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2022

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La Biennale di Venezia 2022
59. Esposizione Internazionale d’Arte
Il latte dei sogni
23 aprile – 27 novembre 2022

Giardini – Arsenale Giardini
Venezia

Catalogo La Biennale di Venezia

Informazioni:
https://www.labiennale.org/it

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Biennale Arte 2022: Aspettando di vederla

Prima ancora di vedere la Biennale Arte, sono rimasto incuriosito dalla breve guida che ne illustra per sommi capi tutte le esposizioni. La rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra gli individui e le tecnologie, la connessione tra i corpi e la Terra. Sono queste le tre aree tematiche della nuova Biennale 2022 di Venezia. Tra il Padiglione Centrale, quello per intenderci dei Giardini e dell’Arsenale, sono esposte le opere di duecentotredici artiste e artisti contemporanei.
Il titolo della mostra è stato preso a prestito dal testo per bambini di Leonora Carrington (1917 – 2011), dove l’artista surrealista racconta storie oniriche di creature particolari al punto da terrorizzare grandi e piccini.
La curatrice della cinquantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale, Cecilia Alemani, ha potuto scegliere gli autori attraverso Internet, insieme al Presidente Roberto Cicutto. Lo hanno fatto visitando virtualmente centinaia di atelier di artisti di tutto il mondo, dando sicuramente una percezione altra di quella che sarebbe stata una visita dal vivo. Una volta si andava negli studi degli artisti, respirando l’aura di un ambiente davvero diverso da una realtà virtuale. Ma… i tempi sono cambiati.
Scriverò poi, dopo aver visitato direttamente la Biennale, le mie impressioni che per ora si avvalgono solo dei commenti della breve guida a disposizione.

L’interrogativo che si pone la Alemani è rivolto al cambiamento della definizione di umano. Una divisione nel mondo che passa dall’ottimismo tecnologico e lo spettro di una totale presa di controllo da parte delle macchine attraverso l’automazione e l’intelligenza artificiale. Molte artiste e artisti celebrano un nuovo rapporto con il non-umano, con l’animale e con la Terra.
Questa Biennale si svolge tra il Padiglione Centrale e i Giardini, le Corderie, gli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini. Lungo il percorso espositivo, tra il Padiglione Centrale e le Corderie, cinque piccole mostre concepite come capsule con le esperienze di artiste e artisti contemporanei.
Ai Giardini nel Padiglione Centrale, Katharina Fritsch, della Germania, annulla i confini tra l’ordinario e il perturbante, risvegliando ricordi infantili di racconti religiosi, favole e miti. Sculture pensate per progetti di arte pubblica. Esposto un imponente elefante con ogni piega e ruga del corpo. Andra Ursuta, della Romania, espone calchi del suo stesso corpo che evocano la vulnerabilità della forza umana. Le sue recenti sculture, corsetti, fibbie e ossa si trasformano nei componenti tecnici di un corpo cyborg in mutamento. Rosemarie Trockel che vive a Berlino, imita le forme dei dipinti astratti enfatizzandone i clichè di genere. Opere in lana che offrono un giudizio tra la rappresentazione visiva e la mercificazione dell’arte.

