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oltre l'arte
2018

Beni Culturali - Mostre
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Gubbio al tempo di Giotto
Tesori d’arte nella Terra di Oderisi
Dal 7 luglio al 4 novembre 2018

Palazzo dei Consoli / Museo Diocesano / Palazzo Ducale
Gubbio (Perugia)

Ingresso:
Intero 12 €, Ridotto 10 € per gruppi (min. 15 persone)

Informazioni:
075 9220693 (Servizio Turistico)
075 9237704-703-702 (Servizio Cultura)


Sito web

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Oderisi, l’onor d’Agobbio

Per la mostra ‘Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella Terra di Oderisi’, la città di Gubbio ha fatto restaurare dipinti nascosti nei depositi, riunendo quadri dei pittori eugubini destinati ad altre città dell’Umbria.
Dipinti su tavola, sculture, oreficerie e manoscritti miniati che sono la produzione di grandi artisti come Guido di Oderisi ovvero del Maestro delle Croci francescane, il Maestro della Croce di Gubbio, il Maestro Espressionista di Santa Chiara vale a dire Palmerino di Guido e poi Guiduccio Palmerucci, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.
Ci tengo particolarmente a fissare i loro nomi, perché a noi tutti spesso capita di considerare questi artisti, minori. Senza dubbio non ebbero quella fama degli altri, per intenderci quelli considerati i maggiori artisti. Spesso però si omette che all’interno di una bottega d’arte c’erano tanti pittori, per l’appunto questi in questa mostra, che si affiancarono a un Giunta Pisano, a Giotto, a Pietro Lorenzetti. Ma dopo l’esperienza condivisa con i nomi che ho citato poco fa, tornarono nel loro luogo di origine, continuarono con carattere davvero sicuro in uno stile popolare per farsi intendere anche da un pubblico di fabbri e di maestri di pietra.

Sono andato a vedere questa esposizione e posso assicurare, senza tema di essere smentito, che la sua visione arricchisce il nostro stato. Allestita in tre sedi diverse, per l’inamobilità delle opere, un dato questo che arricchisce ancora di più la mostra per i luoghi ricchi di significato permeati di mera bellezza. Luoghi come il Palazzo dei Consoli, il Museo Diocesano accanto alla chiesa cattedrale e il Palazzo Ducale residenza di Federico da Montefeltro.

Hanno fatto bene i curatori Giordana Benazzi, Elvio Lunghi ed Enrica Neri Lusanna a riunire tutte queste opere. Di questi, così detti minori esposti ora nella preziosa mostra c’è quel Oderisi che risulta nel Purgatorio Dantesco: ‘Oh, diss’io lui, non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?’.
In realtà Oderisi risponde al sommo Poeta che più di lui viene richiesto un certo Franco Bolognese.
Infatti a Bologna, alla preziosità delle miniature del primo Duecento era subentrata una concezione moderna del codice di gran lunga più fantasiosa e dilettevole. E così Dante ci avverte, con pochi versi, del passaggio dal romanico al gotico nell’ambito della storia della miniatura.

Uno dei curatori, Elvio Lunghi, dichiara che non sono di Oderisi le inconfondibili miniature di una Bibbia, per l’esattezza la Bibbia di Corradino, oggi a Baltimora, nonostante il grande storico dell’arte Roberto Longhi, autore di un saggio egregio su Caravaggio, le avesse attribuite a Oderisi.
E’ così che, la grandezza di Oderisi, viene testimoniata solo da Dante.
A onor del vero una scuola di miniatori tipica di Gubbio pare che non ci sia mai stata, nonostante il padre Pietro fosse anche lui miniatore. Questa mostra ci fa vedere una pura galleria umbra, tra affreschi e tavole dal fondo oro, crocefissi umbri a fondo blu in una Gubbio collocata tra due grossi cantieri dell’arte italiana come San Francesco d’Assisi e il Duomo di Orvieto. Non mancano le novità, come se ce ne fosse stato bisogno. L’attribuzione a San Francesco di Gubbio di un trittico le cui tavole sono disperse e qui sono presentati solo gli scomparti e altre piccole tavole di una collezione privata.
I confronti sono evidenti, plausibili, scontati. Infatti Puccio Capanna e il Maestro di Figline si rifanno a Giotto, ma mentre il primo si interesserà in particolar modo a una solare fusione cromatica, il secondo indirizzerà tutti i suoi interessi in una precisione, anche esasperata, disegnativa. Evidente è il richiamo a Pietro Lorenzetti dove si esagera nell’esecuzione delle Madonne senza confidenze o negli affreschi di fattura elegante come nelle pitture di Mello da Gubbio: la Madonna in gloria tra gli angeli ne è un validissimo esempio.
Anche il Maestro espressionista di Santa Chiara, Palmerino di Guido, si riferisce a Pietro Lorenzetti. Il figlio di Palmerino, Guiduccio Palmerucci, nel divenire un personaggio importante nella produzione pittorica, dette la stura alla critica di venir considerato come il cosiddetto Pseudo Palmerucci.

Siamo nel cuore di quell’arte che va dal Duecento, passando per Giotto, fino alle prime prove del Gotico internazionale. Nella Gubbio della fine del Duecento e del Trecento si svilupparono specifici alberi genealogici
custodi delle peculiarità stilistiche della pittura eugubina, come afferma Marco Droghini in catalogo.
Sulla forma dell’atelier emergono nuclei operativi non affollatissimi, composti dal capo bottega, dal figlio e da un apprendista.
Delle opere in mostra molto interessanti sono da vedere la serie dei Crocefissi: Maestro dei Crocefissi francescani (Guido di Pietro da Gubbio?) e tutta una serie di belle miniature come nel Messale Romano del 1254,
l’Antifonario Santorale del Maestro dei Corali di Gubbio, il Graduale Santorale dell’Ignoto miniatore bolognese.
Inoltre diversa scultura lignea policroma come la Madonna col Bambino dello Scultore spoletino e interessanti sculture in marmo con tracce di policromia di uno Scultore umbro rappresentanti i Santi diaconi Mariano e Giacomo Martiri. Di queste sculture la chiarissima Enrica Neri Lusanna, ordinario di Storia dell’arte medioevale all’Università di Perugia, scrive in proposito: ‘Può ricordare il linguaggio arnolfiano, l’impostazione sintetica dei corpi e il modellato geometrico delle teste…’. E ancora: ‘Si può pertanto ipotizzare che il monumento funebre, da datarsi entro il secondo decennio del Trecento, sia stato dedicato a un vescovo’.

Per ultimo voglio nominare quel Mello da Gubbio, qui ampiamente rappresentato attraverso crocefissi, tempere su tavola, affreschi. In particolare la ‘Madonna con il Bambino e angeli’ eseguita verso la metà del XIV secolo. Destinata senza dubbio all’altare principale del Duomo, risulta essere esemplare per la cura meticolosa dedicata alla lavorazione dell’oro nel fondo e alle decorazioni dei tessuti.

La mostra, composta di una settantina di opere, è, come ama ricordare la stessa Enrica Neri Lusanna, una mostra di ricerca. La volontà dei curatori è stata anche, d’accordo con il Comune di Gubbio, quella di progettare e realizzare, attraverso l’opera di restauro dei restauratori eugubini, un elemento espositivo per l’indagine conoscitiva della città e del territorio

Felice e istruttiva visita per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre


 

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