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Il luccicante Mondo dei
Tesori dei Maharaja All’India sono serviti cinque secoli per sviluppare la grande arte della gioielleria. A quest’arte luccicante, splendente, affascinante, è dedicata una ricca esposizione al Palazzo Ducale di Venezia, sede di quel governo veneziano dalla costituzione fino alla caduta della Repubblica. Il luogo espositivo non poteva essere altrimenti, d’altronde per secoli Venezia è stata considerata, a ragione, la porta d’Europa per l’Oriente. Porto principale dove la circolazione delle idee, delle mode e dei prodotti esotici facevano la spola tra il Vecchio Continente e le terre lontane. Patria d’origine di tutti i diamanti del mondo, come riferì anche Marco Polo. L’India è ora la protagonista di questa mostra che abbaglierà i vostri occhi. Costellata di gemme e gioielli della collezione Al Thani, preziosi del periodo tra il XVI e il XX secolo, duecentosettanta oggetti che raccontano cinquecento anni di storia dell’arte orafa del subcontinente indiano, in un allestimento da favola. Si gira così tra gemme splendenti, pietre preziose, antichi gioielli accanto a creazioni contemporanee che ci raccontano la tradizione indiana dai discendenti di Gengis Khan e Tamerlano fino ai grandi maharaja. Ho visto questa splendida mostra, ho visto quindi i diamanti di Golconda, gli spinelli ovvero pietre preziose simili a rubini del Bada Khshan, gli zaffiri del Kashmir che resero celebre l’Asia meridionale. Arte orafa resa al massimo splendore in seguito al potere che assunsero i Moghul. La mostra non appare solo come una visione estatica. La presenza di questi oggetti di altissimo artigianato rappresentano qualcosa di più di un semplice ornamento. Infatti nella cultura popolare, alcuni tipi di gioielli stanno a testimoniare il rango, la casta, la terra d’origine, lo stato civile o semplicemente la ricchezza di chi li indossa. Metalli e gemme preziose utilizzati anche nell’arredamento degli ambienti di corte, nella confezione degli abiti cerimoniali, delle armi e del mobilio. La mostra inizia con lo stile della corte dei Moghul (1526 – 1858), la dinastia Timuride dopo la conquista, per mezzo di Babur, di gran parte dell’India settentrionale. Con il declino del regno, la committenza dell’alta gioielleria passò ai governanti degli Stati sorti sulle ceneri dell’impero Moghul. Arrivarono a commissionare lavori fin da Cartier. La ricca esposizione ha dei veri pezzi da primato come i famosi due diamanti: l’Idol’s Eye (Occhio dell’idolo) che rappresenta il più grande diamante blu tagliato del mondo e Arcot II, fanno da contorno smeraldi e spinelli. La seconda sezione raccoglie esemplari in giada e cristallo di rocca. Nelle successive sezioni si possono ammirare la collezione di oggetti e smalto verde con gemme incastonate. Segue una splendida collezione di collier di diamanti, il girocollo di rubini disegnato da Cartier e poi l’Occhio della tigre. Infine l’omaggio all’arte orafa contemporanea con gioielli indiani ed europei. Una luccicante e preziosa mostra da vedere. Paolo Cazzella |
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