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Katy Castellucci
La Scuola romana e oltre
Dal 13 maggio al 10 ottobre 2021
Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi
Roma
A cura di Claudia Terenzi e Fabio Benzi
in collaborazione con Alessandro Pagliero e Magda Roveri
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La Scuola romana
di Katy Castellucci
È sempre un grande avvenimento,
quando ci si reca a una mostra di un artista che ha fatto parte della
Scuola romana. Lo scrivo a ragion veduta perché, anche se può sembrare
scontato, oltre alle opere dell’artista, vengono esposte quelle di chi
ha condiviso quel meraviglioso periodo del realismo.
Nell’esposizione al Casino dei Principi, Katy Castellucci (1905 – 1985)
viene rappresentata attraverso sessanta dipinti, dieci gouaches e trenta
disegni.
È proprio dai disegni, che intendo iniziare a descrivere la personalità
forte di una Artista Donna, senza dubbio delle più interessanti nel
periodo prima e dopo il secondo conflitto mondiale. Il disegno in
questione è ‘Scena’ che mi ha fatto tornare alla memoria, il bel dipinto
e le incisioni, che Alberto Ziveri fece per ‘La rissa’.
Ziveri, Mafai e altri sono ben presenti con le loro opere alla mostra.
Artisti che non solo fecero parte e in maniera consistente e
determinante della Scuola romana, ma e soprattutto frequentarono la
Castellucci.
Un ambiente nel quale la pittrice si mosse e operò. I suoi interessi
artistici passarono facilmente dai ritratti ai paesaggi, dagli
autoritratti alle nature morte, dai nudi femminili alle composizioni
astratte.
Queste ultime sono, a mio modesto avviso, le note dolenti. Infatti, se
in molti dipinti, la materia pittorica che Katy utilizza, con un occhio
per la pennellata alla Carlo Levi, è in perfetta armonia con quel
‘credo’ coloristico, di quel gruppo di artisti che operarono all’interno
della Scuola, negli ultimi anni della sua attività, ispirata forse anche
dalla frequentazione con Mario Mafai e in linea con le richieste del
mercato artistico contemporaneo, inizia il suo percorso neocubista,
nell’aura di quella tendenza di rilettura della cultura europea
rinunciando progressivamente alla figurazione, passando in maniera poco
credibile a forme astratte e geometriche, lontane da quel realismo così
tanto caro a Scipione, a Ziveri e agli altri.
Schematizza e geometrizza le figure dando vita a forme geometriche in
libertà. Anche Mafai, negli ultimi anni della sua vita artistica,
propose soluzioni astratte distaccandosi dalla figurazione della Scuola.
Di Ziveri prese in maniera evidente la realizzazione di alcuni fondi
colore verde, verde smeraldo, blu oltremare.
Si veda ‘Le sorelle’ del 1945 o l’Autoritratto del 1945 – 47.
Nell’Autoritratto con Guenda del 1943 - 45, l’influenza con Ziveri
sembra ancora più evidente, attraverso la figura in secondo piano che
appare dietro la porta. Elementi questi tanto cari e riportati nei vari
lavori, che il grande realista della Scuola romana affrontò più volte.
In mostra sono presenti i ritratti che Ziveri e Mafai le fecero. Il
grande dipinto del 1934: ‘La famiglia Castellucci’ di Ziveri, un dipinto
dai valori tonali, i colori tenui sfumano passando dal rosa al grigio,
dal verde al rosso, all’arancio e ‘Katy con il bassotto’ del 1937 sempre
di Ziveri, con il quale condivise per un periodo lo studio a via
Margutta.
Figlia del pittore Ezio, un raffinato illustratore e pittore di
tradizione accademica, proveniente da Laglio sul Lago di Como dove
nacque, Katy Castellucci si stabilirà a Roma all’inizio degli anni
Venti, frequentando gli artisti più significativi della Scuola romana:
Ziveri, Mafai, Fazzini, Scipione, Pirandello, Cavalli e Capogrossi.
Espone nel 1936 alla Galleria della Cometa, un luogo che anche in
passato aveva accolto diversi artisti dell’ambiente romano. Negli anni
Cinquanta, tra l’insegnamento e la partecipazione alla VI Quadriennale
del 1951 seguì, come già accennato, la fase un po’ incerta attraverso
tentativi astratti più sperimentali.
Un carattere, quello di Katy, inquieto, piena di dubbi e di tormenti
come riportato nelle poche frasi dei suoi diari e nelle lettere a Ziveri.
Felice visione a tutti voi.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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