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RIVOLUZIONE VEDOVA
Dal 5 maggio al 26 novembre 2023
Museo del ’90
Mestre
Curata da Gabriella Belli e allestita dallo Studio Alvisi Kirimoto
Promossa e organizzata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova con M9 -
Museo del ’900
Catalogo Marsilio
Informazioni:
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Una messa in
scena: la Rivoluzione Vedova
Spesso venendo a Venezia, ho
visitato le due sedi alle Zattere: il Magazzino del Sale e lo Spazio
Vedova. Spazi grandi che hanno sempre dato degna visibilità delle grandi
opere dell’artista veneziano.
All’M9 di Mestre, l’allestimento, definito ‘scheggia’, ha superato di
gran lunga gli spazi che sono nella città lagunare.
Prima di scrivere sulla mostra di Vedova (1919 – 2006), è doveroso
parlare anche del Museo, che a Mestre è stato inaugurato nel 2018, dalla
Fondazione di Venezia e che è l’unico museo in Italia dedicato
interamente alla storia del Novecento.
Attraverso una rete di centocinquanta archivi e biblioteche italiane e
internazionali, sono esposte fotografie, quotidiani, riviste, poster e
materiali pubblicitari, incisioni radiofoniche, film e documentari,
programmi televisivi, dove viene raccontata la storia del Novecento in
un ideale viaggio nel tempo.
Gli spazi dell’M9 sono davvero ampi e l’allestimento degli ideatori del
progetto: studio Alvisi Kirimoto, Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Silvia
Rinalduzzi, per questa esposizione sul mondo di Emilio Vedova, si sono
avvalsi degli oltre milletrecento metri quadrati dando forma a una vera
e propria esplosione della sua opera. Seguendo le direttive della
curatrice, Gabriella Belli, hanno suddiviso la struttura centrale in tre
scenari inerenti i cicli delle opere esposte: ‘…in continuum’,
‘compenetrazioni/traslati ’87-‘88’, ‘plurimi’, ‘dischi e tondi’. Nelle
pareti, le opere sono intese come delle punteggiature.
Si può affermare, senza avere timore di essere smentiti, che la mostra è
‘un’opera nell’opera’ del grande creatore veneziano.
Appena si entra è come se si venisse risucchiati da centodue dipinti in
un’unica soluzione.
I bianchi, i neri, i rossi, qualche azzurro, opere che vivono ancora di
più in questo meraviglioso spazio che tanto sarebbe piaciuto al Vedova.
Vivono non solo per la loro gestualità con le quali sono state
inventate, ma anche per il colore e aggiungerei pure per l’aura che
emanano, ancor più messa in evidenza dall’ottimo allestimento.
Interessante visione per chi lo vuole.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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