ARCHEOLOGIA
VIOLATA
Dal 21 dicembre 2001 al 30 marzo 2002
Roma
Museo Nazionale di Castel S. Angelo
Castel S. Angelo
Lungotevere Castello 50,
Orari:
da martedì a domenica
9,00 - 19,00
Ingresso:
al costo di 6.50 euro (lire dodicimila)
valido per la visita del monumento, delle collezioni
permanenti e di tutte le esposizioni temporanee
Informazioni:
Tel. 06/6723763
Catalogo:
De Luca
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QUANTE OPERE
RECUPERATE
Il titolo della mostra è "Archeologia violata"
ma in stile Wertmuller andrebbe sottotitolata "ma
salvata dall'intervento dei prodi Carabinieri". Nei
suggestivi ambienti di Castel S. Angelo è stata
allestita una mostra che espone molte decine di reperti
archeologici scelti tra i migliori e più significativi
tra le decine di migliaia sequestrati dall'Arma nel corso
del 2001. Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio
Culturale, diretto dal Generale Conforti, si è, come al
solito, grandemente attivato per recuperare quei beni che
sono stati sottratti alla pubblica fruizione. I recuperi
riguardano beni culturali di ogni tipo ed epoca, dai
preistorici ai contemporanei, ma in questa mostra sono
esposti reperti archeologici per lo più di epoca arcaica
e di provenienza apula, magno greca, etrusca, con qualche
oggetto d'età romana. Il problema del saccheggio del
nostro patrimonio culturale è gravissimo e antico; per
limitarci all'archeologia sono ormai due secoli che
scavatori più o meno clandestini devastano il territorio
a cominciare da Luciano Bonaparte a Canino a Lord
Hamilton in Campania; in effetti il mercato del
bell'oggetto antico tira moltissimo e la richiesta di
reperti archeologici è sempre in aumento da parte di
ricchi collezionisti privati e musei stranieri senza
scrupoli. La domanda, accompagnata da buoni
corrispettivi, stimola il mercato dei falsi e spinge i
"tombaroli" a ricerche sempre più intensive.
Il loro effetto è devastante soprattutto per la storia e
la conoscenza della vita e dell'arte antica; gli
scavatori mirano alla ricerca del bel reperto di
prestigio e d'effetto, per raggiungerlo sventrano i vari
strati archeologici, alterano le stratigrafie,
distruggono reperti che giudicano di scarso valore; gli
scavi clandestini rendono difficili le successive
ricerche regolari, compromettono gli studi futuri su
tombe e siti abitati. Tutta l'Italia è interessata
dall'attività criminale dei cercatori clandestini che,
lungi dall'essere come una certa retorica li vuole,
poveri diavoli che tentano di sopravvivere, sono invece
il terminale di associazioni malavitose che scavano,
valutano, se necessario restaurano, tengono utili
contatti ed infine vendono a caro prezzo riuscendo
perfino a far espatriare i reperti, clandestinamente o
con documentazione contraffatta. Le regioni più
interessate sono la Puglia e il Basso Lazio dove è molto
frequente la presenza di tombe con ricchissimi corredi di
vasi dipinti e talvolta di oggetti di bronzo; sono le
zone abitate dagli Etruschi e dai Dauni, Apuli e Peucezi,
popolazioni fuori della sfera di influenza politica delle
colonie elleniche della Magna Grecia e della Sicilia ma
che apprezzavano grandemente la cultura greca e le sue
manifestazioni artistiche. Per secoli il commercio
importò in Etruria e in Apulia decine di migliaia di
vasi attici e corinzi destinati, per qualità e
delicatezza, a far parte del corredo funebre degli
esponenti delle classi più agiate; per i meno abbienti
officine locali riuscirono a produrre ottime imitazioni.
Quanto detto da l'idea della ricchezza, sia trovata sia
ancora da trovare, ma l'interesse scientifico non è
tanto di scoprire il bel vaso, i musei ne sono pieni,
quanto ricostruire il contesto sociale e artistico e
meglio conoscere storia e vita dei popoli del passato. In
mostra sono esposti numerosi bellissimi reperti dai nomi
strani e fascinosi: klyix, skiphos, lekitos, olla,
oinochoe, cratere, unitamente a lucerne, statuine di
terracotta votive, fibule in bronzo, armille, strumenti
chirurgici; completano la raccolta un paio di sarcofagi
romani di età imperiale, frammenti di statue ed una
interessante iscrizione funeraria di L. Neratius liberto
probabilmente di L. Neratius Priscus citato dalle fonti
come amico di Traiano. La visione di tanti begli oggetti
recuperati non nasconde però l'amarezza di saperli
decontestualizzati e praticamente muti, non si sa dove
furono trovati, cosa era loro vicino, che vicende hanno
avuto. Questo è il risultato dell'opera dei
"tombaroli". Comunque i Carabinieri e i loro
colleghi di Polizia e Finanza continuano a vigilare e ad
agire per ridurre al minimo il saccheggio dei beni
culturali. La mostra, al di là dell'esposizione di
splendidi oggetti, è un modo per ringraziare ed un
invito ad un sempre più proficuo lavoro. Il ricavato
della mostra sarà devoluto alle famiglie dei Vigili del
Fuoco deceduti a New York l'11 settembre scorso.
Roberto
Filippo
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