CARAVAGGIO
E I GIUSTINIANI
Dal 26 gennaio al 15 maggio 2001
Roma
Palazzo Giustiniani
Via Giustiniani 11
Orari:
da domenica a mercoledì 9.30-21
da giovedì a sabato 9.30-23
Ingresso: L.15.000
sabato, domenica e festivi L. 17.000
Informazioni e prenotazione:
singoli: tel. 0329/5257100
gruppi: tel. 06/70306078-79-80
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IL COLLEZIONISMO SEICENTESCO
Cosa accade dal 26
gennaio a Palazzo Giustiniani? Come per incanto
spariscono senatori ed impiegati, commessi e funzionari,
al loro posto si materializzano severi gentiluomini
vestiti alla spagnola, con collari di pizzo bianco e
spada al fianco, gentildonne dalle vesti ampie e
sontuose, valletti in livrea e si intravede anche l'abito
purpureo di qualche cardinale; dalle pareti pendono
quadri grandi e variopinti con scene mitologiche o
religiose con forti chiaroscuri che brillano al lume
delle torce. Come per magia, negli uffici di un edificio
del Senato, sono tornati i Giustiniani e con essi la
grande quadreria che era l'orgoglio della Roma secentesca
e l'ammirazione di tutta l'Europa colta. Con un improbo
lavoro i curatori della mostra che espone i quadri hanno
seguito le loro tracce per musei e collezioni di tutto il
mondo e, sia pure per poco tempo, sono riusciti a
riportarli a Roma e a ricreare, per un attimo breve come
un sogno, la quadreria nobiliare dei suoi tempi migliori.
I Giustiniani, di origine genovese, sin dal medio evo
ebbero la signoria dell'isola greca di Chio che era al
centro del loro impero commerciale finchè, nel '500,
l'invasione turca li scacciò; vennero a Roma e
reinvestirono le loro ricchezze nella terra divenendo
grandi proprietari fondiari; grazie ad un loro parente
cardinale entrarono nella nobiltà romana e si
costruirono, alla fine del XVI secolo, il loro palazzo
immediatamente dietro Palazzo Madama. Collezionarono
innumerevoli opere d'arte classica giungendo ad avere
oltre 1500 tra statue e bassorilievi e si dettero anche
alla raccolta di quadri sia del passato che di giovani
artisti contemporanei che protessero e aiutarono. I due
capostipiti, e più illustri membri del ramo romano della
casata, furono il marchese Vincenzo ed il cardinale
Benedetto, quest'ultimo, con i suoi colleghi Mattei e
Crescenzi, anch'essi finì intenditori. d'arte, fece
parte del gruppo dei moderati di curia tendenti ad
applicare la controriforma cattolica in modo conciliante
e si oppose ai rigoristi che poi ebbero la meglio.
Vivacissima la personalità del marchese Vincenzo,
finanziere, diplomatico, cultore di scienze,
corrispondente del Galilei, alchimista, grande
collezionista d'opere d'arte e scopritore e valorizzatore
di talenti. La raccolta Giustiniani, che arrivò ad avere
circa 600 dipinti, comprendeva sia opere di autori
cinquecenteschi come il Veronese e Lorenzo Lotto sia
opere di pittori del '600 tra cui Carracci, Poussin, Luca
Cambiaso. Colonna della quadreria era il Caravaggio di
cui erano esposti nelle sale del palazzo più di quindici
dipinti alcuni dei quali rifiutati da altri committenti e
acquistati dal marchese Vincenzo, anticonformista di
sicuro intuito. Ai primi dell'800, con l'estinguersi del
ramo romano della famiglia, la quadreria e la raccolta di
anticaglie si dispersero per l'Europa ed in parte
finirono a Berlino nelle raccolte del re di Prussia. Con
una indagine paziente i curatori della mostra hanno
seguito la traccia delle varie vendite dei quadri
riuscendo a ritrovarne buona parte e a riportarne a Roma
una settantina facendo rivivere il sogno della
ricostruzione della quadreria. Purtroppo alcuni quadri,
fra cui dei Caravaggio, sono andati distrutti a Berlino
negli ultimi tumultosi giorni della guerra. Tornano
comunque molti capolavori dell'artista, "l'amore
vincitore", "il suonatore di liuto",
"l'incoronazione di spine", "S.
Gerolamo" e "l'incredulità di. S.Tommaso"
con l'impressionante dito del santo nel costato di
Cristo. Accanto a loro opere di Valentin de Boulogne, del
Ribera, di Bartolomeo Manfredi, di Cecco del. Caravaggio,
di Luca Cambiaso, di Bernardo Castello, dei Carracci, del
Poussin, del Cavalier d'Arpino. Tutte le scuole della
prima metà del '600 sono rappresentate in un suggestivo
alternarsi di caravaggeschi e classicisti che dimostra il
grande amore per l'arte ed il sicuro gusto estetico dei
fratelli Giustiniani. A testimonianza della scomparsa
raccolta di anticaglie accolgono il visitatore una Hestia
di marmo, ora di proprietà Torlonia, ed un Cristo
proveniente da una chiesa di Bassano Romano, feudo dei
Giustiniani, ora ritenuto opera di Michelangelo e che
sembra sia l'originale, scartato per un difetto del
marmo, del Cristo portacroce che sta in S. Maria sopra
Minerva. Inoltre incisioni, disegni, documenti, aiutano
il visitatore a comprendere l'importanza e la suggestione
della grande collezione Giustiniani, una delle più
importanti nel pur affollato contesto delle raccolte
principesche romane. Un'occhiata anche al contenitore, il
Palazzo, abitualmente chiuso al pubblico e visitabile per
l'occasione. Dopo Roma la mostra si trasferirà a Berlino
nell'Altes Museum dove i quadri, acquistati nel 1830,
vennero esposti per la prima volta in Prussia .
Roberto
Filippi
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