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Fondazione Querini Stampalia
Campo Santa Maria Formosa
,Castello 5252
Venezia
Informazioni:
tel. 041/2711411
www.querini.stampalia.org
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Una Fondazione, un Palazzo, una Cultura È una delle fondazioni di Venezia, la
Querini Stampalia, che vanta tre situazioni nello stesso
luogo: la Biblioteca, il Museo e unarea per
esposizioni temporanee.
Nasce nel 1868 per volere del conte Giovanni, un anno
prima della fine della sua esistenza.
Nasce allinterno del Palazzo cinquecentesco che
porta il suo nome e che ebbe la fortuna, nel 1963, di
veder restaurato il piano terra, grazie allimpegno,
alla meticolosità, alla creatività di Carlo Scarpa che
ebbe la collaborazione dellarchitetto Mario Botta.
La volontà del conte Giovanni Querini Stampalia, è
stata quella di donare alla città di Venezia lintero
patrimonio formato da beni mobili e immobili, collezioni
artistiche e librarie con il solo scopo di utilizzo
pubblico. È così che il Palazzo diviene sede della
Fondazione.
Ogni volta che vengo a Venezia, non posso fare a meno di
visitare questo luogo che ormai conosco abbastanza. Scivo
abbastanza e non totalmente, perché un luogo
così variegato, ricco, multiforme, non si finisce mai di
conoscerlo appieno. Ecco la necessità, più che il
desiderio, di ritornare su luoghi già conosciuti per
assimilare meglio quello che già si è visto tempo
addietro.
La Biblioteca ha un patrimonio di
trecentosettantacinquemila volumi: carte di famiglia,
manoscritti, incunaboli, cinquecentine, carte geografiche
e mappali oltre a un fondo moderno sempre più
aggiornato. Riconosciuta, dal Comune di Venezia, come
Biblioteca Civica del centro storico.
I mobili settecenteschi e neoclassici, le porcellane, i
bisquit, le sculture, i globi, oltre a quattrocento
dipinti dal XIV al XX secolo, soprattutto di scuola
veneta, sono il contenuto del Museo che tramanda latmosfera
della Casa patrizia. Mobili in legno dorato e laccato,
che assumono un particolare significato insieme al
mosaico dei pavimenti alla veneziana e si
inseriscono perfettamente tra stucchi e affreschi,
dipinti e sculture, tappezzerie in seta damascata,
lampadari di Murano, porcellane e specchiere.
Il Museo conserva pitture di Giovanni Bellini, Jacopo
Palma il Vecchio e il Giovane, Luca Giordano, Marco e
Sebastiano Ricci, Giambattista Tiepolo solo per citare
alcuni autori.
Le Sale sono nominate anche in base a quello che
contengono. Cè quindi quella di Giovanni Bellini
con il famoso dipinto Presentazione di Gesù al
tempio indicata come opera di Andrea Mantegna e
successivamente attribuita, al Bellini nel 1916 da
Berenson; quella delle Tavole, della Maniera, della
Musica, dei Ritratti, del Salotto, dellOttocento,
del XX secolo, delle scene di vita veneziana.
Nelle sale vi sono le opere di Michele Giambono, grande
esponente del Gotico Internazionale, di Donato e Catarino
di tradizione neobizantina, Jacopo Negretti, conosciuto
meglio con il nome di Palma il vecchio, è presente con
le opere che dipinse per messer Francesco Querini,
di Vincenzo Catena, ci sono anche pittori come Polidoro
di Mastro Renzo da Lanciano, Bernardo Strozzi, Marco
Vecellio, dello Schiavone ovvero Andrea Medulich, di
Jacopo Guarana, di Pietro Longhi, di Luca Giordano, di
Giuseppe Jappelli, di Antonio Canova, di Camillo
Innocenti, Alessandro Milesi, Medardo Rosso, Guglielmo
Ciardi, di Gabriel Bella, Marco Ricci, di Pietro Della
Vecchia, di Alessandro Longhi.
Si passa poi nella Sala Ottocento con la manifattura di
Meissen di Sèvres e di Cozzi, ma anche altre porcellane
di manifatture parigine.
È stata definita come larchitettura più colta e
aristocratica del Novecento, mi sto riferendo allarea
restaurata nel 1963 da Carlo Scarpa. La complessità dei
disegni, da lui realizzati, per il progetto della
Fondazione, stanno a indicare il lungo processo di
creatività della proposta definitiva.
Daltronde nella mente e nella volontà di Scarpa,
il giardino non è un episodio da considerarsi slegato
allarchitettura che lo circonda. Nel realizzarlo,
ripercorre tutta la storia del giardino veneziano, con
recinti forati in più punti con una serie di aperture.
La presenza dellacqua è fondamentale. E con lacqua
anche i profumi nella mutevolezza della vegetazione.
Progetta, infatti, una serie di vasche sui bordi delle
quali sono collocati letti di piante fiorite con violette
e ortensie, pervinche e gelsomini.
Lo spazio dedicato al verde e ai profumi si conclude con
la serie di elementi vetrati che catturano la luce. I
disegni dimostrano essere disegni di lavoro, raramente
eseguiti sul posto per gli artigiani.
La Fondazione si propone come campo di produzione
culturale attraverso lo studio e la valorizzazione del
proprio patrimonio storico e museale. Il programma di
arte contemporanea nasce dalle premesse, come
sapientemente scrive Chiara Bertola, che unistituzione
culturale deve avere. Premesse che si evidenziano in un
luogo dinamico, capace di produrre un lavoro per le
esigenze del presente. È la stessa Bertola che
suggerisce lopportunità di mettere un po
tutto sottosopra attraverso la funzione didattica che
suggerisca nuove vie nellarco di diverse
prospettive visuali. Se il museo deve proporsi in maniera
sorprendente, nella Querini Stampalia ha avuto la sua
concretizzazione. Il suo statuto ha lobiettivo
essenziale della conservazione. Principalmente una
biblioteca e una casa museo con gli oggetti
di famiglia. Un atto dovuto, che la Fondazione realizza
proiettando nel futuro, quel lascito del conte Giovanni,
mantenendo viva la sua memoria soddisfacendo il suo
desiderio perché rimanesse aperta alla città. Nella
pletora di questi concetti non è da meno lattività
di studio, lo scambio bibliografico, la catalogazione, il
restauro conservativo del fondo antico e delle collezioni
museali.
Intensa attività quella della Fondazione che spazia
nella collaborazione con le scuole, nellorganizzazione
di corsi di formazione, a stretto contatto con realtà
private e pubbliche come lUniversità Ca
Foscari di Venezia, Palazzo Grassi, Punta della Dogana.
La strategia che negli ultimi anni si è dimostrata
vincente è il fare rete. Importanti si sono rivelate le
adesioni alle iniziative come il Carnevale, Art night e
altro. Così come altrettanto importante è la presenza,
della Fondazione, ai vari profili sui principali social
network come Facebook, Twitter, YouTube, Instagram,
Linkedin.
Entrare in questo luogo è come entrare in una placenta
contornata di storia, di opere darte, di
magnificenza del sito, di aura magica. Si viene attirati
come in un vortice dove lunico dispiacere avviene
quando si vuole andare via.
Istruttissima e felicissima visita per tutti voi.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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