ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 1
gennaio - aprile 2001
Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea



GIOVANNI BATTISTA PIRANESI 1720-1778
Vedute di Roma dalla collezione Eugen Brüschwiler



Nettuno (Roma)
Forte Sangallo
Dal 17 dicembre 2000 al 11 febbraio 2001
Orari: 9,30 - 12,30 e 16,00 - 19,30
chiuso lunedì

Ingresso gratuito
Tel.: 06/98889237 fax 06/9880972
www.comune.nettuno.roma.it


PIRANESI SBARCA A NETTUNO

Giovanni Battista Piranesi è nome noto a tutti: le sue stupende vedute di Roma sono state esposte in tutto il mondo: Venezia, Londra, Parigi, New York. Stavolta le ritroviamo vicino Roma, nel Forte Sangallo di Nettuno, per iniziativa di un collezionista privato e del Comune di Nettuno. La fortezza restaurata ormai è una sede museale ed espositiva qualificata, e la cura scientifica di questa mostra si deve a Claudio Strinati, che insieme a Rosanna Barbiellini Amidei, Claudia Tempesta e Antonella Pampalone compone il comitato scientifico. L'allestimento è di Clemente Marigliani. Il catalogo comprende alcuni saggi e le riproduzioni delle settantadue vedute, complete di schede storiche e scientifiche. Infine, durante il periodo di esposizione si svolgeranno giornate di studio specializzate.
Le vedute ora esposte si riferiscono all'edizione romana del 1764. La prima risale al 1756, ma Piranesi aveva già costruito la sua fama europea almeno dieci anni prima. Giunto a Roma da Venezia nel 1740 come disegnatore, diviene allievo dell'incisore Giuseppe Vasi, attivo a Roma già dal 1736. Fra il 1745 e il 1750 collabora all'edizione delle Varie vedute di Roma antica e moderna incise da celebri autori… , alla Pianta di Roma del Nolli, per affermarsi come incisore delle Antichità romane de' tempi della Repubblica e de' primi imperatori e delle Carceri d'invenzione. Le Vedute di Roma escono dai torchi nel 1756 in quattro tomi in-folio con 216 tavole in calcografia. Fra il 1756 e il 1760 Piranesi produce il trattato Della Magnificenza ed architettura de' Romani, 212 pagine di testo e 40 incisioni. Fra le altre produzioni, dal 1770 al 1778 ristampa e amplia la collezione delle Vedute di Roma, che rimane la sua opera più nota.
Piranesi non era il primo che, all'interno della cultura del Grand Tour, illustrava e interpretava Roma, una città dove i netti contrasti fra la stupenda città rinascimentale e barocca e un'antichità monumentale ormai ridotta a paesaggio offrivano da tempo facile ispirazione ad artisti italiani e stranieri. Cambia però - è il caso di dirlo - la prospettiva. Quello che era stato finora quinta di teatro, oggetto di studio, occasione per pensieri morali o l'inizio di un'archeologia scientifica, con Piranesi subisce un'amplificazione - un augmentum - e allo stesso tempo una fusione ideologica unica nel suo genere. Da un lato i monumenti - anche quelli d'invenzione, come le Carceri - assumono un aspetto assolutamente grandioso, persino esagerato. Ma dall'altro la Roma antica si fonde con quella moderna in un unicum estetico che e di fatto ne annulla lo scarto cronologico. Tale impostazione insieme filologica e visionaria non poteva essere capita da artisti descrittivi come van Wittel o Panini, contemporanei di Piranesi, ma fu compresa immediatamente da chi riconosceva d'istinto la dimensione fisica e morale di una città che fonda tuttora la propria identità dalle radici della sua storia antica; discorso che a Roma vale più che in ogni altro posto d'Europa. L'estetica di Piranesi non è dunque più illustrazione, ma interpretazione: l'incisore stesso definisce "ruine parlanti" quanto vede e ritrae, intuendo forse per primo che Roma è una città stratificata. Nelle architetture moderne coesistono quelle antiche; lo scavo archeologico - iniziato seriamente proprio all'epoca di Piranesi - non deve mai scendere di molto per far coesistere la città antica con quella moderna. Pur nella fuga prospettica verso l'esterno, tanto tipica di Piranesi, l'immagine urbana è immanente, metafisica. La memoria serve dunque per fondare il presente, dove gli esseri umani sono come schiacciati dall'imponenza di un compito immane: essere gli eredi della Roma antica.

Marco Pasquali