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oltre l'arte
2015

Beni Culturali - Mostre
Mostre - Sommario




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LORENZO LOTTO
e i tesori artistici di Loreto
Dal 2 febbraio al 3 maggio 2015

Roma
Castel Sant'Angelo

Orario:
tutti i giorni
dalle 9.00 alle 19.00
lunedì chiuso

Informazioni:
tel. 06/68193064

Sito web
 
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Lorenzo Lotto: Omo molto divoto

Sono conservati nel Museo-Antico Tesoro di Loreto, sono dipinti che portano la preziosa firma di Lorenzo Lotto ovvero quell’omo molto divoto, da qui il titolo che ho voluto dare a questo scritto, come lui stesso ebbe a firmare nel retro di una tavoletta che raffigura un Cristo crocifisso e che è ora conservata nelle raccolte della Fondazione Longhi a Villa I Tatti in Firenze. Il Lotto concluse la sua esistenza proprio nella pace del santuario lauretano. Ebbene ora alcuni di questi dipinti possono essere visti da tutti perché sono il fulcro di una accurata esposizione: ‘Lorenzo Lotto e i tesori artistici di Loreto’. Oltre al nucleo dei dipinti del Lotto, arricchiscono questa esposizione altri dipinti di autori vari. Tra le opere del Lotto l’immagine della Vergine di Loreto è stata dipinta almeno nove o dieci volte dall’artista, come recitano le annotazioni, contenute nel suo libro di spese diverse. Si dica anche per la miracolosa traslazione della Santa Casa. E ancora prima di giungere a Loreto il veneziano Lotto (1480 – 1557) si prodigò nel dipingere le ‘istorie de santa Maria de Loreto’ vale a dire della traslazione della Santa Casa (nonostante si siano perse le tracce), che risultano essere state spedite da Venezia alla città marchigiana. Ma l’iconografia della traslazione della Santa Casa interessò tanti pittori antichi e moderni dimostrando un particolare interesse a quel volo degli angeli, che trasportano, secondo la tradizione, la Santa Casa di Nazaret, dalla Palestina fino a Loreto. Nella mostra sono presenti quadri, di altri autori, come le due pale di Annibale Carracci (1560 – 1609) e di Andrea Sacchi (1599 – 1661).

L’esposizione consente anche di ammirare un dipinto di Francesco Mazzocchi (1502 – 1584) e l’importante tela di Mariano Fortuny y Madrazo (1871 – 1949), perché è una copia di un affresco di Giovanbattista Tiepolo (1696 – 1770) oramai andato perso ottanta anni fa a seguito del cannoneggiamento della flotta austriaca. Insieme ai dipinti sono esposti anche oggetti preziosi che provengono dal Tesoro della Basilica. Tra gli oggetti l’artistico ‘Crocifisso d’argento’ del Gianbologna (Jean de Boulogne 1529 – 1608) e la ‘Rosa d’oro’. Il motivo però di questa interessante esposizione risale all’introversa personalità del Lotto che trovò in quel di Loreto il luogo (oggi si direbbe la location) ideale per rigenerare l’anima e lo spirito attraverso l’Arte. Del Lotto non si conosce molto della sua famiglia né tanto meno della sua vita privata.

Di contro, però, si conoscono il tormentato svolgere della sua vita interiore, le sue angosce esistenziali. Non si sposò, non ebbe figli, in compenso viaggiò molto. Ebbe difficoltà di relazione avendo un carattere lunatico, con l’ansia per un futuro incerto, minaccioso. È per questo motivo che viaggiò molto, cambiando spesso città con il risultato di isolarsi sempre di più, tagliando i ponti con i vecchi amici e non facendosene di nuovi. E questo, Lorenzo Lotto, lo pagò molto, in un’epoca come la sua dove i contatti, le conoscenze, le amicizie erano i principali ingredienti per avere successo.

Ieri come oggi, certo la storia non cambia in molti casi. Quindi un uomo difficile e se sto scrivendo tutto questo lo debbo anche a quel sostanzioso testo della Giunti editore del 2009 dal titolo: ‘Lorenzo Lotto e le Marche – per una geografia dell’anima’ che contiene gli Atti del Convegno tenutosi in diverse città delle Marche in occasione del 450° Anniversario della sua morte. Quindi dicevo un uomo difficile, dotato di una sensibilità profonda che si esprime attraverso i suoi dipinti. Sensibilità che emerge dai suoi quadri caratterizzati da sguardi angosciati, mani che si cercano e occhi sfuggenti, improvvisi scatti della testa e improvvisa immobilità.

Tutto ciò è l’espressione di una vasta gamma di sentimenti, da cui però rimane escluso l’amore sensuale. Infatti il suo micro-macro cosmo pittorico trova l’amorevolezza della madre, la complicità del fervore religioso, la tenerezza infantile. A tutto questo si aggiunga quella paura dell’ignoto, del futuro, del dolore fisico del sentirsi inadeguati nel suo vivere il tempo assegnatogli e poi ancora il travaglio spirituale, infine il fastidio dell’esistere e degli altri.

La carnalità di un Tiziano, continua Loretta Mazzoni nel testo sopra citato, la felicità di un Raffaello non possono aver messo in ombra l’arte del Lotto perché era lui stesso volutamente una personalità amante dell’ombra. E tutto questo mondo apparentemente andicappante per poter avere incarichi per l’esecuzione di tele da inserire in chiese, trova nelle marche la Regione ideale attraverso alcune sue città come Ancona, Jesi, Loreto, Recanati e altre ancora. D’altronde fin dai primi anni del ‘500 l’arte veneta e quella marchigiana hanno già una lunga tradizione alle spalle. Da Gentile da Fabriano a Carlo Crivelli, dal Vivarini al Bellini e tra questi Lorenzo Lotto. All’inizio del percorso espositivo si viene suggestionati dalla grande tela (cm. 280 x 245) quel ‘San Cristoforo tra i santi Rocco e Sebastiano’ che risulta essere la prima opera lottesca volutamente concepita per il santuario lauretano.

Le tre figure convivono entro uno spazio unitario attraverso lo svolazzare del mantello rosso avvolgente il gigantesco corpo di Cristoforo che attraverso il movimento degli arti superiori può riportare alla memoria il gruppo statuario antico del Lacoonte. Cristoforo, secondo la leggenda Aurea di Jacopo da Varazze, prima del battesimo si chiamava Reprobo, un gigante che si era prefisso di servire il signore più potente della sua epoca. Appreso che Cristo era il Signore più forte di tutti, si convertì al cristianesimo, da qui il suo nome attuale: Cristoforo che vuol dire portatore di Cristo. E interessanti e profonde sono le notizie che in catalogo vengono pienamente descritte riguardo alla vicenda del santo gigante. Altri dipinti in mostra come il ‘Combattimento tra la Fortezza e la Fortuna’ un piccolo olio su tela (cm. 50,5x46) veramente pregevole, altre storie, aneddoti e rimandi storiografici nel catalogo della mostra edito da artifex-comunicare con l’arte fanno di questa esposizione un unicum particolare degno di grande attenzione.

Felice visione e lettura.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre

 

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