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Il Goya Fisonomista
Dal 29 aprile al 18 settembre 2021
Instituto Cervantes
piazza Navona 91
Roma
A cura di Juan Bordes
informazioni:
tel. 06/6861871
Ingresso gratuito
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Il volto
nell’arte grafica di Goya
Le ispirazioni,
che producono le idee, nascono da innumerevoli canali del nostro
conoscere, per mezzo della cultura personale. L’interesse, per l’artista
aragonese Francisco de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux,
1828), per la fisionomia ha origine sicuramente dopo il suo viaggio in
Italia.
Erano molto popolari, al tempo del viaggio, le ristampe di Giovanni
Battista della Porta, lo erano in un periodo dove la scienza, studiava
le evidenze della malattia mentale nei volti delle persone. La così
detta pseudoscienza si interessava all’animalità del volto umano e delle
sue espressioni, interesse popolare fin dal sedicesimo secolo.
È anche possibile che Goya abbia scoperto le stampe fisiognomiche di
Benigno Bossi (1727 – 1793), milanese di nascita, professore presso
l’Accademia di Belle Arti di Parma, frequentata da Goya. Le stampe del
Bossi costituirono un piccolo catalogo dei tipi sociali. La così detta
‘brutalità’ del volto goyesco si basò anche sulla fisiognomica animale.
Una esposizione sul tema, è ora presente all’ Instituto Cervantes di
Roma, organizzata dallo stesso Istituto e dalla Real Academia de Bellas
Artes de San Fernando per la cura di Juan Bordes, accademico e delegato
della Calcografia della Real Academia di Madrid.
L’Istituto è l’ente preposto, dallo Stato spagnolo, alla diffusione e
all’insegnamento dello spagnolo e delle altre lingue ufficiali in
Spagna, interessato ovviamente alla diffusione della cultura dei paesi
iberoamericani.
Il Goya fisionomista viene qui rappresentato attraverso trentotto
incisioni appartenenti a tre delle sue famose serie: Los Caprichos, Los
Disparates e Los Desastres. A completamento dell’esposizione, sono
presenti centonove riproduzioni di illustrazioni del XVIII e XIX secolo
oltre a un video.
Nelle sue incisioni, il Goya disegna volti particolarmente espressivi,
rappresentando l’inconscio collettivo della sua epoca. Aspetto, questo,
il più emotivo e singolare del pittore incisore.
La presenza delle incisioni del Goya, in questa esposizione, viene
affiancata dalle teorie fisiognomiche pubblicate tra il Settecento e
l’Ottocento, in un continuo rapporto tra i volti più significativi dei
suoi personaggi.
Parallelismi che si avvalgono di una selezione di litografie
dell’artista spagnolo e i grandi album fisionomici di Le Brun e
dell’Enciclopedia di Moreau de la Sarthe. L’allestimento mostra quindi
tre tipi di fisionomie: l’animale, il patologico e il degradato.
Esposizione che ci svela la lettura dei segreti dell’anima e non solo
attraverso il volto che appartiene. In realtà ci rammenta la lettura di
molte altre anime in molti altri occhi, in molti altri quadri, in molti
altri libri, come afferma il Direttore dell’Istituto Cervantes, Luis
Garcia Montero.
Sulla fisiognomica sono da ricordare i trattati dedicati dell’autore
rinascimentale Bartolomeo Cocles (1467 – 1504), che la definiva ‘scienza
ingegnosa’ per mezzo della quale si conosce la virtù o il vizio
dell’uomo.
Il pittore Charles Le Brun (1619 – 1690) intervenne sulla parola
fisiognomica dall’origine greca significando regola o legge naturale nel
rapporto anima – forme del corpo.
Nell’arte grafica di Goya è la brutalità che la fa da padrone,
soprattutto nel tratto principale dei suoi volti. Concetto questo che
scaturisce da quattro correnti del passato: Albert Dürer, leonardo da
Vinci, Giovanni Battista della Porta e Lavater.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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