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oltre l'arte
2013

Beni Culturali - Mostre
Mostre - Sommario





BRUEGHEL
Meraviglie dell'arte fiamminga
Dal 18 dicembre 2012 al 2 giugno 2013

Roma
Chiostro del Bramante
via della Pace

Orario:
tutti i giorni dalle 10 alle 20

Catalogo
Silvana Editoriale

Informazioni:
tel. 06/916508451

http://chiostrodelbramante.it/

http://www.brueghelroma.it/






BRUEGHEL: UN MARCHIO DI FABBRICA

È la prima grande esposizione, realizzata a Roma, della stirpe dei Brueghel.
La mostra, che ho visitato, è al Chiostro del Bramante fino al 2 giugno 2013.
Attivi tra il XVI e il XVII secolo, i Brueghel iniziano la lunga stirpe per mezzo di Pieter il Vecchio (1525 – 1569), che conobbe Bosch. Attraverso la visione disincantata dell’umanità, i Brueghel segnarono la storia dell’arte europea. Pieter Brueghel il Vecchio, pur rifacendosi alle visioni oniriche di Bosch, passò da uno stile ricercato ad uno più interessato alla realtà, soffermandosi soprattutto al paesaggio e al rapporto tra uomo e natura. Ecco quindi, scene di danze contadine e proverbi figurati che illustrano un mondo agreste, dal comico al grottesco e questo insegnamento venne raccolto dai figli Pieter il Giovane (1564 – 1638) e Jan il Vecchio (1568 – 1625). Certamente si coglie una critica graffiante dei vizi, delle follie umane e un particolare giudizio di condanna.
Ma la genealogia prosegue e si ramifica in una complicata rete di relazioni, fino agli undici figli di Jan il Giovane (cinque dei quali pittori).
In pieno ‘600 lo ‘stile Brueghel’ divenne un vero e proprio marchio di qualità.
Questa interessantissima esposizione, prodotta e organizzata da Artemisia Group in collaborazione con Dart Chiostro del Bramante, è un viaggio nell’epoca d’oro della pittura fiamminga. Suddivisa in cinque sezioni che vanno da Pieter Brueghel il Vecchio insieme ad altri artisti fino a Hieronymus Bosh. Si prosegue, nella sezione successiva, con i figli di P. Brueghel il Vecchio, con scene contadine e vita quotidiana. Pieter il Giovane si dedicherà alla fedele riproduzione delle opere paterne. Appare evidente la differenza tra la rappresentazione della realtà nella pittura fiamminga rispetto alla perfezione plastica e ideale del Rinascimento italiano. La terza sezione analizza i rapporti e le differenze tra i membri dei Brueghel con artisti diversi. È la pittura di genere, con esplicito riferimento naturalistico ai fiori e alle visioni simboliche a tenere la ‘scena’ nella quarta sezione. L’ultima sezione, invece, completa gli oltre cento anni di attività della bottega dei Brueghel, prima dell’avvento dei nuovi linguaggi del XVIII secolo.
A conclusione, vorrei dare un modestissimo consiglio per ‘leggere’ l’imperdibile mostra. Soffermarsi sui dipinti di Pieter il Vecchio, di Jan il Giovane e di suo fratello è d’obbligo. Senza, però, tralasciare nulla, sorvolare sulla ripetizione di alcuni quadri, come ad esempio quelli raffiguranti le farfalle (ce ne sono veramente tanti). Infatti, basta vederne due per farsene un’idea (a meno che non si sia particolarmente interessati al tema raffigurato). L’energia risparmiata servirà per rifarsi l’intero percorso e ammirare l’interessante micro/macro cosmo dei Brueghel.
Gustosa visione.

Paolo Cazzella
o della Joie de Vivre






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