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2019

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Bernardo Bellotto 1740
Viaggio in Toscana

Dal 12 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020

Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Lucca

Orari:
dal martedì alla domenica
10-13, 15-19

Catalogo:
Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte – Silvana Editoriale

Informazioni:
tel. 0583 4672056

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Bernardo Bellotto: un veneziano in Toscana

La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, nata a Lucca dopo la donazione effettuata dallo storico e teorico dell’Arte del XX secolo e da sua moglie, della biblioteca e fototeca, comprende anche la videoteca e gli archivi. Oltre a queste attività permanenti è anche promotrice di mostre e di pubblicazione di cataloghi scientifici.
Al Complesso monumentale di San Micheletto, annesso alla Fondazione, è ora in corso una singolare quanto mai interessante esposizione dal titolo: Bernardo Bellotto 1740 Viaggio in Toscana.
Il Bellotto (1722 – 1780) nipote di Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (1697 – 1768) giunge a Firenze nel 1740.

Giusta l’introduzione che ne fanno il Presidente della Fondazione Ragghianti, Alberto Fontana e Paolo Bolpagni, Direttore, entrambi presentano con orgoglio la mostra al pubblico lucchese, toscano, italiano e internazionale. Colpisce questa scansione geografica riferita al Bellotto che ne fa un artista non solo locale, regionale, nazionale ma anche internazionale.

Stimolato dal marchese Andrea Gerini (1692 – 1766) e dall’antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680 – 1767) consulente artistico del marchese che aveva riconosciuto le precoci doti del Bellotto, gli venne consigliato di dare vita a un certo vedutismo fiorentino. Per la sua giovane età è stato il pioniere della pittura vedutista in Toscana.
Anton Maria Zanetti di Girolamo fu un grande divulgatore in tutta Europa della pittura veneziana del Settecento. Un grande cultore e fine collezionista. A tale proposito rimando il lettore al mio articolo, apparso nel 2018 su questo magazine, dal titolo: La vita di Zanetti in chiaro-scuro.

Interessanti documenti originali presenti in mostra, testimoniano la fitta rete di relazioni artistiche. Così si viene a conoscere che il mercante Stefano Conti commissionò vedute di Venezia sia a Canaletto e che il Bellotto vide a Lucca. Appena arrivato in Toscana, infatti, il Bellotto dipingerà una serie di vedute di Lucca. Dalla British Library si possono ammirare in mostra cinque disegni che testimoniano la presenza dell’artista veneto nella città toscana.

Ma l’importanza di questa esposizione è la presenza dell’interessante dipinto storico con soggetto la città di Lucca: ‘Piazza San Martino con la cattedrale’. Una testimonianza di quale fosse il volto della città nel Settecento. Realizzato con luce argentata, tipico dello stile del Bellotto reso con straordinaria bellezza e armonia. Ad eccezione della prospettiva che ricorda le tele dello zio Canaletto, il dipinto ha un diverso taglio nella composizione e vivacità del tocco. La tela ebbe così tanto successo che ne vennero fatte due copie presenti in mostra.
Si possono vedere anche alcune vedute di Firenze realizzate durante la sua permanenza in Toscana. Quando arriva a Lucca, disegnerà la cattedrale da quattro visualizzazioni diverse. Un’esperienza del tutto nuova nella storia del Vedutismo, dimostrando la passione nello studio di un monumento, dello spazio che occupa, che lo circonda e della luce.

Altre opere come quella di Carlevarijs (1663 - 1730) e di altri artisti anonimi fanno da coronamento autorevole per questa fine mostra, oltre alla presenza della ‘camera oscura’, usata dal Canaletto e data in prestito dal Museo Correr di Venezia. La ‘camera oscura’ che trova utilizzo nel campo topografico, scientifico, militare e soprattutto artistico, è presente fin dall’inizio del Quattrocento. Nel Settecento vennero prodotte apparecchiature perfezionate. Il suo funzionamento è relativamente facile. Appoggiando la carta oleosa e trasparente sul vetro è possibile disegnare i contorni dell’immagine che viene proiettata sulla superficie attraverso un foro dotato di lente.
Gli schizzi che il Bellotto esegue sono in sequenza e riportano la costruzione prospettica del disegno, che nella calma dello studio servono per iniziare il dipinto. L’elaborazione si basa sull’ampliamento o il restringimento del primo piano, allargando la visuale e introducendo figure e barche diverse.

Interessante visita per voi.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre


 

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