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Roma |
L'ARTE
ITALIANA ALLA PROVA Frutto della collaborazione fra due grandi istituti museali: la Galleria d'Arte Moderna di Roma e il Musée d'Orsay di Parigi, l'esposizione è stata progettata per far conoscere in Francia questo periodo dell'arte italiana. Una occasione per rileggere sotto diverse angolazioni e con nuovi spunti riflessivi, tensioni spirituali e contraddizioni della nostra cultura figurativa di fine secolo a confronto con il decadentismo estetizzante ed il simbolismo europeo e più in generale con "l'arte nuova" che sta cambiando il volto del vecchio continente. 100 opere esposte, tra dipinti e sculture, alle quali sono state affiancate un nutrito gruppo di fotografie d'epoca. Il periodo esaminato coincide per l'Italia con la recente unità nazionale che favorirà il processo di modernizzazione e industrializzazione del paese diviso fra un ceto dominante, aristocratico e latifondista e l'altro subalterno, artigiano e agricolo, divisi da profondi contrasti e insanabili disparità. Gli artisti non mancheranno di sottolineare, ognuno a proprio modo, questo nuovo clima che si va instaurando nella società. Giuseppe Pellizza, Morbelli , come il primo Balla e Boccioni, sono impegnati nella descrizione di una Italia "minore" ed emergente, osservata con sottile spirito indagatore procliva a certo pietismo populista. Dall'altro versante, accanto alla magniloquente mitografia di Aristide Sartorio, si muovono artisti come Previati e Segantini; sensibili più di altri alle tematiche decadenti e simboliste, tendenti alla citazione poetica e letteraria. Pittura ritualistica e ieratica quella di Previati, didattica e dal forte contenuto moraleggiante quella di Segantini, il quale alterna splendide vedute valligiane, allusione ad una Italia "limitrofa", agreste e bucolica, a veri e propri j'accuse dal le tinte profetiche ed apocalittiche (si veda il ciclo relativo alle "cattive madri"). Procedendo sempre per contrasti, all'opera di Francesco Michetti che privilegia gli aspetti reconditi della cultura contadina in bilico tra religiosità pagana e cristiana, ecco gli "intellettuali" del pennello come Boldini e De Nittis; attratti dalla raffinata e garbatamente ostentatrice società della Belle Epoque, quella, per intenderci, che guarda alle grandi capitali europee e freme al pensiero del progresso inebriante vissuto nei salotti esclusivi. Su tutti passano inesorabili e dissacranti i cicloni interventisti degli spiriti marinettiani. Sul versante della scultura, accanto ai collaudati professionisti della retorica monumentale e patriottarda, si muovono personaggi come Bistolfi, portavoce dei languori liberty ma soprattutto artisti di "frontiera" come Wildt e Medardo Rosso. Quest'ultimo con la "scultura impressionista", è alla ricerca conflittuale dell'attimo fuggente: dell'istante che si percepisce con lo spirto ed il pensiero a scapito della pura visibilità di forme definite, tendenti ad esaurirsi nel momento stesso della percezione. Da segnalare la mostra dossier di stampo letterario dedicata a D'annunzio: "da Roma bizantina ai successi di Parigi" e un ciclo di filmati d'epoca. Roberto
Cristini |