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2016

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CORREGIO E PARMIGIANINO
Arte a Parma nel Cinquecento
Dal 12 marzo al 26 giugno 2016

Roma
Scuderie del Quirinale
via XXIV maggio, 16

Orario:
domenica - giovedì dalle 10 alle 20
venerdì e sabato dalle 10 alle 22.30

Ingresso:
Euro 12,00 - ridotto 9,50

Informazioni:
tel. 06/39967500

Sito web


Catalogo:
Silvana Editoriale

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Il Cinquecento a Parma di due grandi artisti

Lo erano, artisti locali, Antonio Allegri detto il “Correggio” (1489- 1534) e Francesco Mazzola detto il “Parmigianino” (1503-1540). E ora questi due mostri sacri della splendida pittura del Cinquecento sono presenti alle Scuderie del Quirinale con tanta particolare pittura e con tanti disegni.

Incombono, appena entrati, due tele del Parmigianino dalle dimensioni gigantesche, pensate misurano cinquecentotrentotto centimetri di altezza e duecentosettantotto di larghezza. Concepite all’inizio per due portelle d’organo, erano di diverse e più modeste dimensioni.
Poi l’incarico dato a Jean Soens, nato nel 1547 nei Paesi Bassi e morto a Parma nel 1611, fu non solo di restaurarle ma di ingrandirle. Aggiunse così le salomoniche colonne, ovvero le colonne tortili, ai lati e la coppia di putti in alto, rendendo le composizioni più ampie e forse rovinandone l’effetto complessivo. Addirittura vennero fatti dei tagli di alcune parti delle tele del Parmigianino.

La storia dell’arte ci ha insegnato quanti rimaneggiamenti, omissioni e aggiunte siano state fatte a scapito degli artisti. Il caso, a mio parere più eclatante fu quello di coprire certe parti intime dei meravigliosi corpi che Michelangelo affrescò nella Cappella Sistina.

Nel caso delle due ante d’organo, è probabile che fossero destinate a un’altra chiesa e siano arrivate, alla basilica magistrale di Santa Maria della Steccata, solo successivamente.
Sempre del Parmigianino è ’Antea’, qui rappresentata dal volto idealizzato come ebbe a definirlo Adolfo Venturi. Lo splendido abito giallo, il movimento della mano sinistra che sembra giochi con la collana, gli orecchini di perle ovali, pendenti attraverso catenelle d’oro, i profondi occhi castani, ben aperti che puntano sull’osservatore il loro sguardo fermo. Il fondo scuro della tonalità della terra di Cassel, fanno ricordare molti ritratti a tutta figura di Goya e di Velazquez.

Nel ‘Matrimonio mistico di santa Caterina con i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista, la rappresentazione delle figure tocca vertici di grande contemporaneità e di estrema ironia. Basta notare la figura di destra dove nell’avvolgersi la veste verde sembra che faccia il verso al panneggio blu della Madonna e tutte e due i panneggi riveduti e corretti li ritroviamo nella bella veste ocra e oro della figura di sinistra. Non solo, l’immagine che si intravvede tra il bambino e la figura di sinistra, solleva con estrema eleganza un calice. Si notino le dita affusolate e così perfettamente parallele con la linea di terra.
Eleganza e ironia tutto portato con la dignità di belle figure da vedere e perché no, se possibile anche da frequentare.

La preziosa presenza a Parma di questi due eccelsi artisti, fece emergere una cerchia di allievi e discepoli. E lo dimostrano presenze come Michelangelo Anselmi (1492 – 1554), Francesco Maria Rondani (1490 – 1550), Girolamo Mazzola Bedoli (1500 – 1569) e Giorgio Gandini del Grano (1490 – 1538), tutti nati e vissuti a Parma, testimoni di quel Rinascimento italiano e ora in mostra.

Punta di diamante dei dipinti del Correggio è la ‘Danae’ della Galleria Borghese. Interessante è il ‘David davanti all’Arca dell’Alleanza’, la tela, alta due metri e sessanta centimetri e larga un metro e cinquantaquattro centimetri, faceva parte di una delle due ante dell’organo che gli vennero commissionate nell’ambito del monastero benedettino di San Benedetto Po.
La composizione è idealmente suddivisa tra le figure in primo piano e il lontano paesaggio e le due parti sono unite attraverso lo svolazzare dello stendardo. Alcuni dubbi sono emersi sull’attribuzione ma la morbidezza e la fluidità dello stile, le tipologie dei volti e le armonie cromatiche ne decretano senza dubbio l’appartenenza al grande pittore parmense.

Il considerevole e pregiato numero dei disegni, fanno apprezzare ancora una volta l’importanza del disegno prima dell’esecuzione dell’opera. Sono bozzetti, sono rappresentate figure anche minute, il tratteggio a pettine con il caldo e raccolto sfumato. Potranno apparire anche disegni di stampo accademico, ma… che Accademia, le figure assumono carattere, sostanza e forma pittorica andando a confondere il flebile confine che c’è tra disegno e pittura. Bastano pochi tocchi di biacca per rendere le figure fresche, vibranti nello spazio concessogli come nell’’Annunciazione’ del Correggio, dove tutto assume un valore alto e altro, travalicando il disegno vero e proprio per presentarsi come mero elemento pittorico.

Non penso di esagerare nel consigliare la visione di questa mostra a tutti ma in particolar modo agli studenti delle scuole artistiche fino alle Accademie di belle arti.
Artisti così non ne esistono più, sia perché sono cambiati i linguaggi di rappresentazione della figura, dell’immagine in genere, sia perché oggi gli artisti non sono capaci a rappresentare la realtà in questa maniera.

Felice visione per chi lo vorrà.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre


 

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