I PRERAFFAELLITI ED IL SOGNO ITALIANO
Da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones
Dal 28 febbraio 6 giugno 2010
Ravenna
MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
Oxford – The Ashmolean Museum
Dal 15 settembre al 5 dicembre 2010
Informazioni:
tel. 0544/482017 - 482775
www.museocittà.ra.it
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UNO
SGUARDO RIVOLTO AL PASSATO
Questo invito fu una
sorta di credo per un gruppo di pittori inglesi che nel 1848 si
riunirono in una associazione che si chiamò “the Preraphaellite
Brotherhood” riunita intorno al poeta, pittore e critico d’arte John
Ruskin. Il programma del gruppo aveva molto in comune con analoghi
movimenti artistici europei come i “nazareni” tedeschi, che operarono
per lo più a Roma, ed i “puristi” italiani; aspirazione di questi gruppi
era il tentativo di ricondurre l’arte alla purezza dei “primitivi” e
tali consideravano gli artisti italiani operanti a cavallo tra la fine
del Trecento e la prima metà del Quattrocento. A loro si rifacevano sia
per la dimensione artistica che per quella morale, in quanto la
religiosità ed il misticismo medioevale erano contrapposti all’edonismo
paganeggiante del pieno Rinascimento.
I Preraffaelliti si caratterizzarono anche per problematiche di
carattere sociale reagendo alle concezioni positivistiche della loro
epoca ed al capitalismo rampante, rimpiangendo il lavoro artigianale e
manuale in netto contrasto con la produzione in serie che si stava
sviluppando e tendendo a far penetrare l’arte nel vivo della società
mescolandola alla vita pratica. I Preraffaelliti più noti furono Dante
Gabriel Rossetti, di origine italiane, John Everett Millais, William
Holman Hunt, Ford Maddox Brown, Edward Burne-Jones; in loro si
manifesta, in varia misura, l’ispirazione dalla pittura italiana del
Primo Quattrocento con i suoi colori tersi e le linee nette e preziose.
Queste loro caratteristiche non furono all’inizio valutate positivamente
dai critici e dal pubblico che non apprezzavano, in contrasto con
l’allora imperante pittura accademica, la vibrante religiosità, i colori
chiari e brillanti, la minuziosa resa dei particolari ma poi si
affermarono nel gusto della borghesia inglese e come canone estetico
durarono per anni anche se in seguito i buoni sentimenti finirono, nei
tardi epigoni, in un facile patetismo. Nume protettore e ispiratore dei
Preraffaelliti fu John Ruskin che gettò le basi su cui si mosse
l’ispirazione degli artisti, a sua volte fu pittore, scrittore,
infaticabile viaggiatore; innamorato dell’Italia e della sua arte fu
molto sensibile al fascino della poesia di Dante che fornì molti spunti
per i dipinti dei Preraffaelliti. Il Ruskin spinse inoltre molti giovani
artisti a recarsi in Italia per riprendere sia il paesaggio naturale,
così diverso da quello inglese, che le opere d’arte di ogni genere quasi
per fermare il tempo nel timore che il progresso recasse danni
irreparabili. Da parte sua dipinse varie serie di acquarelli che
riproducevano quanto da lui ammirato nei suoi viaggi in Italia.
L’intenso rapporto tra i Preraffaelliti ed i pittori italiani del primo
Quattrocento viene significativamente esposto in una mostra che si terrà
a Ravenna ed in autunno ad Oxford. La mostra contiene oltre
centocinquanta opere che ripercorrono la pur breve storia della
“Brotherhood” ed illustra il rapporto, quasi amoroso, che legò gli
artisti ai loro colleghi italiani di quattro secoli prima. Dei
“primitivi” sono esposte una quindicina di opere tra cui due tempere su
tavola del Beato Angelico, un olio su tavola del Perugino e due tavole
di Taddeo di Bartolo; il resto delle opere in mostra, oli, acquarelli,
acqueforti, incisioni, è suddiviso in varie sezioni che esaminano
l’attività degli artisti e i vari momenti in cui si è articolata la loro
opera. Si passa dallo studio dell’influenza che ebbe sui Preraffaelliti
la letteratura medioevale italiana, in specie la Divina Commedia, per
esaminare poi il rapporto con artisti italiani operanti tra la seconda
metà del Trecento e la metà del secolo successivo, per ammirare i tanti
acquarelli del Ruskin e giungere infine a dipinti di Nino Costa, pittore
garibaldino romano, che in una parte della sua vita artistica fu legato
ad un movimento chiamato Scuola Etrusca affine ai Preraffaelliti.
Conclude la rassegna un nutrito nucleo di opere, di varia tecnica, di
Edward Burne-Jones, forse il più noto del movimento, che a Roma ha
lasciato una sua splendida opera, un vasto ciclo di mosaici che ornano
la chiesa Anglicana di San Paolo a via Nazionale.
La mostra ha il merito di riscoprire in un panorama ottocentesco
dominato dalla pittura francese, un gruppo di artisti poco noti fuori
dell’Inghilterra rivalutandoli ed inserendoli nel loro contesto
artistico e storico.
La mostra è stato organizzata in concorso tra il Museo d’Arte della
città di Ravenna e l’Ashmolean Museum di Oxford e finanziata dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Roberto Filippi
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