ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 3
settembre - dicembre 2001
Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea




GENTI IN ARME
Aristocrazie guerriere nella Basilicata antica

Dal 6 luglio al 21 ottobre 2001

Roma
Museo Baracco


Visite guidate alla mostra:

6 luglio - 26 luglio
martedì ore 17.30
giovedì ore 17.30

3 settembre - 21 ottobre
martedì ore 17.30
giovedì ore 17.30
domenica ore 10.30

Per informazioni e prenotazioni:
06/68806848

Biglietto:
intero L. 10.000, ridotto L. 8.000

Catalogo: De Luca





L'ARISTOCRAZIA DELLE ARMI

"Genti in arme"; non é il titolo di un giornale che parla di eventi in Macedonia o in Cecenia, ma quello di una mostra che si tiene al Museo Barraco. E' la quarta e l'ultima di una serie organizzata dal Comune di Roma e alla Regione Basilicata e aventi lo scopo di far conoscere le popolazione lucane dall'età del Bronzo all'inizio della colonizzazione romana. Dopo mostre dedicate al culto dell'acqua, al vino e a1 convivio all'ornamento e al lusso, si parla ora delle armi e delle aristocrazie guerriere. La regione, in gran parte montuosa, fu colonizzata lungo le coste sin dall'VIII secolo a.C. dai Greci mentre da nord scendevano popolazioni di stirpe italica dette poi Lucani; le due etnie avranno un rapporto fortemente dialettico con frequenti scontri che portarono i Lucani. ad impadronirsi della colonia greca di Poseidonia, chiamata poi dai Romani Paestum, e a combattere con successo contro Crotone e Taranto. Alleati dei Romani contro i Greci passarono dalla parte di Pirro e di Annibale nelle guerre successive. Duramente puniti decaddero gravemente mentre la malaria si istallava sulle coste e la Lucania, così chiamata dai Romani forse per la presenza di folti boschi ,"lucus", visse una vita oscura prima sotto l'impero romano e poi sotto quello bizantino da cui trasse l'attuale nome di Basilicata che ricorda quello del "basileus", l'imperatore di Costantinopoli. Pur lottando per secoli contro i greci, i lucani subirono profondamente l'influenza ellenica e la loro civiltà fu in gran parte modellata dalla superiore civiltà greca che spadroneggiò soprattutto nel campo degli oggetti di lusso particolarmente ricercati dalle popolazione delle montagne che cercavano di procurarseli col commercio o con la rapina. Come quasi tutte le altre popolazioni italiche preromane non abbiamo resti di edifici civili o pubblici, rimangono solo poche rovine di templi e moltissime tombe che, uniche, ci permettono di ricostruire la vita di queste popolazioni che sono passate per la storia quasi senza lasciare tracce in quanto generalmente prive di scrittura. La mostra attraverso cinque sezioni ci evidenzia un particolare aspetto della civiltà dei Lucani, o almeno della classe dirigente; le armi e il loro significato nella vita sociale. Attraverso vasi greci o di imitazione vengono presentate le immagini dì guerrieri, di armi, di cavalli, di carri. Armi di bronzo e di ferro vengono esposte nella seconda sezione mentre nella terza, che riguarda tombe e vita sociale nel VI secolo appaiono armamenti provenienti da sepolture della colonia greca di Metaponto e di popolazioni daune e lucane testimonianti il grande interscambio tra le due civiltà. L'emergere di aristocrazie militari originate dalle guerre con condottieri stranieri e poi con i romani è in mostra nella quarta sezione. La guerra portava la morte e per esorcizzarla i guerrieri offrivano in voto alla divinità armi vere o miniaturizzate; esempi di questo costume sono esposti nell'ultima sezione di una mostra piccola ma interessante. Qualche informazione sul Museo Barraco: il palazzetto fu fatto costruire nel 1523 da un alto prelato francese che lo adornò con i gigli di Francia erroneamente scambiati dal popolino per i gigli dei Farnese da cui il nome di Farnesina dei Baullari". Passò di mano in mano per secoli finché, a fine '800, fu acquistato dal Comune che ricostruì, in stile la facciata su Corso Vittorio Emanuele in quanto, per l'apertura della strada, erano stati demoliti edifici appoggiati alla Farnesina. Nel 1947 vi fu accolto il Museo Barraco la cui sede era stata abbattuta nel 1938 per l'apertura dell'accesso all'attuale ponte Amedeo d'Aosta. Il museo era stato fondato a fine '800 dal senatore e barone calabrese Giovanni Barraco che raccolse una piccola ma pregevole collezione di reperti di antiche civiltà. Nei sotterranei sono stati scoperti i resti di una casa romana della tarda antichità di cui rimane un cortile porticato con alcune colonne.

Roberto Filippi