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TIZIANO Forlì Musei San Domenico NOVECENTO. Arte e vita in Italia tra le due guerre Dal 2 febbraio al 16 giugno 2013 Informazioni: Tel. 0543/1912030 - 199 757515 - 02/43353520 http://www.mostranovecento.it |
NOVECENTO: ARTE E RETORICA DEL
VENTENNIO In quel di Forlì è allestita una megaesposizione di arti figurative (pittura, scultura, arredamento, moda, cartellonismo ecc.) che documenta in modo straordinario non solo le tendenze estetiche ma anche sociali, umane, politiche, di quel che avvenne in Italia negli anni del ventennio fascista: grosso modo nei trionfi e nei clamori paradossali e ottimistici di quelli che furono chiamati giustamente gli anni del consenso al regime. Talché le opere darte direttamente ispirate al debordante carisma del duce e al culto della sua personalità arrivano fino alla disarmante piaggeria e al grottesco. Per questo la mostra è stata accusata di aperta esaltazione della dittatura che fu. Ma non è così. Il critico, lo storico, ha il dovere di analizzare e documentare: la realtà è che in quegli anni fatidici non ci fu artista, scrittore, scultore, musicista, che non fosse apertamente coinvolto allubriacante trionfo del governo totalitario. Inutile far nomi, lelenco è lungo, e la vastissima esposizione lo documenta. Dico tutti, tranne naturalmente un drappello di irriducibili, soprattutto politici, che contrastarono eroicamente la dittatura pagando di persona. Ma gli artisti no: erano tutti o quasi, sinceramente o meno pervasi dalla sacra esultanza del momento, militanti convinti o opportunisti che fossero, era difficile allora se non impossibile non essere travolti dallesaltazione di un sistema che mieteva successi e consensi in Italia e allestero. Certo, il seguito della storia rivelò il grande inganno e gli entusiasti disillusi divennero feroci oppositori, ma negli anni felici la giostra girava ed era difficile scendervi! Tutto questo per dire che a Forlì (terra di casa mussoliniana, Predappio è a due passi) non è allestita come qualcuno ha detto una mostra fascista ma una ricchissima, interessantissima, approfondita ed esaustiva esposizione di grande valore oltre che artistico, ripeto, sociale, umano e politico, con gli umori, le emozioni e le illusioni di quel che fummo. Del resto, oltre alle opere direttamente ispirate al trionfalismo ducesco o alla sua retorica del sano ruralismo, moltissime sono le opere altrimenti ispirate alla pura dimensione poetica ed espressiva. Ci sono tutti, ma proprio tutti i bei nomi dellarte italiana del novecento, dai tardoimpressionisti ai futuristi, dai divisionisti ai simbolisti, agli espressionisti, tutti comunque accomunati dallintento fondamentale (si chiamò appunto ritorno allordine) di una ritrovata nostalgia della classicità quattrocentesca, della monumentalità nella sincera esaltazione di una forte e plastica figuratività: gloriosa eredità di altri tempi, sogno di purezze e armonie che ritorna ciclicamente nel nostro sangue mediterraneo! Ricerca o riesumazione che fosse di una identità storica che comunque ci apparteneva, non solo incoraggiata dal regime amante di imperiali trionfi, ma innegabile speranza (o illusione) di tantissimi artisti sulle tracce di un passato e di una tradizione nostra. In margine alla vastissima esposizione di straordinario interesse le cosiddette arti minori, dal cartellonismo pubblicitario alla moda femminile, alla mobilia darredo, alloreficeria, nonché bozzetti e plastici dellarchitettura della nuova Italia, tutto direttamente ispirato agli anni che furono (non posso definirli altrimenti) della grande illusione di una grande Patria. E questa, per capirci, non è patetica e provinciale nostalgia, ma documento e Storia. La Storia di un paese, nel bene e nel male. Luigi M. Bruno
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