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SIRONI: FRAMMENTI DI VITA BELLICA
È così che Elena Pontiggia, a pagina diciannove dellaccurato quanto prezioso catalogo, edito da Allemandi, definisce le opere esposte al Palazzo de Mayo di Chieti nella mostra analitica dal titolo: Sironi e la Grande Guerra Lesposizione ha come figura principale la personalità di Mario Sironi (1885 1961). Per la prima volta è stato messo a fuoco il periodo che va dal 1915 al 1918 della produzione sironiana sulla tematica della guerra, ma non solo. Infatti si passa da Léger a Otto dix, da Grosz a Previati e Nomellini fino ai futuristi come Balla, Carrà, Depero, Prampolini, Dottori per arrivare a Bonzagni, Campigli, Viani, Marussig e tanti altri. Così percorrendo linteressante esposizione, che ho avuto il piacere di visitare, si inizia con le vignette satiriche contro gli Austro-tedeschi come quelle anche realizzate per la rivista Il Montello, la cui direzione si avvalse della figura di grande spessore di Massimo Bontempelli (1878 1960). Nella prima parte della mostra subito una chicca: lultimo numero della rivista (ne esistono in Italia solo cinque copie) per celebrare la vittoria della prima guerra mondiale (novembre 1918). Continuando nella visita si possono vedere i ritratti che Sironi fece a soldati e ufficiali oltre allo struggente paesaggio urbano Città e aereo del 1921. Il dipinto Vittoria alata del 1935 è una delle due opere monumentali che Sironi dipinse, laltro è Soldati del 1936. Ma la Vittoria alata è altresì importante perché rimane lunico documento della testimonianza di un cartone per laffresco LItalia fra le scienze e le arti che fu realizzato per lAula Magna dellUniversità La Sapienza a Roma, ormai irrimediabilmente perso perché fu pesantemente ridipinto. Nel catalogo della mostra edito da Allemandi, la Pontiggia descrive con puntiglio la storia della Vittoria alata (pagine 32, 33, 34, 35) che partendo dalla greca Nike ci porta fino alla rappresentazione della Vittoria come affermazione del fascismo. Leggete con cura queste pagine del catalogo perché sono unottima memoria dellorigine della Vittoria. Pur essendo a tutti nota limportanza della figura di Sironi nel primo novecento, è bene ricordare che lartista, nato a Sassari, si interessò sempre più alla resa plastica delle figure piuttosto che alla loro rappresentazione fisionomica. E nel rimpiccolire la figura del Soldato rispetto agli armamenti che lo circondano, Sironi va a mettere laccento sulla preponderanza di questi rispetto al gesto eroico del soldato, cogliendo così la caratteristica del conflitto moderno. Nellintera opera di Sironi, in questo periodo come scrive argutamente la Pontiggia: lartista non si sofferma sulla vittoria dellItalia, ma sulla disfatta del nemico. I suoi soggetti sono i tedeschi sgomenti, gli interessano i vinti, non i vincitori. Ho avuto la volontà e il piacere di visitare questa esposizione; la volontà è nata per approfondire la figura di Mario Sironi pur conoscendolo; il piacere è stato una conseguenza della volontà di conoscerlo meglio. Infatti alle immagini che via via scorrevano avanti i miei occhi, venivano a evidenziarsi quelle, in parte, sconosciute di questo grande Artista. Così disegni, caricature, vignette futuriste e non, venivano ad assommarsi alle immagini dei bei carboncini come il ritratto del Tenente Gori, Crocetta Trevigiana del 1917 e poi La Vittoria del 1935. Interessante su questo tema è il grande lavoro (cm. 182x250) eseguito con tecnica mista su carta da spolvero riportata su tela e il grande olio dalle dimensioni quasi quadrate (cm. 180x187) dal titolo I due Soldati dove tutta la ieraticità e la possenza sironiana si manifestano nel suo massimo splendore. Ma poi ancora il Soldato una matita e acquerello su carta del 1917 1918 dai forti contrasti chiaroscurali tipici dellArtista. E se andrete, come mi auguro, a vedere la mostra, soffermatevi anche a leggere quel componimento dal titolo: Scherzi fotografici ricco di quel ritmo tutto musicale e lirico. Interessanti, infine, i lavori del Previati Gli orrori della guerra Lesodo del 1917, del Nomellini Allegoria della Vittoria sullEsercito in marcia del 1918 e LAddio (saluto alle truppe) di Anselmo Bucci del 1917 che mi ricorda moltissimo i ritratti e gli autoritratti di Umberto Boccioni. Felice e serena visione a voi tutti. Paolo Cazzella o della Joie de Vivre |
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