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2022

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Maddalena
Il mistero e l’immagine
Dal 27 marzo al 10 luglio 2022

Musei San Domenico
Forlì


Informazioni:
tel. 0543/36217

Curatori:
Cristina Acidini, Paola Refice, Fernando Mazzocca

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Una Maddalena dai diversi risvolti umani

Cosa abbia spinto i curatori della mostra, Maddalena il mistero e l’immagine, nel pensare la sua realizzazione, va al di là del vero senso iconografico testimoniato da circa duecento opere. Senza dubbio Paola Refice, Cristina Acidini e Fernando Mazzocca, da curatori, si saranno interrogati sulla figura emblematica di Maria Maddalena.
Una peccatrice che si pente, una peccatrice che nei commenti delle Sacre Scritture è considerata una prostituta. Questo spiega l’alone sensuale che gli artisti, soprattutto del Seicento, la rappresentano spostando il concetto sulla spiritualità.
È la figura di una Donna, strettamente legata alla vita e alla morte di Gesù di Nazareth: dalla morte in croce alla sepoltura, dalla scomparsa del corpo, fu Lei infatti a vedere per prima la tomba vuota del Cristo, all’annunciata resurrezione.
La sua complessità la porterà a testimoniare un vero pentimento, ben al di là del suo essere in passato una peccatrice.
Una esposizione questa che ci pone interrogativi, non solo sulle opere esposte, ma anche sulla questione del pentimento nel nostro animo.

Attraverso le tante opere suddivise in dodici sezioni, si passa in rassegna la storia dell’arte, la storia dell’Uomo, dalle sculture lignee dei Crocefissi ai dipinti delle deposizioni. Dal compianto del Cristo morto al tema biblico del Noli me tangere.
La presenza della Maddalena ne fa un fil rouge, la sua immagine è la testimonianza della storia avvenuta sulla presenza umana del Cristo. Si passa così da Crivelli, Masaccio, Bellini, Tiziano, Veronese, De Chirico fino ad arrivare a Bill Viola.
L’arte, la letteratura, il cinema sono state, nei confronti della Maddalena, come uno specchio che ne riflettesse, non solo la sua immagine ma anche la nostra nel guardarla, ponendoci vari interrogativi sulla profondità del suo pentimento.
D’altronde come afferma Gianfranco Brunelli, figure così contrastanti fra loro ce ne sono state, simboleggianti il peccato e il pentimento, la fedeltà e la sofferenza, l’amore.
Di particolare interesse l’opera di Arnold Böcklin dove la corposità materica, la luce morbida e l’impasto dei colori nella ‘Maria Maddalena penitente’, sono utilizzati per riportare soprattutto l’aura della figura muliebre dallo sguardo perso nel vuoto. Nella decima sezione ‘Espressioni novecentesche: la protesta e il dolore’, i dipinti di Previati, Morelli, De Carolis e Melotti, tra i tanti rappresentati, mettono al centro l’elemento drammatico della figura della Maddalena, facendone la protagonista della scena, dove solo in secondo piano appare la Crocifissione del Cristo. In Gaetano Previati - Le tre Marie ai piedi della Croce – è presente una rilettura del mistero sacro, attraverso una spiritualità nuova viene rivisitata l’immagine del femminile nella così detta iconografia cristiana; ‘dipinge con animo religioso, prescindendo dal credere in una religione fatta di Crocefissi e Madonne. (Corradini, 1906)’. Amplifica la partecipazione emotiva dello spettatore restringendo l’inquadratura sull’intensità dei volti in primo piano, vicino ai piedi perforati dai chiodi. Volti che l’artista, come scrive Sibilla Panerai, rappresenta le tre donne con una spiritualità plastica. Nel dipinto di Domenico Morelli - Marie al Calvario - viene confermato l’interesse, dell’artista napoletano, per i temi religiosi e le atmosfere d’Oriente. Si ispira a Fortuny per l’epitelio cromatico dalle tinte fredde e chiare, come nelle stampe giapponesi, la Panerai afferma che è sempre più attratto dai soggetti del Vangelo, rompe con l’imperfezione di certa pittura tradizionale come lui stesso afferma.
Nel cartone di Adolfo De Carolis - Crocifissione - i riferimenti a Michelangelo e a Tintoretto, come scrive Agnese Sferrazza, sono evidenti. La stesura di forti e corpose pennellate di colore, dai toni terrosi quasi monocromi, dall’ocra ai bruni, viene accentuata da rapidi tocchi di luce che ne evidenziano l’intensa drammaticità.
Fausto Melotti, conosciuto come l’artista delle anti-sculture, ‘modula’ invece di modellare. È sempre la scheda della Panerai che viene in aiuto per la comprensione di questo scultore-non scultore. Nella Deposizione del 1975, le figure spogliate dalla loro fisicità, approdano a ‘una scultura mentale’. Le figure sono come sollevate, senza peso dalla terra, sospendendosi in aria nell’intimità di un dialogo sovrannaturale.

Un percorso espositivo di tutto rispetto, nel raccontare e raccontarci la testimonianza concreta, da parte degli artisti, di una figura di Donna concreta e allo stesso tempo eterea.

Felice visione per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre




 

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