ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 3
settembre - dicembre 2001
Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea






ACQUERELLISTI ROMANI
DA PINELLI A PASCARELLA

Dal 6 al 20 dicembre 2001

Roma
Fondazione Besso
L.go di Torre Argentina, 11


Ingresso:

Dal lunedì al venerdì
10.00/13.00 - 14.30/18.30







ROMA IN ACQUERELLO

L'acquerello è una tecnica pittorica che si sviluppò nella seconda metà del '700 in Inghilterra con il grande pittore Turner e che si diffuse moltissimo nell'800 in tutta Europa. E' usata l'acqua distillata come solvente e agglutinante dei pigmenti colorati preparati con gomma arabica e glicerina; il supporto è la carta, il cui fondo bianco valorizza l'effetto di trasparenza dei colori e delle velature fluide e delicate. La carta deve essere preparata con soluzioni che la rendano idonea a ricevere i colori e i pennelli da usare sono di pelo di martora e vanno continuamente ripuliti; i dipinti sono delicati e non devono essere esposti alla luce diretta del sole. Come già detto, questa tecnica si diffuse rapidamente attraverso quadri di piccolo formato, generalmente di paesaggio, che decoravano le case borghesi dell'Europa ottocentesca. In Italia molti furono gli artisti che si dedicarono all'acquerello, tanto che a Roma, a metà secolo, si formò la Società degli Acquerellisti con lo scopo di valorizzare l'opera dei pittori soci. Roma ed il suo territorio erano spessissimo il soggetto dei dipinti in quanto sia gli angoli più pittoreschi dell'abitato sia le grandi distese, le montagne e le paludi si prestavano con i loro giochi di luce, gli scorci, le vedute ariose, ad essere riprese "en plein air". Accanto alla grande mostra al Museo del Corso, che espone opere, parte in acquarello, relative alla Campagna Romana, se ne apre un'altra più ridotta, ma altrettanto interessante, presso la Fondazione Besso e che con il titolo "Acquerellisti Romani da Pinelli a Pascarella" fornisce, attraverso una quarantina di opere, l'intero panorama della produzione romana in oltre un secolo, dal primo '800 al primo '900. In tutti si manifestano alcune caratteristiche comuni: l'immediatezza del sentire, il rapido fissaggio di quanto visto, la freschezza e la spontaneità dell'approccio, la chiarezza quasi di fiaba dei colori. Si comincia con Bartolomeo Pinelli e con il figlio Achille, anch'egli pregevole artista anche se di fama inferiore al padre, e si prosegue con i due Coleman, padre e figlio, l'uno inglese l'altro romano, cantori aulici della solenne e tragica bellezza della Campagna Romana, e poi Onorato Calandi, Amedeo Bocchi, Pio Joris fino ad Aristide Sartorio, di solito impegnato in pitture storiche, e che talvolta si permetteva divagazioni intimistiche. Seguono Corrodi e Cambellotti, tanto innamorato dei dintorni di Roma da unirsi ad altri artisti, come la poetessa Sibilla Aleramo, per fondare scuole per i figli dei poveri abitanti della campagna. Infine il grande cantore della Roma Sparita: Ettore Roesler Franz, a volte accusato di essere solo un accurato fotografo, che ci ha lasciato una grande documentazione sulla Roma in rapida evoluzione tra la fine dell'800 e l'inizio del '900. I suoi delicati acquerelli si impongono per la scelta delle cromie e l'attenzione agli effetti di luce che avvolge il paesaggio e permea il colore. Una mostra piccola ma interessante, che va dal neoclassicismo pinelliano alla Società degli Acquerellisti, ai XXV della Campagna Romana, al realismo borghese di fine ottocento, al decadentismo dannunziano della Roma umbertina.

Roberto Filippi