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LA
FINE DEL MONDO
Dal 17 ottobre 2016
al 19 marzo 2017
Centro per lArte Contemporanea Luigi Pecci
viale della Repubblica 277 Prato
Orari:
da martedì alla domenica
ore 11.00 23.00
lunedì chiuso
Ingressi:
intero 10.00, ridotto 7.00
Informazioni
Catalogo:
Silvana Editoriale, 48
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Pecci: un nuovo museo Per qualsiasi manifestazione dellintelletto
umano, quando la si vuole presentare al vasto pubblico,
si cerca in tutte le maniere di presentarla al meglio.
È quello che è accaduto a Prato quando si è presentato
il rinnovato museo Centro Pecci.
Il Sindaco della città ha tenuto a sottolineare che il
nuovo edificio ha due doti principali; la prima, è che ledificio
pur essendo attrattivo dallesterno, non va a minare
quello che cè dentro, perché cè un
perfetto equilibrio tra contenitore e contenuto; la
seconda, è stato pensato come struttura sostenibile. Un
centro che nasce come nuovo, ripartendo però dalle
origini storiche. Arti visive che dialogano attraverso il
cinema, la danza, la musica; pratica-mente il luogo delle
arti.
Tutto questo è stato possibile anche perché la città
di Prato, volta al tessile e allinnovazione, è una
città multietnica. Una città che traduce la sua anima
artistica attraverso profonde radici storiche. Più di
ogni altra realtà toscana, Prato è proiettata verso il
futuro.
È stato anche per questo che negli anni ottanta, lindustriale
Enrico Pecci (1910 1988) decise di erigere un
museo dedicato allarte contemporanea. Un museo che
il Pecci donò alla città in memoria del figlio Luigi
(1937 1973).
Per dare visibilità alle oltre mille opere possedute dal
Pecci, allinizio degli anni Duemila, il Centro è
stato raddoppiato espandendo la superficie espositiva
attraverso la costruzione di una nuova ala
architettonica.
A conclusione di tutti i lavori ci sarà unarea
espositiva di quasi diecimila metri quadrati, ospitando
un archivio, una biblioteca, un teatro allaperto,
un cinema/auditorium e altri servizi.
In occasione della riapertura del Pecci, è stata
presentata la mostra La fine del mondo, a
cura del Direttore del Museo Fabio Cavallucci e di un
grosso numero di collaboratori.
La mostra è stata presentata dallo stesso Cavallucci
come la testimonianza che ciò che conosciamo è
obsoleto. Non, quindi, un futuro catastrofico ma una
presa di coscienza dellincertezza, protagonista
negli ultimi anni in tutto il mondo. Praticamente il
nostro presente visto da lontano attraverso lintervento
di cinquanta artisti. Complici in tutta questa mostra i
vari linguaggi artistici come la musica, il teatro, il
cinema, larchitettura, la danza.
Anche qui, come in tante altre realtà del contemporaneo,
si inizia con uninstallazione dellartista
svizzero Thomas Hirschhorn (1957), poi il nostro mondo
rivisto come un reperto fossile. Scansione di spazi e
suoni che si succedono.
È lo stesso Cavallucci che afferma se il mondo gira su
se stesso, ecco che si ritornerà al nostro presente.
Secondo il Direttore, lArte dovrebbe ritornare a
far parte di una comunità, nel senso più profondo del
termine.
Una serie di eventi e mostre collaterali sono presenti a
Prato in occasione della riapertura del Pecci. Cè
una grande energia espositiva, nuove idee e anche se, in
altre occasioni, ho definito questo modo di considerare
oggi, larte contemporanea, ripetitivo e privo di
idee, quello che ho vissuto a Prato è la stessa
atmosfera che annualmente vivo a Venezia.
È questo il motivo, secondo il quale, pur essendo
personalmente lontano da certe manifestazioni, ho potuto
toccare con mano la vivacità della veicolazione delle
idee. Certamente quello che si può vedere al nuovo
Pecci, la struttura per alcuni versi mi ricorda lAuditorium
di Roma, è una mostra che proprio raccogliendo diverse
discipline, è più una rappresentazione teatrale e
coreografica, piuttosto che la testimonianza degli
artisti.
Per la mostra La fine del mondo sono raccolte
una selezione di opere della collezione darte
contemporanea del Centro Pecci, allinterno di
alcune sedi istituzionali della regione; il Museo di
Scienze Planetarie di Prato, la Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze, il Museo di Storia Naturale dellUniversità
di Firenze/Zoologia La specola, il Museo
Leonardiano di Vinci, il Museo e Istituto Fiorentino di
Preistoria Paolo Graziosi.
Ho elencato queste importanti sedi istituzionali perché
a loro è stato richiesto un contributo specifico:
prestito di materiali o possibili interventi, in uno
scambio culturale davvero interessante, come dire lintendere
il presente e limmaginare il futuro.
Chi entra si sente parte integrante la collezione, in un
continuo scambio di emozioni.
Felice e interessante scoperta per chi lo vorrà.
Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre
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