU: ACRILICI SU TELA
Dal 18 gennaio al 21 febbraio 2002

Roma
Via del Babuino 155/a
TADLAB conceptstore

Informazioni:
Tel. 06/32695130 - 02/29062710



LE IMMAGINI "SOSPESE" DI GAVINO GANAU

Al "Conceptstore"(sic) di via del Babuino, sorta di elegante bazar con oasi di tiepidi colori, acque fluenti, arredi, profumi ed altro che ne fanno un curioso e gradevole percorso, un piacevole labirinto frammisto ad angoli e spiazzi di un ermetico "salottierismo", espone i suoi dipinti il giovane Gavino Ganau. Dipinti che sono frammenti, anzi "sequenze" di storie, film, "spot" interrotti ed estrapolati dall'ininterrotto fluire che il Mago-Moloch-Video mostruosamente alluviona nei nostri occhi gonfi, giorno e notte, di debordanti "fiction". L'immagine video sorpresa e rivisitata, ridipinta nel suo sottolinearsi ora delirante e ossessivo, ora di riflessione surreale, richiama necessariamente agli elaborati video-pittorici di Schifano, dicendo poi subito che egli, Schifano, ingloba ed assimila l'immagine rubata con l'uso di rapide sottolineature cromatiche che ne esaltano ancor più l'aspetto espressivamente violento di continua intromissione visiva, bombardamento di un crudele immaginario collettivo che divora e annichilisce i delicati canali del nostro immaginario individuale. In Gavino Ganau l'operazione è sostanzialmente diversa: l'artista estrae e "sospende", dal fiume ininterrotto, il frammento ricomponendolo con il bisturi riflessivo della sua poetica personale. Visi, sfondi e paesaggi ridiventano possesso estetico e lirico di un uomo in cerca della sua realtà. Lo spazio suggerito è completamente ridipinto e approfondito nello spessore che sottintende nuove tridimensionalità, nuovi stupori che sono tutti dell'artista. Poeticità decantata e liberata dal contesto aggressivo dei "media" per diventare cronaca interiore, racconto esaltato dall'elegante malinconia dei bianchi dei neri e dei grigi, ricordo forse di vecchi films, ritorno allo "spleen" di meditati spazi esistenziali.

Luigi M. Bruno