MICHELLE
ROGERS
On Earth as it is in Heaven
(Come in cielo così in terra)
Dal 24 settembre al
7 novembre 2009
Roma
Aequalis
via Margutta 47
Tel. 06/83393435
Michelle Rogers, Lampedusa, 2005
cm. 175x295, olio su tela
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ON EARTH AS IT IS IN HEAVEN Michelle Rogers, irlandese
purosangue, figlia di una terra dove magìa e crudo
realismo sincontrano lungo una tradizione, storia e
leggenda, che fa di queste genti sognatrici e
rivoluzionarie unanima grande e solare (pur nelle
nebbie umide del nord), Michelle Rogers dicevo, ci
racconta la sua storia con la forza e lintensità
che travalica dal realismo più esplicito ad una sorta di
espressionismo che fa della materia pittorica una specie
di campo di battaglia dilaniato dalla rabbia e dalla pena
di intere generazioni.
In GOWNA Il ritorna ai precordi infantili
immergendosi nel cuore verde e lacustre di una Irlanda
che è la terra e lacqua che contiene i nostri
sogni, per Michelle come per ognuno di noi,è il cuore
della terra a cui vogliamo tornare. In THE
LAKE la nebbia e lacqua si fondono in una
sorta di diafano specchio che riflette tra luci e
trasparenze il gelo di una nordica solitudine, uno spazio
dilatato e intessuto col filo duna desolata
nostalgia. Ma altrove la pittrice, cuore forte e generoso
dIrlanda, cerca in giro per il mondo il senso di
una umanità, perseguitata, travagliata, disperata, che
è sua e nostra: eredità amara che è di sempre e di
tutti. Così in LAMPEDUSA la barca stracolma
di clandestini è denuncia crudele di una ferita eterna
che torna a lacerarsi qui e altrove: irlandesi e italiani
dantiche migrazioni o nordafricani di oggi. La
maniera essenziale e forte di questa pittura fa molto
pensare alle genti del nostro sud che dipinsero Ernesto
Treccani o Carlo Levi.
ENNISKILLEN è un enorme sudario (ritornano
le nebbie del nord) che imprigiona fantasmi e urla nel
gelo dei bianchi e lungo un orizzonte (ghiacci? Città?
Rocce?) di terre misteriose.
Infine in ON EARTH AS IT IS IN HEAVEN, che è
poi il titolo dellesposizione, una città
allucinata di bianchi tetri e di finestre come vuote
occhiaie è testimonianza apocalittica di una umanità
sconfitta, estinta se non nelle labili tracce di una
barca che attraversa,solitario Caronte, un fiume
infernale di rovine e silenzi.
La Rogers usa una maniera forte e spiccia: sono òli ma
non hanno nulla del brillante pigmento grasso, anzi la
materia è arida e distesa per larghe spatolate su
polittici di tele raccostate come un mosaico; il racconto
ha respiro vasto che non indugia sul dettaglio ma corre
alla totalità dellinsieme con lurgenza del
grande affresco.
Luigi
M. Bruno
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