La prima delle cinque capsule - ‘La culla della strega’, presenta opere di artiste delle avanguardie artistiche tra cui Leonor Fini, Carol Rama, Leonora Carrington e altre. Le artiste comprese in questa prima capsula adottano i temi delle metamorfosi, dell’ambiguità per contrastare il mito dell’io cartesiano, respingendo l’idea dell’Uomo come centro del mondo. Nei loro quadri, i manichini, le bambole, le marionette e le maschere sovvertono i luoghi comuni sessisti.
Eileen Agar, dall’Argentina, suggerisce la somiglianza tra le linee sinuose di una roccia e le rotondità di un fondoschiena umano. Proveniente dalla Germania è Gertrud Arndt, artista più indipendente tra i membri della Bauhaus, con il suo lavoro davvero interessante. In questa sezione compare un filmato su Josephine Baker dalla Francia.
L’artista italiana Benedetta Cappa è presente con il suo primo testo ‘Le forze umane: romanzo astratto con sintesi grafiche’.
Esponente del ‘Secondo Futurismo’ con il marito Filippo Tommaso Marinetti, la sua produzione letteraria è piuttosto una verbo-visiva con componimenti dalle libere parole e sintesi grafiche.
La francese Claude Cahun realizza autoritratti che distorcono le rappresentazioni di genere pensate con la sorellastra Marcel Moore. Sono le mitologie personali che rappresentano il micro-macro cosmo della britannica Leonora Carrington a costruire un universo di letteratura magica, alchemica, astrologica e cabalistica.
Proveniente dall’India, Ithell Colquhoun elabora sensuali forme di genitali attraverso i suoi dipinti. Le forme sono inserite in paesaggi per arrivare all’esplorazione di rapporti spirituali femminili. Diverse incisioni su fondo nero, che ritraggono l’artista francese Valentine De Saint Point nella nuova forma di danza definita Metachoire (dal greco: oltre il coro) sono presenti in questa sezione, come lo sono anche le illustrazioni delle francesi Lise Deharme e Rachilde, raffiguranti corpi nudi e androgini. Leonor Fini di Buenos Aires, è interessata al macabro. Cerca di raffigurare la Donna nuova o Neue Frau in un equilibrio tra maschile e femminile. Lo farà in numerosi dipinti con l’immagine della figura mitologica della sfinge ibrida.
Altre artiste sono da mensionare, ma lo farò dopo aver visitato l’esposizione.

Nel passare alla seconda capsula – ‘Corpo Orbita’, sono raccolte artiste scrittrici del XIX e XX secolo. Forme espanse testuali e pratiche della differenza caratterizzano il loro lavoro. Una scrittura intesa come pratica corporea e spirituale.
Tomaso Binga, Ilse Garnier e Mary Ellen Solt usano la poesia concreta interrompendo il rapporto tra prosa tradizionale e narrazione classica. Diversamente Sister Gertrude Morgan e Minnie Evens eseguono quadri e disegni per veicolare visioni, sogni e allucinazioni. In Djuna Barnes, Joyce Mansour e Unica Zürn considerano mondi alternativi attraverso lingua e cultura sul maschile. Tra le tante artiste, l’italiana Chiara Enzo esegue corpi frammentati da dettagli disadorni, mentre l’opera figurativa di Paula Rego del Portogallo, porta in rilievo l’esperienza femminile in un mondo segnato dai conflitti. Altra artista italiana, Carla Accardi, elabora una filosofia per l’astrazione artistica. La russa Sonia Delaunay sperimenta il ritmo, il movimento, la profondità.

Nella terza capsula: ‘Tecnologie dell’incanto’, aderiscono artiste attraverso la loro creazione, così detta, ‘programmata’. Usano materiali e tecnologie come il neon e il plexiglas di Laura Grisi, gli specchi e i vetri illuminati di Nanda Vigo, le tavole magnetiche di Grazia Varisco. Un confine tra la tecnologia e l’individuo, un’arte riconcepita come, per l’appunto, tecnologia dell’incanto.

La quarta capsula è strutturata come un insieme di recipienti in varie forme: reti, borse, uova, gusci, ciotole, scatole con i loro legami simbolici, spirituali o metaforici.

Nella quinta capsula – ‘La seduzione del cyborg’, fa da protagonista la combinazione di cibernetico e organismo raccolto nel termine ‘cyborg’. Artiste che creano immagini della mediazione dell’io con gli apparati tecnologici. Di queste artiste, la curiosità mi spinge a scrivere della polacca Alexandra Exter che attinge al Costruttivismo, al Cubismo o al Futurismo. Anche Anu Pöder dell’Estonia sarà interessante vedere. I suoi manichini e bambole la portano a rappresentare fantasie di cyborg. I dipinti di Louise Bonnet, dalla Svizzera, raffigurano corpi che faticano ad essere contenuti nelle grandi tele.

La cinquantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale, comprende ovviamente le partecipazioni nazionali ai Giardini e all’Arsenale, dove sono distribuite le ‘capsule’, all’Arsenale anche il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate e la Biennale College Arte. Le esposizioni in città sono distribuite dalle partecipazioni nazionali al Forte Marghera fino agli eventi collaterali.
Come sempre una mostra tutta da vedere e per me ancora da scoprire, che produrrà ulteriori commenti.

Buona e profonda visione per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre




 

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