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Un calabrese nella Roma del '600 I calabresi sono stati e sono molto numerosi a Roma, tra gli illustri del passato spicca un pittore, Mattia Preti. Mattia nacque a Taverna, ora in provincia di Catanzaro, nel 1613 da famiglia benestante ma non conosciamo gli anni della sua giovinezza e quale fu il percorso che lo avvicinò all'arte; lo troviamo a Roma verso il 1632 con il fratello maggiore Gregorio allora noto come buon pittore caravaggesco. Divenne ben presto famoso e ricevette molte commissioni pubbliche e private, ecclesiastiche e laiche; dipinse in San Carlo ai Catinari e in Sant'Andrea della Valle e nel 1642 fu nominato Cavaliere di Malta. Una delle sue ultime opere romane conosciute è un grande stendardo processionale a due facce, una con Cristo e l'altra con San Martino, commissionato da una congregazione religiosa di San Martino al Cimino, feudo dei Pamphilj. Nel 1653 si trasferì a Napoli entrando in contatto con Luca Giordano e lavorando tra l'altro nella chiesa di San Pietro a Majella. Nel 1661 andò a Malta accolto dai Cavalieri per i quali dipinse quadri per la Cattedrale di San Paolo, la Concattedrale di San Giovanni ed altre chiese; inviò anche opere, prodotte con il fratello Gregorio, alla sua città natale. Morì a La Valletta nel 1699. Da anni esiste un Comitato per il IV centenario della nascita del pittore, presieduto da Vittorio Sgarbi, che in occasione del prossimo Giubileo ha deciso di organizzare una mostra relativa al periodo romano del Preti; si sono associati il Ministero ed il Segretariato Regionale Lazio e con il finanziamento della Regione Calabria la mostra si è potuta aprire presso la Galleria Nazionale d'Arte Antica in Palazzo Corsini. Curatori Vittorio Sgarbi e Giorgio Leone, direttore della Galleria. Sono esposti ventidue quadri provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed estere relative al periodo romano del “ Cavaliere Calabrese”: sono presenti il “ Soldato” del museo Civico di Rende, la “Morte di Catone” e il “ Miracolo di San Pantaleo” i due simili, e a confronto, “ Tributo” uno di Brera e l'altro della Corsini, la “Negazione di Pietro” il “ Buon Samaritano” in collezione privata ed altri di grande livello qualitativo. Scopo della mostra è ripercorrere il ventennio in cui il Preti risiedette a Roma, il crescere della sua affermazione e la maturazione del suo stile; inizialmente aderì al caravaggismo entrando in rapporto con artisti italiani e stranieri tra i quali Simon Vouet e Valentin de Boulogne, successivamente ebbe contatti con Lanfranco e Guercino schiarendo la sua cromia e avvicinandosi alla pittura classicista ed anche a Luca Giordano. Ma il suo intimo caravaggesco rimase intatto ed ogni tanto riaffiora in alcune sue opere. I quadri in mostra nella Galleria Corsini sono mescolati a quelli normalmente esposti, contraddistinti da uno speciale allestimento e sistemati in modo da dialogare con opere di altri artisti dell'epoca mostrando, attraverso il confronto, l'ispirazione e gli spunti tratti dal Preti. Si parte dalla “Negazione di Pietro” del Ribera per proseguire con l'”Erodiade” di Vouet, la “Guarigione di Sant'Agata” di Lanfranco, il “Trionfo d'Amore” di Possin ed altri. E' un continuo rimando che interessa la prima metà del '600 e attreversa tutte le scuole dell'epoca dal caravaggismo al classicismo sino all'inizio del barocco in una sorte di suggestiva cavalcata in un periodo interessantissimo per la storia dell'arte. La mostra sarà accompagnata da una serie di conferenze tenute da membri del Comitato di studio. L'esposizione può essere anche l'occasione di visitare la Galleria Corsini che è un vero scrigno di opere d'arte ma che, forse per la sua posizione decentrata, non è frequentata come meriterebbe; è una raccolta che comprende opere dal XIV al XVII secolo acquisite dalla famiglia principesca in almeno due secoli ed esposte in modo che forse può apparire caotico e affollato ma che rispecchia i gusti e gli interessi culturali del mondo barocco e settecentesco. Roberto Filippi |