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NOSTALGICO ERTE' Dopo la sagra dannunziana il museo del Corso propone una retrospettiva dedicata ad Erté, pseudonimo di Romani de Tirtoff (1882-1990), artista russo ma parigino d'adozione; celebre disegnatore, costumista, scenografo, legò il proprio nome e la sua opera agli anni ruggenti del Decò e vi rimase legato praticamente per tutta la vita. Ben presto si affermò come disegnatore di moda per il grande sarto Paul Poiret, pittore di gouaches, autore di copertine per riviste di moda come La Gazette du Bon Ton, Cosmopolitan, Harper's Bazar, Ertè non disdegnò ulteriori esperienze artistiche che lo porteranno ad essere creatore di deliziosi gioielli e bizzarre sculture: traduzione tridimensionale delle emblematiche figurine femminili, scherzosamente avveniristiche, affezionate all'idea di una femminilità a metà tra la civetteria stile Settecento e il fascino drammatico e ferino della femme fatale. Così vestì donne, ballerine ed attrici famose, caratterizzate da costumi audaci ed esuberanti, arricchite da gioielli ed acconciature fantasiose in un turbinio caleidoscopico di lustrini e piume, secondo la moda dell'epoca. Ertè rimase legato tenacemente - come si diceva - al periodo storico che ne decretò il successo e la notorietà: Gli anni Venti del Novecento che segnarono il definitivo passaggio della cultura europea, gravida di languori ottocenteschi della Belle Epoque, all'epoca moderna. La produzione proposta al grande pubblico è costituita essenzialmente da riproposizioni e variazioni sul tema relative agli anni '70 e '80, sempre pregevoli ma inevitabilmente svuotate dal loro pregnante contenuto storico. Echi del passato che stancamente denunciano l'eclissi di un mito - quello di Erté - che sopravvisse a sé stesso. Le sue donnine effimere, veri e propri personaggi in cerca d'autore, fluttuano nel limbo esistenziale dei ricordi, patetiche e dolcemente circensi nella loro dirompente carica provocatoria che oggi invita al sorriso.Altri tempi. Sarebbe stato opportuno approfondire la produzione iniziale, verificarne influssi e sottolinearne l'originalità in un contesto artistico internazionale che vede l'artista russo operare contemporaneamente a personalità artistiche francamente più grandi e originali. E veniamo all'allestimento, fiore all'occhiello dell'organizzazione. Il progetto è stato concepito da Frank Watson, coadiuvato dallo scenografo di Hollywood Tony Walton. Ideato con l'intento di coinvolgere il pubblico, prenderlo per mano e accompagnarlo nella macchina del tempo fra gustosi siparietti Art Decò; dietro le quinte di un teatro alla moda o fra eleganti ambienti salottieri esclusivi e palpitanti dove gli attori recitano il rito sterile di esistenze dileguate e dissipate. Del resto è ormai consuetudine del Museo caratterizzare esternamente, con ricche scenografie, il contenuto della mostra in oggetto. Per l'occasione due scultoree donnine incorniciano il portale e invitano i passanti a varcare la soglia. Imbonitrici mute e vanamente declamatorie degne del migliore lùna park, offrono il loro fascino avvizzito in cambio di qualche minuto d'attenzione. Entrino, entrino . Roberto Cristini |